Paolo Russo per “la Stampa”
Il Covid? «Cambiamogli nome perché non ha più nulla a che vedere con quello di Wuhan che sparse così tanto dolore». I ricoveri in aumento «Solo il 20% sono veramente per Covid». E poi via l'isolamento dei positivi asintomatici «che tra poche settimane rischia di riportarci in lockdown con 2-3 milioni di italiani rinchiusi in casa». Su come gestire l'«ondata estiva» l'infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha le idee chiare. A cominciare da come cambiare l'approccio semantico alla pandemia.
Cambiare nome al Sars Cov-2 è un modo per esorcizzare la paura?
«È una provocazione. Però paragonare Omicron 5 di oggi con il virus di Wuhan che ha fatto così tanti morti per me è come mancare di rispetto a chi quel dramma lo ha vissuto in prima persona. Qui continuiamo a parlare di picchi, ondate, ma i pazienti non sono numeri: il quadro clinico dei positivi di oggi non ha nulla a che vedere con quello delle drammatiche prime ondate. Vuoi perché Omicron è meno patogena, vuoi perché siamo ormai tutti immunizzati dal vaccino o dalla malattia, ma è così. Io da sei mesi non vedo più quelle polmoniti gravi che mi hanno tolto anni di vita quando ho dovuto cercare di salvare uomini e donne che boccheggiavano».
Provocazione per provocazione come lo chiamerebbe ora?
«Leverei dal Sars almeno quella S iniziale di "Severe" e lo chiamerei Ars-22. Questo non è un virus che ha perso la sua forza. È proprio diverso».
Però come la mettiamo con i ricoveri in aumento?
«Prima di tutto c'è una buona fetta che entra in ospedale per altri problemi e si scopre positiva al tampone di ingresso senza avere sintomi. Poi ci sono gli anziani, che magari sono soli a casa e pur avendo sintomi lievi si spaventano e arrivano qui per essere parcheggiati in quei lazzaretti che sono i reparti Covid. La terza categoria è quella degli immunodepressi, che sono positivi magari da settimane ma vengono in ospedale per fare altre terapie. Alla fine i ricoverati veramente per Covid saranno il 20%».
C'è chi punta l'indice contro l'eccesso di tamponi
«Siamo il Paese al mondo che ne fa di più. Ma un test clinico deve essere interpretato e gestito da un medico. Invece qui prevale il fai da te anche nelle cure. C'è chi dopo esserselo fatto in casa e aver scoperto di essere positivo con pochi o zero sintomi ha iniziato ad autosomministrarsi il cortisone o gli anticoagulanti. Ieri un paziente asintomatico mi ha chiamato per dirmi che si stava facendo due punture al giorno di eparina sulla pancia. Una follia».
Che ne pensa dell'idea di togliere l'isolamento per i positivi asintomatici?
«Credo sia una buona idea. Oggi abbiamo una situazione paradossale con positivi di serie A, che si fanno il tampone in casa per andarsene poi tranquillamente in giro e quelli di serie B, che per aver fatto il test in farmacia o in ospedale finiscono in isolamento per 7-10 giorni. Dobbiamo dire che se hai la febbre e la tosse stai casa per almeno 5 giorni, come per gli altri virus respiratori, e poi senza tampone esci come fanno gli svizzeri. Liberare gli asintomatici spingerebbe anche tanti positivi non dichiarati ad indossare la Ffp2 almeno nei luoghi chiusi, anziché andarsene in giro senza alcuna protezione per non essere scoperti».
C'è chi dice che così faremmo circolare troppo liberamente il virus, favorendone nuove e forse più pericolose mutazioni
«Ma viviamo in un mondo globalizzato. Siamo tornati ad essere un magnifico Paese ospitale e tutte queste restrizioni non hanno senso quando chi viene da fuori le ha già abrogate. E guardi che se continuiamo così nelle prossime settimane ci troviamo come in lockdown con 2-3 milioni di italiani isolati a casa».
E le mascherine nei luoghi di lavoro le toglierebbe?
«Leverei l'obbligo ma le raccomanderei fortemente».
In attesa dei vaccini aggiornati su Omicron non crede che potremmo usare meglio monoclonali e antivirali?
«Sicuramente. Quando dissi che i medici di famiglia non erano pronti a gestire un farmaco con così tante interazioni e controindicazioni come l'antivirale Paxlovid avevo ragione, visto che oggi viene prescritto meno di prima. Basterebbe che i medici di famiglia si raccordassero con gli specialisti lasciando poi il cittadino libero di acquistarli in farmacia. Il monoclonale Evusheld, l'unico efficace a scopo preventivo, lo somministrerei invece a tutti gli immunodepressi».
E cosa suggerirebbe ai no vax che sui muri dello Spallanzani hanno dato degli assassini a medici e infermieri?
«Qualora sappiano leggere di sfogliare l'ultimo numero di Lancet, dove è documentato che solo nel 2021 i vaccini hanno salvato 20 milioni di vite».