alain de benoist

“DESTRA E SINISTRA HANNO PERSO IMPORTANZA, ORA L’OPPOSIZIONE È TRA LE ÉLITE ECONOMICHE E IL POPOLO” - IL FILOSOFO FRANCESE ALAIN DE BENOIST, NEO-GURU DEI SOVRANISTI, OSPITE DEL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, PUNTA L’INDICE CONTRO GLI STATI UNITI: “VIVIAMO LA TIRANNIA DELLE MINORANZE RUMOROSE. L’OBIETTIVO DI TALE EGEMONIA, ESPORTATA DAGLI STATI UNITI, È UNIFORMARE LE DOTTRINE. FARCI DIRE FELICEMENTE: ‘SIAMO TUTTI UGUALI’ ANZI, ‘SIAMO TUTTI IDENTICI’. INSTILLARE L'IDEA CHE LE DIFFERENZE DI GENERE, DI RELIGIONE, DI PENSIERO VADANO COMBATTUTE. INVECE LA RICCHEZZA DELLE DIVERSE IDENTITÀ È VITA. LE DIFFERENZE CULTURALI SONO FONDAMENTALI PER ALIMENTARE IL DIALOGO”

1. ALAIN DE BENOIST

Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per "La Stampa"

 

ALAIN DE BENOIST

L'Europa è debole, vittima dell'ideologia della globalizzazione che tutto confonde rendendo indistinte le identità. La destra si propone di ricostituire quelle identità «che hanno attraversato momenti bui ma hanno anche avuto secoli luminosi». Così il filosofo francese Alain de Benoist traccia il solco su cui dovrebbe muoversi l'azione degli intellettuali e dei governi conservatori.

 

In collegamento a sorpresa con il Salone del libro di Torino, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano benedice il filosofo della destra radicale francese mettendo l'imprimatur al suo pensiero: «A chi ha storto il naso sulla presenza di de Benoist al Salone - dice il ministro - rispondo che le sue idee sono accettate e confrontate, svolte in maniera critica in tutta una vasta filosofia contemporanea». […]

 

FRANCESCO GIUBILEI GENNARO SANGIULIANO

La platea che ascolta de Benoist è molto interessante. Giovani militanti di Fratelli d'Italia ma soprattutto reduci della destra estrema già fascista […] si rivede Mario Borghezio, leghista ma soprattutto militante dei movimenti dell'estrema destra xenofoba europea. […] la sala è plasticamente divisa in due: i giovani, privi di complessi nei confronti della storia della destra radicale italiana, e i reduci, da decenni portatori di una cultura minoritaria.

 

«C'è una crisi identitaria in Occidente - sostiene il filosofo francese - la globalizzazione ci toglie punti di riferimento. Per questo dobbiamo difendere l'identità. La nostra identità. Diverse identità. Ciascuno può scegliere. Se sono un cattolico convinto sono disposto ad accettare l'arrivo di un immigrato cattolico. Se invece tengo alle etnie sono più disposto ad accettare un norvegese, anche se ateo».

 

ALAIN DE BENOIST

[…] de Benoist ha in più occasioni attaccato gli Stati Uniti definendoli addirittura in un libro «Il nemico principale». E nella sua battaglia ha finito per abbracciare la predicazione putiniana scrivendo lo scorso anno un libro a quattro mani con Alexander Dugin, l'ideologo […] del Cremlino. […] Con queste premesse era quasi obbligatorio per Sangiuliano precisare: «Su una cosa non sono d'accordo con de Benoist, io sono pro Ucraina». Un passaggio fugace e poco articolato, quasi da tifo calcistico. De Benoist risponde con benevola comprensione: «Mi rendo conto che il suo compito di ministro è difficile».

 

aleksandr dugin

[…] C'è spazio anche per una rampogna del ministro della Cultura ai giornalisti: «Professor de Benoist è bellissima quella sua immagine dei giornalisti poliziotti che vogliono importi la loro visione e sono pronti a processarti appena provi ad esprimere un'idea un tantino diversa». […]

 

2. «NON CI SALVERÀ LA DESTRA E NON CI SALVERÀ LA SINISTRA A SALVARE L’OCCIDENTE SARÀ LA FORZA DELL’IDENTITÀ»

Estratto dell’articolo di Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

[…] forse la lectio di De Benoist era intellettualmente troppo alta per certa sinistra. I ragazzi d’ultima generazione bisogna capirli. Se non sono venuti, delle due l’una. O come Zerocalcare nemmeno sapevano chi fosse Alain de Benoist, oppure ieri avevano il pranzo domenicale con mamma e papà.

ALAIN DE BENOIST

 

[…] Alain de Benoist: cosa è successo ai vecchi paradigmi politici «destra» e «sinistra»?

«Che in Francia come in Italia, in modi e tempi differenti, hanno perso sempre più di importanza e sono stati sostituiti, come si vede benissimo oggi, da una categoria verticale.

Ora l’opposizione è tra alto e basso: le élite economiche sopra, il popolo sotto. In Francia Macron e Le Pen da un bel pezzo non parlano a elettori di destra o di sinistra, ma all’alta borghesia e al peuple».

 

Il suo nuovo libro, «La scomparsa dell’identità» (Giubilei Regnani), offre alcuni punti di orientamento in un mondo con sempre meno valori. Cos’è l’Identità?

«L’Identità è quella cosa, insieme semplice e complessa, che ci fa vivere e senza la quale non possiamo neppure domandarci da dove veniamo e dove andiamo. L’Identità è quella che tiene insieme chi si capisce e allontana chi non si capisce. E fa sì che la cultura non sparisca. È la celebrazione della personalità di un individuo e di una collettività.

 

putin zelensky

Dobbiamo difendere le Identità: quella francese, italiana, spagnola... Le identità sono diverse per lingua, cultura, sesso, credo religioso, filosofico, appartenenza nazionale... e spesso non si armonizzano fra di loro. Ma la cosa non ci deve spaventare. È da lì che nasce il confronto.

 

Qual è il rapporto fra identità e identitarismo?

«L’identità è qualcosa di concreto che rafforza e tutela la tua storia e la tradizione.

L’identitarismo è qualcosa di artificiale, una miscela tra decostruzione e confusione in cui attecchiscono la cultura Woke, le teorie “indigeniste” e “decoloniali”, dove il femminismo da strumento di emancipazione delle donne si trasforma in una teoria del gender indifferenziato. Ma mentre l’identitarismo si allarga, l’identità è in crisi».

ALAIN DE BENOIST

 

Conseguenze?

«Gli psicologi e i reparti psichiatrici vedono aumentare ogni giorno il numero di pazienti che hanno perso la loro identità, che si sentono confusi, che hanno smarrito i propri punti di riferimento. Le frontiere e i limiti si dissolvono, i legami famigliari e sociali sono sempre più fragili. E così l’identità individuale e collettiva si indebolisce. È uno degli effetti della globalizzazione e della Postmodernità. Tanto malessere e tante ansie che vediamo in giro nascono qui».

LA COPERTINA DI THE SPECTATOR SULLE ELITE WOKE

 

Chi ha causato la crisi dell’identità europea e occidentale?

«L’Occidente stesso. L’Occidente ha negato progressivamente le differenze fra le persone e i popoli. A disgregare l’Identità sono state le ideologie arrivate dagli Stati Uniti.

Che tendono ad azzerare qualsiasi senso di appartenenza. […]».

 

Si parla molto di nuove egemonie. Qualcuno dice che la più pericolosa non sia quella di sinistra o quella di destra. Ma sia l’egemonia del pensiero unico, del politicamente corretto, della «cancel culture».

«Sì, è così. È la tirannia delle minoranze rumorose. E qual è l’obiettivo di tale egemonia, esportata dagli Stati Uniti e che pervade il mondo anglosassone? Uniformare le dottrine e i credo. Farci dire felice mente: "Siamo tutti uguali!" Anzi, "Siamo tutti identici". Instillare l'idea che le differenze di genere, di religione, di pensiero vadano tutte combattute.

cancel culture 2

Invece è vero il contrario: la ricchezza delle diverse Identità è vita. Le differenze culturali sono fondamentali per alimentare il dialogo. E anche il confronto politico».

 

Ecco, la politica. La accusano di essere putiniano.

«"Putiniano"? Non so nemmeno cosa significhi. Non sono zelenskiano, semmai. L'unica cosa che so è che era l'Europa che doveva mediare per evitare la guerra devastatrice, e invece non l'ha fatto»,

 

Il prossimo anno si voterà per l'Europa. Un rafforzamento dell'area conservatrice potrà rilanciare la questione identitaria?

cancel culture 1

«Forse sì. […] Molti dicono che il nostro passato di europei e occidentali sia qualcosa di criminale da condannare. Ci chiedono di continuo di fare un mea culpa. Ma tutti i popoli nella storia delle civiltà hanno avuto momenti luminosi e momenti oscuri. Pericle dice: "Abbiamo fatto grandi cose nel bene e nel male". Ecco: c'è stato il bene e il male, ma intanto quelle grandi cose sono state fatte. Il Passato non va guardato con vergogna o compassione, ma con un sentimento di amicizia. Come qualcosa di prezioso da proteggere e tenere vivo. Si trasmette il fuoco, non le ceneri. […]».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”