processo mollicone

“DEVI DIRE LA VERITÀ” – DOPO LA SENTENZA SULL’OMICIDIO MOLLICONE CHE HA VISTO ASSOLTI TUTTI GLI IMPUTATI, MARIA TUZI, FIGLIA DI SANTINO, IL CARABINIERE MORTO SUICIDA, INSEGUE IL BRIGADIERE SUPRANO, ASSOLTO DALL’ACCUSA DI FAVOREGGIAMENTO – QUALCUNO LE DICE: “NON È UN CIRCO”. E LEI REPLICA: “CERTO, NON È UN CIRCO! VORREI VEDERE VOI AL POSTO NOSTRO” – IL DNA, LA PORTA, IL MOVENTE: ECCO I PUNTI DEBOLI DELL’ACCUSA CHE HANNO PORTATO AD ASSOLVERE I MOTTOLA E GLI ALTRI IMPUTATI – VIDEO 

 

 

1. PROCESSO MOLLICONE, LA FIGLIA DEL CARABINIERE SUICIDA INSEGUE IL BRIGADIERE ASSOLTO

Da www.corriere.it

 

Maria Tuzi processo Mollicone

Maria Tuzi, figlia di Santino, il carabiniere morto suicida, insegue il brigadiere Suprano, assolto dall’accusa di favoreggiamento, dopo la sentenza sull’omicidio Mollicone che ha visto assolti tutti gli imputati dal maresciallo Franco Mottola al figlio Marco e alla moglie.

 

Qualcuno le dice: «Non è un circo». E lei replica. «Certo, non è un circo! Vorrei vedere voi al posto nostro. Dovete dire la verità».

 

 

 

2. PERCHÉ I MOTTOLA E GLI ALTRI IMPUTATI SONO STATI ASSOLTI

Fulvio Fiano per il www.corriere.it

 

Maria Tuzi processo Mollicone 2

In attesa delle motivazioni della Corte d’Assise di Cassino che verranno depositate tra 90 giorni, si può provare a ipotizzare, riprendendo i punti cardine della difesa, il ragionamento seguito dai giudici nel decidere l’assoluzione dei tre imputati per l’omicidio di Serena Mollicone, il maresciallo Franco Mottola, suo figlio Marco e la moglie Anna Maria «per non aver commesso il fatto» e quella del vice maresciallo Vincenzo Quatrale (concorso esterno) e dell’appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento) «perché il fatto non sussiste». E capire perché la presunta colpevolezza non sarebbe dimostrata «oltre ogni ragionevole dubbio».

 

Il dna mancante

Maria Tuzi processo Mollicone 3

La prova che più di ogni altra manca è quella che consente di legare i presunti assassini alla vittima. Sul corpo di Serena, sul nastro adesivo che la imbavagliava, sulla porta contro la quale, secondo l’accusa, sarebbe stato sbattuto il suo capo non ci sono tracce biologiche degli imputati.

 

Come spiegato dal generale Luciano Garofano, ex comandante dei carabinieri del Ris e consulente delle parti civili, la mancanza di impronte potrebbe essere la prova che siano state cancellate. Ma è anche vero che sul nastro un’impronta digitale c’è, non è dei Mottola e non è mai stata attribuita a nessun altro. Secondo il criminologo Carmelo Lavorino, coordinatore del pool difensivo, sarebbe quella del vero assassino.

 

I frammenti di legno

SERENA MOLLICONE

La riapertura delle indagini e il rinvio a giudizio degli imputati è stato possibile grazie a una consulenza scientifica sofisticatissima affidata al Ris dei carabinieri e alla dottoressa Cristina Cattaneo, direttrice del laboratorio di anatomopatologia forense Labanof di Milano. La frattura cranica di Serena è dovuta, dice lo studio, all’impatto con una superfice liscia e la lesione nella porta è perfettamente compatibile con la forma della testa della ragazza nel punto di urto.

 

Gli esperimenti condotti hanno rilevato la presenza di 25 frammenti sub-millimetri di legno nei capelli di Serena, compatibili per tipo di materiale con quelli della porta della caserma.

 

La contro perizia della difesa ha fatto emergere dei punti che confuterebbero questa certezza, perché è vero che la ripetizione dell’esperimento dell’impatto del cranio di Serena ricostruito in 3D contro una porta dello stesso materiale di quella sequestrata produce sempre una quantità simile di frammenti, ma la loro distribuzione andrebbe rilevata su una superficie più ampia di quella della tempia della 18enne.

 

SERENA MOLLICONE

Senza contare che analoghi frammenti sarebbero presenti sulla parte esterna del nastro che ne avvolgeva il capo, dunque, in ipotesi, provenienti da una fonte diversa. Quanto alla frattura cranica, sarebbe dovuta ad altro oggetto contundente, mentre il buco nella porta sarebbe dovuto a un pugno dei Mottola durante una lite padre-figlio.

 

Il movente incerto

La spiegazione del perché Serena sarebbe stata aggredita da Marco Mottola in caserma non è stata mai accertata con nettezza. «Solo lei potrebbe dircelo», ha ammesso la procura nella sua requisitoria, escludendo comunque le ragioni passionali («fra i due non c’era nessun legame») e facendola discendere in modo logico dalla lite che vittima e presunto assassino avrebbero avuto poco prima in auto, durante il passaggio che il figlio del maresciallo avrebbe dato a Serena di ritorno da Sora la mattina dell’1 giugno.

 

FUNERALI DI SERENA MOLLICONE NEL 2001

L’ipotesi più accreditata è quella sempre sostenuta dal padre di Serena, Guglielmo, secondo il quale la figlia voleva denunciare Marco per la sua attività di spaccio, tanto da avere anche col maresciallo Mottola una discussione in piazza nei giorni precedenti, ma perché — hanno obiettato le difese — Serena avrebbe dovuto denunciare Marco proprio ai carabinieri di Arce rientrando in caserma?

 

Per la procura Serena sarebbe finita involontariamente in trappola entrando in caserma per prendere i libri di scuola che aveva lasciato nel veicolo. I libri non sono stati mai trovati ma sulle motivazioni della ragazza non si possono avere conferme.

 

Depistaggi o sciatteria?

Le tante e concordanti azioni sospette con cui Mottola padre avrebbe sviato le indagini, nascosto prove e alterato testimonianze non sono formalmente parte del capo di imputazione ma ne sono il necessario corredo per dimostrare che il maresciallo, esercitando nel proprio interesse la sua funzione, abbia coperto sé stesso e il figlio rispetto a quanto commesso.

 

serena mollicone 8

Il principale elemento di cui si è dibattuto in aula è l’ordine di servizio di quell’1 giugno in base al quale il comandante, così come Suprano e Quatrale, non sarebbero stati presenti in caserma quella mattina. La procura ha misurato le distanze che la pattuglia avrebbe percorso in relazione ai servizi svolti e sono emerse molte incongruenze. Non di falso si è trattato secondo gli imputati ma di sciatteria. La stessa che avrebbe caratterizzato il resto delle indagini di Mottola.

 

A partire dall’ «equivoco» sulla segnalazione dell’auto da cercare, non la Autobianchi Y10 bianca del figlio vista dai testimoni con Serena a bordo fuori a un bar ma una Lancia Y rossa. Anche in questo caso per i giudici si tratta di interpretazioni da compiere.

 

I testimoni reticenti

serena mollicone 9

Quattro secondo i pm hanno mentito, tanto da rinviare gli atti della loro deposizione in aula alla valutazione dei giudici per indagarli. Tra loro l’amico che ha fornito un alibi a Marco Mottola, il vice sindaco di Arce dell’epoca, l’amante del brigadiere Tuzi. Molti altri sono apparsi reticenti, ondivaghi, smemorati. Con ognuno di loro gli imputati avrebbero avuto secondo l’accusa un legame non solo di conoscenza ma quasi di ricatto, senza che sia stato però possibile dimostrarlo.

 

 

Il caso Tuzi

serena mollicone 4

«Mio padre ha avuto il coraggio di rompere il muro di omertà, altri continuano a tacere», ripeteva anche ieri Maria Tuzi, figlia del brigadiere morto suicida dopo aver rivelato, a sette anni di distanza, l’ingresso di Serena in caserma. La sua morte aveva inizialmente destato il sospetto di un omicidio per un proiettile mancante dalla sua pistola, una posizione innaturale del cadavere in auto e per le bugie dette da Anna Maria Torriero, con cui aveva una relazione, la quale ha sostenuto l’esistenza di una telefonata disperata del carabiniere dopo che lei lo aveva lasciato.

 

Di questa telefonata non c’è traccia ma le motivazioni intime di Tuzi restano di fatto imperscrutabili. La sua testimonianza, oltre a non poter essere verificata in aula data la sua morte, è incompleta - e quindi attaccabile - perché il suicidio è avvenuto prima di completare il suo interrogatorio e perché lui stesso si era in parte rimangiato quanto detto, prima di confermarlo di nuovo. Di fatto però le verifiche dal suo punto di osservazione in caserma e i riscontri sulla borsetta mai trovata di Serena sembrano accreditare la sua sincerità.

 

I misteri del telefono

serena mollicone 3

Scomparso e poi riapparso a distanza di giorni in casa di suo padre, il cellulare della 18enne non ha impronte, il registro delle chiamate è stato cancellato e nella rubrica è comparso un «666» numero del diavolo. Chi lo ha rimesso nel cassetto della sua stanza voleva associare forse Serena ad ambienti pericolosi o provare a incastrare Guglielmo, prelevato durante la veglia funebre e tenuto in caserma 3 ore per il verbale di ritrovamento. «È stato Mottola a metterlo lì durante una finta perquisizione», ha sempre sostenuto il papà di Serena, ma anche su questo non ci sono riscontri inoppugnabili. Così come il maresciallo ha portato alla corte elementi per dire che non dipese da lui la scelta di trattenere Guglielmo.

 

Il ruolo dei coimputati

«Tra me e Mottola non c’era amicizia e come carabiniere non ne avevo stima», ha detto a voce ferma in aula il vice maresciallo Quatrale. Secondo l’accusa anche lui era presente in caserma e dal suo ufficio non avrebbe potuto non sentire il trambusto del delitto al piano di sopra.

 

serena mollicone 2

Fatto salvo il discorso già fatto per l’ordine di servizio che si presume falso, per quale motivo, è l’interrogativo sollevato dalle difese, Quatrale avrebbe dovuto obbedire al suo superiore su un omicidio avvenuto in caserma, coprendolo, omettendo di denunciarlo e mentendo sempre in questi anni senza mai averne un ritorno economico o di carriera? Quanto al suicidio di Tuzi, contro Quatrale c’è una intercettazione in cui lo invita a valutare bene le conseguenze della sua denuncia.

 

Lo stesso Quatrale si era offerto di indagare su di lui per valutarne l’attendibilità e nell’interpretazione del tono di quelle parole potrebbe nascondersi un altro punto a favore della difesa. Discorso in parte simile per Suprano, che si sarebbe prestato a nascondere la porta del delitto sostituendola con una del suo appartamento sfitto Come poteva sapere che era una prova d nascondere? E non sarebbe stato più facile distruggerla?

 

 

 

 

Articoli correlati

FLASH! - I GIUDICI DI CASSINO HANNO ASSOLTO FRANCO MOTTOLA, IL FIGLIO MARCO E GLI ALTRI TRE IMPUTATI

VERGOGNA, ASSASSINI, COME FATE A DORMIRE STANOTTE?- CASO MOLLICONE, ASSOLTI GLI IMPUTATI, PANDEMONIO

Ultimi Dagoreport

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?