carlo petrini

“LA DITTATURA SANITARIA E’ SUBIRE IL COVID E VEDERE I NOSTRI OSPEDALI AL COLLASSO, NON IL GREEN PASS” - CARLO PETRINI: “NON MI TROVO IN SINTONIA CON PERSONE CHE PURE STIMO COME BARBERO O CACCIARI. LA TRANSIZIONE ECOLOGICA? CAMBIARE STILI DI VITA NON SIGNIFICA IMPORSI UNA QUARESIMA DI MORTIFICAZIONE MA VIVERE UN PROCESSO DI LIBERAZIONE. IL PROSEK CROATO? ESISTEVA PRIMA DEL PROSECCO ED È UN'ALTRA COSA, NON UNA COPIATURA. SAREI PIÙ PREOCCUPATO, PARLANDO DI PROSECCO, PER LA MONOCOLTURA CHE STA DILAGANDO IN ITALIA E L'USO DI PESTICIDI”

Elisabetta Pagani per “la Stampa”

 

Il pianeta «è quasi a un punto di non ritorno»: il «disastro ambientale» è sotto gli occhi di tutti e le «disuguaglianze crescono come mai prima». Carlo Petrini, però, si mantiene «parzialmente ottimista», assicura intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini nello spazio del Gusto a Cheese, la manifestazione di Slow Food in corso a Bra. E se ci riesce, sottolinea, «è grazie ai giovani, in cui vedo un'energia, una coscienza e una capacità creativa che, quando occuperanno i posti di comando, li porteranno a essere molto più sensibili di noi, che abbiamo fatto troppi danni».

CARLO PETRINI E CHIARA APPENDINO

 

Nel frattempo, incalza il fondatore di Slow Food, «tutti siamo chiamati a contribuire a un cambio di paradigma epocale, che non va vissuto come una quaresima di mortificazione ma come un processo di liberazione. La realtà», sintetizza, «si cambia con gioia, non con il magone».

 

L'attualità è fatta di crisi climatica, ambientale, migratoria, sanitaria. Sul tema Petrini promuove Green Pass e vaccini, prendendo le distanze da Massimo Cacciari e dall'appello firmato da Alessandro Barbero e altri 300 professori, e rimarca la necessità di un'economia che sia cura del territorio e relazione umana: «Quand'è nato Slow Food il nostro antagonista era McDonald's», premette, «oggi sarebbe Amazon. E non parlo di scontro inutile ma di sostanza. Se infatti la grande distribuzione ha messo in crisi i piccoli negozi, oggi Amazon mette in crisi la grande distribuzione. Il risultato? I nostri borghi si sono desertificati».

PETRINI CARLO D'INGHILTERRA

 

E ora che si parla di ripartenza dopo la pandemia, Petrini si augura qualcosa di più ampio, «una rigenerazione». Sul Green Pass c'è molto scontro.

 

Il governo ne estende l'uso per far ripartire il Paese ma c'è chi parla di dittatura sanitaria. Cosa ne pensa?

«Penso che la dittatura sanitaria sia subire il Covid e vedere i nostri ospedali al collasso, non il Green Pass. Penso che il governo abbia fatto bene a tenere il punto e non mi trovo in sintonia con persone che pure stimo come Barbero o Cacciari. Questa malattia ha messo in ginocchio l'economia e la socialità mondiali, un nuovo lockdown sarebbe una ferita anche solo psicologicamente non risanabile».

 

CARLO PETRINI

Un altro capitolo doloroso è quello della crisi climatica. Draghi al Forum mondiale ha lanciato un allarme che suona come una sveglia all'Occidente. A che punto è la notte?

«Siamo a un punto quasi di non ritorno. È un momento storico. La transizione ecologica di oggi è come la rivoluzione industriale: permeerà il nostro modo di vivere per secoli. È una questione che non si può ridurre in maniera tecnocratica come pensa il ministro, bisogna coinvolgere l'intero Paese, le comunità locali.

 

Il messaggio che deve passare è questo: cambiare stili di vita non significa imporsi una quaresima di mortificazione ma vivere un processo di liberazione. Noi italiani pensiamo che la parola "sostenibilità" derivi da sostenere, che significhi questo: "Se tu azienda sei virtuosa, aumenti anche il tuo profitto, ti sostieni meglio". Invece no, deriva da "sustain", il pedale del pianoforte che permette di allungare la nota. I cugini francesi infatti parlano di durabilità, non sostenibilità».

CARLO PETRINI MARTINA E FASSINA

 

I politici fanno abbastanza da questo punto di vista?

«Biden sventola la bandiera della sostenibilità, ma poi si fa interprete di una nuova alleanza politico-militare con maxi investimenti per sottomarini nucleari. Insieme a Gran Bretagna e Australia».

 

Macron si è arrabbiato ma per questioni di affari.

«Processi virtuosi di questa natura hanno bisogno di una governance internazionale, che però non c'è. Se avessimo applicato anche solo una parte di quanto previsto dall'accordo di Parigi non saremmo in questa situazione. I fenomeni Trump e Bolsonaro sono nati dopo Parigi. E hanno deriso una giovane come Greta Thunberg senza capire che dietro di lei c'erano anche i giovani dei loro Paesi. L'Ue si sta muovendo bene ma non basta».

consegne amazon

 

La decrescita felice non è una pia illusione?

«Penso che non si tratti solo di un atteggiamento deflattivo, la decrescita, ma di un cambio di paradigma. L'analisi del greenwashing indica che siamo sulla strada giusta. Anche Amazon, che oggi sarebbe il nostro antagonista come agli esordi lo fu McDonald's, fa pubblicità puntando su sostenibilità e inclusione. Questo tipo di economia mette in crisi i piccoli negozi, che se spariscono fanno morire anche i borghi».

 

Come si affrontano multinazionali che hanno un fatturato maggiore del Pil di interi Paesi?

carlo petrini

«Noi le abbiamo anche aiutate, eh. Penso al regime fiscale di Paesi come l'Irlanda e il Lussemburgo, o anche a realtà che abbiamo in casa nostra. E comunque io penso che possano esistere multinazionali che non si muovono in maniera distruttiva, che pagano il dovuto e realizzano benessere per tutti e non per una persona sola. Agire si può. Una volta l'allora ad di McDonald's Italia mi disse che quando faceva la spesa seguiva le indicazioni di Slow Food. Alla fine, la pratica è meglio della grammatica!».

 

greta thunberg

Perdiamo 23 ettari di terreno al minuto a livello mondiale, il 75% delle terre emerse è alterato dall'azione umana, un milione di specie animali e vegetali è a rischio. L'agroalimentare, fondamentale per il nostro Paese, ha un impatto importante da questo punto di vista. Come deve agire la politica?

«Il nostro patrimonio merita di essere accudito. La società civile lo ha capito e sta facendo passi avanti, non ancora sufficientemente riconosciuti dalla politica. Dobbiamo muoverci pensando che il dazio che ci toccherà pagare sarà enormemente grande. L'obiettivo, per uscire dalla pandemia e non solo, è puntare a una rigenerazione».

prosek 4

 

A proposito di tutela, cosa pensa della polemica Prosek-Prosecco?

«Non farei battaglia perché il Prosek esisteva prima del Prosecco ed è un'altra cosa, non una copiatura. Sarei più preoccupato, parlando di Prosecco, per la monocoltura che sta dilagando in Italia e l'uso di pesticidi. Un tema di cui, come avete scritto recentemente, le comunità locali si stanno interessando. Quando un prodotto funziona bisogna stare attenti e avere il governo del limite. Se lo superi, perdi in identità e biodiversità».

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO