pietrostefani mario calabresi

“GIORGIO PIETROSTEFANI MI PROVOCAVA MOLTO DISAGIO. LO RICORDO AI PROCESSI, LA FACCIA DURA, SENZA EMOZIONI, UN OGGETTO MISTERIOSO, SEMBRAVA FATTO DI PIETRA” - MARIO CALABRESI E IL RICORDO DELL’EX LOTTA CONTINUA ARRESTATO OGGI A PARIGI E CONDANNATO PER AVER ORGANIZZATO L’OMICIDIO DEL PADRE: “NON RILASCIAVA DICHIARAZIONI ALLA STAMPA, SFUGGIVA I MICROFONI E...” - GLI EQUIVOCI DELLA “DOTTRINA MITTERAND” E LA VITA DEGLI EX TERRORISTI ITALIANI A PARIGI

Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

 

Giorgio Pietrostefani

L’arresto dei sette ex estremisti rossi condannati per omicidi e atti di terrorismo in Italia e riparati in Francia è, forse, la vera fine di un grande equivoco determinato da quella che fu chiamata la “dottrina Mitterrand”, il riconoscimento del diritto di asilo anche a ex terroristi, a certe condizioni.

 

mario calabresi

A Rennes nel 1985, al Palais des Sport, le président la enunciò per la prima volta, spiegando anche chi ne avrebbe beneficiato: «I rifugiati italiani che hanno preso parte in azioni terroristiche prima del 1981, hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese (...) Ho detto al governo italiano che erano al sicuro da qualsiasi sanzione di estradizione».

 

Torneremo poi su chi fosse il governo italiano allora, intanto bisogna dire che si aprì subito una discussione infinita, che andò molto oltre gli anni ottanta, su quanto estensiva dovesse essere l’interpretazione e l’applicazione della “dottrina”: che Mitterrand enunciò in forme orali, anzi con varie formulazioni, e con capi di governo, ma lasciandola sempre un po’ nel vago. Forse deliberatamente.

ovidio bompressi giorgio pietrostefani

 

Inizialmente pensata solo per chi non avesse condanne per reati di sangue, quella che prevalse fu poi una linea massimamente estesa, quasi sfacciatamente celebrativa, che arrivò a giustificare la presenza, sul suolo francese, anche di gente (soprattutto ex terroristi italiani) che aveva commesso diversi omicidi – una equivoca magnanimità che Mitterrand non dimostrò mai, né lui né i successori, contro il terrorismo francese di Action Directe, per esempio, i cui capi finirono in galera con pene durissime, sebbene l’estensione e la portata del fenomeno in Francia non sia stata minimamente paragonabile agli anni di piombo in Italia.

 

Giorgio Pietrostefani adriano sofri

Per dire, quando Cesare Battisti – il terrorista dei Proletari armati per il Comunismo, condannato per quattro omicidi, a due dei quali aveva partecipato direttamente – riparò in Francia, e poi scappò dalla Francia nel Brasile di Lula, nacque a Parigi (e in Italia) una mobilitazione intellettuale che ne faceva una specie di eroe romantico perseguitato da un regime (la descrizione dell’Italia degli anni settanta come una specie di Cile di Pinochet), e processato senza garanzie. Si rispolverarono fisarmoniche. Si cantò “Addio Lugano bella”. Si potevano di nuovo fare le fiaccolate al chiaro di luna. La cosa ovviamente lasciava sgomenti e amareggiati i familiari delle vittime del terrorismo, di solito le ultime a essere prese in considerazione, ma anche tantissime persone a sinistra. Fatto è che già il primo ministro Raffarin decise di restituire all’Italia l’ex brigatista Paolo Persichetti, nel 2002. La vicenda di Battisti infiammò però l’opinione pubblica francese assai di più di quella di Persichetti, o di Marina Petrella (brigatista anche lei, tra gli arrestati odierni). E vennero fuori alcuni atteggiamenti e tic a dir poco irritanti, tra gli intellò parigini, e tra alcuni italiani.

Giorgio Pietrostefani

 

Almeno di tre tipi. Lo storico Marc Lazar li descrisse così a La Stampa: «Alcuni intellettuali - rappresentati dalla figura di una grande scrittrice, Fred Vargas - sono convinti in buona fede che il caso Battisti sia un nuovo caso Dreyfus, il caso di un uomo ingiustamente perseguitato.

 

MITTERAND 3

C'è poi una seconda area - diciamo guidata da Bernard Henry Lévy - che non entra nel merito della colpevolezza di Battisti, si limita a proporre un'interpretazione estensiva della dottrina Mitterrand, che amplia il diritto d'asilo a tutti gli ex terroristi. Infine una terza schiera di scrittori ha l'idea che negli anni settanta in Italia ci fosse una guerra civile, e Battisti fa parte di una lunga fila di vittime di questa guerra. È l'idea che sostiene, per esempio, Philippe Sollers».

LUIGI BERGAMIN CESARE BATTISTI

 

Mitterrand, sostennero allora gli avvocati di Battisti, aveva incluso anche il caso di Battisti tra quelli protetti dalla “dottrina”, e lo comunicò a Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio. Come che sia, adesso questo groviglio, giuridico e morale, si ripropone.

 

Giorgio Pietrostefani - Omicidio Luigi Calabresi

Probabilmente il caso che farà più discutere, per la densità e la risonanza storica italiana del crimine a cui è legato, è quello di Giorgio Pietrostefani, uno dei fondatori di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’assassinio del commissario Luigi Calabresi (Ovidio Bompressi e Leonardo Marino furono gli autori materiali, Pietrostefani e Adriano Sofri furono condannati come mandanti).

 

Prima della sentenza della Corte d’appello di Venezia, quindicesima in dodici anni, che confermò la condanna a Pietrostefani, lui fuggì a Parigi. Aveva avuto problemi di salute e un trapianto al fegato. Da anni tutti sapevano dove vivesse, spesso frequentava persino giornalisti, ma nessun governo dall’Italia lo aveva mai chiesto indietro.

 

GIORGIO PIETROSTEFANI

Mario Calabresi, il figlio del commissario assassinato sotto casa a Milano il 17 maggio del 1972, conclude il suo libro “Spingendo la notte più in là” proprio andando a Parigi: «Volevo tornare a Parigi per parlare con Giorgio Pietrostefani, l’uomo che è stato condannato per aver organizzato l’omicidio di mio padre. Lo ricordo ai processi, la faccia dura, mai una parola, mai un’emozione.

 

il commissario luigi calabresi

Un oggetto misterioso, sembrava fatto di pietra, non rilasciava dichiarazioni alla stampa, sfuggiva i microfoni e si rifugiava dietro occhiali da sole con la montatura quadrata. Mi provocava molto disagio». Prima di questo incontro, la signora Gemma Capra, la vedova di Calabresi, aveva detto al figlio: «Digli che io ho perdonato, sono in pace e così voglio vivere il resto della mia vita».

gemma calabresi con i figli paolo, mario e luigimario calabresimario calabresi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…