giuliano ferrara

“HO SETTANT’ANNI E IL PRIVILEGIO DI NON RICORDARE QUASI NIENTE” - LA VECCHIAIA DELLE PICCOLE COSE DI GIULIANO FERRARA: “PASSO L’ASPIRAPOLVERE E LO STRACCIO, SOLO PERCHÉ AL MOMENTO LA SERVITÙ MI HA MOLLATO PER FERIE, MOLTO ISOLAMENTO NÉ PENOSO NÉ SPLENDIDO, PAESAGGI CHE MI SONO CONGENIALI. NON PENSAVO DI FINIRE NELLA NORMALITÀ, NEL GUSTO DEL DETTAGLIO. NON PENSAVO CHE L’EVAPORAZIONE DELLE PASSIONI E DELLA BELLA ENERGIA POTESSERO APPRODARE ALLA TRANQUILLITÀ DELL’ANIMO. OVVIAMENTE SONO CIRCONDATO DAI MORTI.”

Giuliano Ferrara per www.ilfoglio.it

 

giuliano ferrara

Oggi ho settant’anni e il privilegio di non ricordare quasi niente. Vivo ascoltando musica su Channel 3 e dalla Digital Concert Hall dei Berliner, leggo buoni libri, scrivo per il giornale quasi tutti i giorni, parlo al telefono con il direttore più bravo e più allegro del mondo, Mariarosa Mancuso mi ha introdotto al vecchio circuito di piccola mafia dei “Sopranos”, e li ho aggiunti a film e serie di varia natura, seguo incantato lo sport, calcio e tennis, passeggio con i cani e s’accoppia la mia cucciola nei giochi a un clamoroso fidanzato residente dai miei vicini Marcenaro, passo l’aspirapolvere e lo straccio, solo perché al momento la servitù mi ha mollato per ferie, molto isolamento né penoso né splendido, poca mascherina, niente tamponi, paesaggi che mi sono congeniali, com’era per Dorothea Brooke dei dintorni di Middlemarch;

 

giuliano ferrara

un matrimonio di trentaquattro anni e l’amore, che è il suo bel complemento, qualche amico, messaggini e la consolazione delle giornate corte, con il buio che raccoglie come un fumo purgatoriale e aiuta nella campagna a distinguere le luci dei paesi collinari, e naturalmente obbliga a trattare le nuvole annottate come cose salde, sicché si danteggia scherzosi e ispirati, e considero le aurore quando mi sveglio presto, quasi sempre, e sì, bisogna confessarlo, anche le stelle.

 

giuliano ferrara (2)

Non pensavo di finire nella normalità, nel gusto del dettaglio, nella natura di stagione con rapide incursioni nella mia città di lunga durata, percorrendo ogni giorno la strada di ieri come un elegiaco in ritardo sugli appuntamenti, pieno di tempo da dissipare. Non pensavo che l’evaporazione delle passioni e della bella energia, dell’ala della tristezza giovanile, non pensavo potessero approdare alla tranquillità dell’animo, a una moralità di gregge che nelle polemiche del giorno consiglio agli interpreti titanici del mondo, gli emmerdeur.

 

Al Partito comunista avevo strappato, in osservanza a una buona e cara educazione famigliare, la sua carica di errore, di violenza, di trascinamento e onore, “difendere il partito da ogni attacco” era l’articolo dello statuto stampato sul retro della tessera che più mi inquietava e piaceva, breve, definitivo, ardente e chiaro come la luce del sole. Poi venne l’impudenza di tramare contro la mia gioventù, perfino di disprezzarla un poco e dimenticarla, e sono cose assurde ma appartengono al possibile e le consiglio con calore a tutti. Certi complotti riescono al fine che si danno, e il congiurato ne esce perfino vivo.

giuliano ferrara

 

Ovviamente sono circondato dai morti. Me ne curo e dolgo, spesso ne scrivo per onorarli, amarli, ma non era in preventivo l’alluvione delle eulogie, quando fondammo un giornalino vitale che invecchia bene. Però vivo in compagnia di Orazio, quel vile fuggitivo di Filippi, nel mio cenotafio di provincia, monumento picciolo ma sepoltura ancora vuota, e ne sono stolidamente e insensibilmente contento.

 

Quando Röselein abbaia con il suo vocione di baritono basso so che il suo Lied è per ricordarmi che ho una specie di vitalità ancora da spendere, e la vecchietta Monkey, rauca, di rincalzo. Un paio di volte a settimana gioco a scopa via computer con i compagni d’avventura di ieri, loro nello schermo vedono le francesi, io prediligo le napoletane, ciò che è tecnicamente possibile perché ciascuno adopera l’illusione che si è scelto.

giuliano ferraraGIULIANO FERRARAGIULIANO FERRARA PAPA RATZINGERGIULIANO FERRARA 1967

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…