Dago -Edonismo reaganiano - Quelli della notte 1985
Maria Berlinguer per “Specchio – La Stampa”
«Ogni sera era capodanno, già alla fine degli anni settanta era cambiato tutto, c'era un mondo che non voleva più credere nella violenza, nelle cariche dei poliziotti e dei katanghesi, negli autonomi, in Pasolini, era quel mondo che aveva alle spalle Lotta Continua, il cantautore stonato, la spranga. E poi ancora l'eschimo, gli Inti-Illimani, i morti dappertutto e la frittatina al topo all'osteria».
La frittatina al topo mi manca... «Si chiamava così, quella che ci propinava l'osteria alternativa». Roberto D'Agostino, fondatore di "Dagospia", uno dei siti di gossip, economia e politica di maggior successo, è da sempre un fan dei magnifici anni Ottanta, quelli della Milano da bere, degli yuppie , del narcisimo sfrenato per i detrattori.
Cosa non va in questa narrazione?
«Tutto. Gli anni Ottanta sono stati anni di straordinaria innovazione e non solo dal punto vista tecnologico. Sono stati anni felici. Si diceva "Il privato è politico", "Vogliamo tutto", ma l'eroina era ovunque.
Un mondo che termina nel '78. Gli anni Settanta si chiudono con l'assassinio di Aldo Moro. Finisce il ciclo della politicizzazione, del privato è pubblico, del vogliamo tutto e subito. La società pubblica termina nel sangue e inizia l'era della felicità privata.
Ma bisogna fare un discorso sociologico perché dai soliti capoccioni sono stati considerati gli anni dei socialisti, di Craxi e De Michelis, delle ruberie, come se prima non ci fossero mai state. Le tangenti sono nate con Adamo e Eva, non con i socialisti».
E invece?
dago renzo arbore a quelli della notte
«Quello è il decennio fondamentale, vengono messe le basi di tutto quello che abbiamo adesso. Il computer, anzi il personal computer. Il potere personale nasce nell'83 con Steve Job, inizia l'era del cellulare. C'è un cambiamento totale. Prima c'era il fax.
Io mi invento l'edonismo reaganiano. A "Quelli della notte" invece del comunismo parlavo dell'edonismo. Il cambiamento è avvenuto dopo quella guerra civile che abbiamo avuto in Italia negli anni Settanta.
Gli anni Ottanta sono gli anni del post moderno nell'architettura, della transavanguardia, di Bonito Oliva, di Gianni Vattimo e del suo pensiero debole. Non era un pensiero da dementi voleva dire che un pensiero forte, ideologico, che affrontasse la realtà con durezza andava a sbattere a destra. Bisogna fare surf sulla realtà, cavalcare la tavola, non bisogna andare a fondo, bisogna arrivare alla riva. Ecco perché occorre la velocità».
La velocità?
«Certo. Il mondo giovanile, il rap, il pop, la disco music, e quel desiderio di prendere per il culo i soloni. E poi chi è l'intellettuale che ha avuto più successo negli anni Ottanta? Umberto Eco, il più elitario di tutti. Il nome della rosa gioca tra sopra e sotto e vende tra milioni di copie Noi oggi abbiamo solo il frutto di quel periodo. Quando cade il muro di Berlino un informatico inglese s' inventa la mail. Nasce il modo del futuro, la rete.
Quando io ho fatto Dagospia nessuno mi dava retta. Lo sai cosa mi disse Paolo Mieli? Intenet è come il borsello, dura una stagione. La scempiaggine di quell'epoca. Per non parlare di Berlusconi che rompe la storia del monopolio televisivo. Noi eravamo un paese nel quale La Malfa non voleva la televisione a colori, io stavo in America, c'era la macchina per il ghiaccio, qui invece c'era la tv in bianco e nero».
In che senso era contrario?
«Perché non dovevamo essere consumisti, ma che cazzo state a dì?»
Erano anche gli anni degli yuppie, della Milano che non dorme mai, dei soldi facili edei crolli finanziari...
«Meglio i crolli finanziari che un Toni Negri con il passamontagna e la P38. Fanculo te e la P38. 2400 morti per questioni politiche. Meglio il frivolo, la discoteca, persino la cocaina è meglio della P38.
Per Pasolini avremmo avuto un mondo omogenizzato, ma di che? Io ho fatto la look parade perché ognuno aveva una divisa, ognuno è diverso dall'altro. Con l'abito che indossava ciascuno aveva un display e poteva comunicare non chi era ma chi voleva essere. La verità è che ai nostri soloni, gli rodeva il culo perché non davano più loro la linea politica al popolo bue.
Hanno rotto le scatole a quel povero De Michelis perché voleva ballare. Erano meglio Piperno, Faranda, Moretti che volevano solo ammazzare gli altri? Pensa solo a quello che è successo nella musica».
Le discoteche?
«La video music, il montaggio e lo smontaggio della realtà attraverso i video, un'avanguardia che non era più quella della distruzione ma gioiosa. Chi andava in discoteca a ballare la disco music era considerato di destra, io ho fatto per tre anni il Titan, e i compagni andavano a ballare il rock. La disco music in America era la musica dei neri, invece in Italia era la musica dei neri fasci».
Mai fatto politica?
«Scrivevo su Lotta Continua di musica, andavo alle manifestazioni, ogni sabato pomeriggio, ma in realtà ci andavo solo per scopare. Ho chiuso con la politica quando ci fu un corteo e ci fu davanti a me un assalto a un'armeria. A noi di De Mita, di Craxi, dei preamboli non ce ne fregava niente. Avevamo i fax. Io prima dovevo andare in tram a portare il mio articolo all'Europeo e a Lc. Non c'era niente, che mondo era?».
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