“MI HANNO FATTA SEDERE NELLO STUDIO BUIO, ILLUMINATO SOLO DA UNA LUCE DA TAVOLO” - I VERBALI DELLA COMMISSIONE DELL’AZIENDA SANITARIA CONTRO L’EX PRIMARIO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA DEL SANTA CHIARO DI TRENTO, DOVE LAVORAVA SARA PEDRI, LA GINECOLOGA SCOMPARSA A MARZO: “UMILIAZIONI MORTIFICANTI” - LE TESTIMONIANZE DI SEI GINECOLOGHE, CHE PARLANO DI MOBBING, VESSAZIONI E DEMANSIONAMENTI - COME MAI NESSUNO HA FATTO NIENTE FINO ALLA SCOMPARSA DELLA DOTTORESSA, CHE PERALTRO AVVEVA GIÀ MANIFESTATO A PIÙ RIPRESE IL SUO DISAGIO? - LA VERSIONE DEL PRIMARIO

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Dafne Roat per www.corriere.it

 

sara pedri scomparsa sara pedri scomparsa

«Mi hanno fatta sedere nello studio buio illuminato solo dalla luce da tavolo». Colloqui con modalità «inquisitorie» e poi quella strana richiesta fatta alla capo sala di insonorizzare la porta di una stanza, «per non fare sentire le urla all’esterno», avrebbe raccontato una delle testimoni sentite dall’Azienda sanitaria di Trento.

 

 «Il motivo era la privacy», ha replicato il primario, spiegando che alla fine i lavori non erano stati neppure fatti. Poi presunti demansionamenti e una ginecologa sarebbe stata estromessa dalla sala operatoria pare proprio su richiesta del primario.

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Sono alcune delle contestazioni mosse dalla Commissione dell’ufficio procedimenti disciplinari dell’Azienda sanitaria di Trento all’ex direttore dell’Unità di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento che è stato sentito martedì dalla commissione per cercare di far luce sul clima lavorativo all’interno del reparto dopo il caso di Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni scomparsa lo scorso 4 marzo dopo aver manifestato a più riprese il suo disagio per il clima vessatorio riscontrato all’interno del reparto. La sua auto era stata ritrovata nelle vicinanze del ponte di Mostizzolo, in valle di Non, a pochi chilometri da Cles — in Trentino — dove viveva.

 

«Umiliazioni mortificanti»

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Ad accusare il primario e la sua vice, Liliana Mereu sono alcune professioniste che avrebbero subito presunte vessazioni. In particolare sei ginecologhe parlano di «umiliazioni mortificanti». Nel provvedimento in mano alla commissione ci sarebbero una serie di contestazioni che si rifanno in particolare al racconto di alcuni dei 110 testimoni sentiti dalla commissione interna dell’Azienda e dai carabinieri del Nas (che hanno ipotizzato il reato di maltrattamenti), ora in mano alla Procura.

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Nei 14 verbali esaminati ci sarebbero episodi risalenti però nel tempo, in particolare al 2018. La commissione ha cercato di capire anche le motivazioni che avrebbero spinto sette ginecologhe a lasciare il reparto, secondo alcune testimonianze sarebbero andate via perché finite nel mirino del primario (fatto però smentito da alcune di loro).

 

Nei verbali si parla di mobbing, vessazioni e demansionamenti. Accuse alle quali ieri l’ex direttore dell’unità operativa di ginecologia del Santa Chiara ha replicato. Accanto al primario c’era il suo avvocato Vincenzo Ferrante, del foro di Milano. La commissione, attraverso le testimonianze raccolte, riavvolge il nastro fino ad arrivare al 2018 quando sarebbe iniziato tutto, poi nel 2019 ci sarebbe stata un’interrogazione provinciale che avrebbe evidenziato il clima difficile all’interno del reparto.

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Tateo: «Nessuna ragione per essere spostato»

Problemi organizzativi e turni massacranti avrebbero spinto alcune professioniste a chiedere un colloquio a Tateo. E il primario le avrebbe ricevute nel suo studio, ma solo con la luce del tavolo accesa, una collega che verbalizzava, spesso era presente anche la sua vice Liliana Mereu. Un metodo «intimidatorio» agli occhi di alcune professioniste che avrebbero raccontato di essersi sentite minacciate.

 

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Parole che vengono contestate con forza dal primario che racconta un’altra verità. L’ex direttore, saputo delle lamentele, avrebbe fatto un elenco e il 13 novembre 2018 avrebbe sentito le professioniste per cercare di risolvere i problemi organizzativi. Nell’atto di accusa si parla di presunti demansionamenti, ma nessuno avrebbe cambiato le proprie funzioni, chiarisce la difesa. «Dal nostro punto di vista non c’è stato alcun demansionamento — spiega l’avvocato Ferrante — e riteniamo che non ci siano ragioni per non confermare la professionalità e non far restare il primario Tateo nel suo reparto».

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 La difesa ricorda inoltre che dopo i fatti del 2018 e le prime lamentele, l’Azienda sanitaria aveva avviato una verifica interna che però «aveva confermato — ribadisce il legale — la correttezza dell’operato del primario». Per quanto riguarda il drammatico caso di Sara Pedri la commissione disciplinare non avrebbe mosso alcuna contestazione specifica al primario. La difesa ha mostrato anche alcune email che la stessa Sara aveva mandato a Tateo ringraziandolo per il suo supporto nei suoi primi mesi a Trento (ma alla sorella Emanuela e al fidanzato Guglielmo Piro aveva invece manifestato il suo disagio culminato anche in una settimana di stop decisa dal medico di base per un importante calo di peso). «Abbiamo risposto a tutte le domande. A sua discolpa — ha poi aggiunto l’avvocato Ferrante — il primario Saverio Tateo lavorava in un reparto di eccellenza e i modi forse troppo diretti erano dettati dal fatto che chiedeva ai suoi collaboratori di dare il massimo».

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Archiviazione, sanzione o licenziamento

Ora sarà la commissione a decidere il futuro del primario, potrebbe infatti archiviare o applicare una sanzione. Lo scenario peggiore sarebbe il licenziamento, ma non sarebbe comunque un passaggio immediato e si dovrebbe esprimere anche una commissione di garanzia.

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