marcello marchesi

“MI PIACEREBBE NON MORIRE PER VEDERE COME VA A FINIRE” - LA NAVE DI TESEO RIPUBBLICA TUTTI I LIBRI DI MARCELLO MARCHESI, POETA, BATTUTARO, SCRITTORE - IL FIGLIO MASSIMO: "HA LAVORATO IN PUBBLICITÀ ANCHE SE LA CONSIDERAVA IL COMMERCIO DELL'ANIMA" – LA SCOPERTA GIANNI MORANDI, LA "CONTRAPPOSIZIONE" CON WALTER CHIARI, GLI SCHERZI CON FELLINI E LE DEFINIZIONI FULMINANTI - ALDO MORO “DOTTOR DIVAGO”, ANDREOTTI “SE NON MUOIO MI RISIEDO”, MIKE BONGIORNO “TUTTO È PERDUTO TRANNE L'OSPITE D'ONORE” - VIDEO

 

Egle Santolini per “la Stampa” - Estratti

 

marcello marchesi

Analizzate le sinapsi cerebrali di un boomer e, insieme a molto rock e a molti cantautori, ci troverete alcune formule magiche che lo perseguitano dall'infanzia: il brandy che crea un'atmosfera e la bocca con cui Virna Lisi può dire ciò che vuole, il non è vero che tutto fa brodo e il confetto che basta la parola, il signore che se ne intende e il logorio della vita moderna.

 

Autore di questi mantra nati ai tempi d'oro di Carosello, e pure del titolo di un libro che invece fa molto anni Novanta, quelle formiche che, nel loro piccolo, s'incazzano, è Marcello Marchesi, per sempre "il signore di mezza età", giocoliere assoluto della parola nato nel 1912 e morto nel 1978 mentre faceva il bagno al mare in Sardegna.

 

massimo marchesi

Questo meraviglioso personaggio, che viene celebrato stasera alla Milanesiana, per festeggiare la ripubblicazione con la Nave di Teseo dei suoi libri e, insieme, l'acquisizione dei suoi archivi da parte della Fondazione Mondadori, non è facile da spiegare a chi non c'era, perché è quel tipo di figura onnivora e onnicomprensiva –autore, umorista, poeta, copywriter, battutaro, romanziere, entertainer – che negli anni Sessanta, dove tutto era più semplice e facilmente interconnesso, risultava possibile e oggi, forse, no: uno della generazione dei Fellini, degli Ettore Scola e degli Oreste del Buono, ragazzi svegli cresciuti sotto il fascismo e nelle redazioni dei giornali umoristici, il "Marc'Aurelio" di Roma e il "Bertoldo" di Milano, poi infilzati dalla guerra (a lui toccò El Alamein), infine approdati ai libri, al teatro, ai film, alla tivù: sempre con una vena di follia, sempre con un talento specialissimo.

marcello marchesi cover

 

Ci aiuta a farlo il figlio Massimo, che non ne ha ricordi diretti e ha dovuto studiarselo: «Quando è morto non avevo neanche due anni, ho cominciato a indagare chi fosse soltanto dopo molto tempo e ne sono stato risucchiato. Scoperchiare il vaso di Pandora mi ha portato a 12 anni di analisi. E a 13 metri lineari di scatoloni: l'enorme casino del suo archivio fatto di taccuini ricoperti di geroglifici, copioni teatrali, sceneggiature, foto, disegni, bozze, minute di romanzi. Ho tenuto sol qualche abito, qualche cappello».

 

(...)

Con Il signore di mezza età, appunto, varietà in cui cantava, ballava, recitava, celebrando le gioie della raggiunta maturità (che faceva rima con tranquillità e serenità): aveva 51 anni, età in cui, nel 2024, si fanno le compilation su TikTok. Con lui, Lina Volonghi e il principiante assoluto Gianni Morandi: un'altra delle sue scoperte, messo davanti a una telecamera in quel magico momento storico in cui i giovani diventavano finalmente una categoria sociale. «Credo che papà in quel momento avesse bisogno di una scossa», racconta Massimo Marchesi. «La vita del signore borghese che abitava nel centro di Milano, con una moglie, la sua prima, molto attenta all'etichetta, l'aveva annoiato. Non era tipo da fare a meno del cambiamento».

marcello marchesi 5

 

Poco dopo, anche la sua vita privata prese un'altra strada, con un ennesimo trasferimento da Milano a Roma e una nuova compagna. Intanto, si moltiplicavano le sue definizioni fulminanti, trasmesse senza i social ma col passaparola: Mastroianni Marlon Blando, Aldo Moro Dottor Divago, Andreotti Se non muoio mi risiedo, Mike Bongiorno Tutto è perduto tranne l'ospite d'onore.

 

E poi la pubblicità, che allora si chiamava réclame e che fece parte del suo impegno professionale per moltissimi anni. Ancora il figlio: «La faceva prima ancora di Carosello, allora l'industria cercava i talenti fra gli scrittori e gli sceneggiatori, insomma tutto si risolveva in un colloquio vis-à-vis con il commendator Falqui. Firmò anche campagne per Esselunga e Alfa Romeo. Ma non teneva particolarmente al fatto che si sapesse. Dopotutto, per lui era "il commercio dell'anima"». Però quegli slogan diventarono l'alfabeto stesso del Boom.

 

marcello marchesi 4

Era amicissimo di Maurizio Costanzo e dei Vanzina, e questa è anche una storia di bambini tenuti a battesimo, perché Massimo di secondo nome si chiama Stefano in onore di Steno, e Camilla, primogenita di Costanzo, ebbe Marchesi come padrino. «Con Michele Guardì, e Guido Clericetti, sono le persone vicine a papà che non mi hanno mai abbandonato».

 

E Walter Chiari?

«L'ho visto poco e quand'ero molto piccolo, so che qualcuno ha tentato una contrapposizione con mio padre, lui bello e viveur e papà che pare l'abbia preso sotto la sua ala. Ma non ho un'esperienza diretta. Poi c'era Fellini».

 

Ovvio che si andasse a parare lì.

marcello marchesi 2

«Si conoscevano bene da ragazzi, ho una foto commovente sulla spiaggia, Federico lungo lungo e papà basso e tracagnotto. Ho trovato anche una cassetta registrata in un bar di Roma tra rumore di camerieri e di stoviglie. L'argomento di cui parlano sono gli scherzi, Marcello stava preparando un programma».

 

È un arcipelago smisurato. Per finire, da dove consiglia di cominciare? Dal Malloppo, il suo libro più importante, quasi un esercizio letterario d'avanguardia.

Contiene molte riflessioni anche amare, sulla vita e sulla morte». Un pensiero che, un po', gli scocciava: «Mi piacerebbe non morire per vedere come va a finire».

diario futile di un signore di mezza eta 2 steno (stefano vanzina) marcello marchesi macario mario mattoli vittorio metzmarchesi 5marcello marchesi 2marchesi marcello marchesi 2Marcello Marchesi marcello marchesi 4diario futile di un signore di mezza eta'

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…