marco prato

“NESSUNO SPINSE AL SUICIDIO MARCO PRATO” - NON HA TROVATO SVILUPPI L'IPOTESI CHE LA MORTE DEL PR POTESSE ESSERE SCONGIURATA - PER IL TRIBUNALE DI VELLETRI NON C’È NESSUN REATO DA ADDEBITARE NÉ ALLA DIREZIONE DEL CARCERE NÉ AI SECONDINI ADDETTI ALLA SORVEGLIANZA, TANTOMENO A CHI LO AVREBBE AVUTO IN CURA - IL GIORNO DOPO IL SUICIDIO IN CARCERE SI SAREBBE DOVUTO PRESENTARE IN AULA PER RISPONDERE DELL'OMICIDIO DI LUCA VARANI…

Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

 

marco prato manuel foffo

Alla mamma e al papà, al primo tentativo, aveva lasciato scritto di fare festa il giorno del suo funerale. Di mettere musica di Dalida. Di ricordare i suoi sorrisi più belli. Di accantonare i ricordi più brutti. Di lasciargli sulle unghie lo smalto rosso. Mentre al secondo tentativo, quello che in carcere non è stato evitato, aveva usato parole ancora più accorate: «Il suicidio non è un atto di coraggio, ne' di codardia. Il suicidio è una malattia. E questa vita mi è insopportabile. Le menzogne su di me e su quella notte mi sono insopportabili».

 

marco prato

Era stata una morta voluta, ostinata, ricercata quella di Marco Prato, e solo per un soffio già scampata. E proprio al momento dell'arresto che lo ha portato dalla stanza d'albergo in cui si era imbottito di barbiturici al carcere per l'omicidio di Luca Varani. Ora sul suicidio del pierre dei vip, del trentenne che parlava in francese, amava la letteratura e si è ritrovato assieme all'amico Manuel Foffo protagonista di uno dei delitti più efferati della capitale, cala l'ultimo sipario.

 

luca varani manuel foffo

Non ha trovato sviluppi giudiziari l'ipotesi che la sua morte potesse essere scongiurata. La procura di Velletri, competente per territorio, aveva aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Gli inquirenti volevano capire se Prato, detenuto ad alto rischio nel carcere locale considerato il suicidio appena scampato, fosse seguito e assistito adeguatamente, anche da uno psichiatra. Se fosse monitorato o meno. Specie nei momenti più delicati. Insomma se fosse stato protetto. Così come aveva sollecitato la famiglia, da subito contraria anche del trasferimento da Regina Coeli.

 

marco prato

Ora il caso è stato chiuso, per sempre. Il tribunale di Velletri ha avallato le conclusioni della procura: nessuna colpa, nessun reato da addebitare a nessuno. Né alla direzione del carcere, dove nel giugno 2017 Marco Prato si era infilato la testa in un sacchetto collegato a una bomboletta di gas usate per la cucina nei campeggi, né ai secondini addetti alla sorveglianza, tantomeno a chi lo avrebbe avuto in cura. Eppure per Marco Prato erano giorni particolari. Specie l'ultima notte.

 

L'indomani si sarebbe dovuto presentare in aula per rispondere dell'omicidio di Varani. Avrebbe dovuto affrontare un processo sicuramente travagliato, considerato che a differenza del coimputato non aveva voluto evitare le scorciatoie del rito abbreviato (che poi hanno portato Foffo alla condanna definitiva a 30 anni) e affrontare la Corte di Assise.

MARCO PRATO 5

 

L'intenzione era quella. Voler spiegare che il giorno della mattanza di Luca, lui c'era in casa di Foffo, ma non aveva usato armi. Che lui non avrebbe mai ucciso. La sua colpa, chissà, forse per lui sarebbe stata quella di non essere riuscito né a fuggire, né a chiedere aiuto, di restare là fino all'ultimo momento fino a quando l'indomani ha salutato l'amico per cercare la morte nell'albergo.

 

marco prato 9

LAVANDA GASTRICA

Una morte evitata dai carabinieri e da una lavanda gastrica. Per Marco Prato poi col tempo il processo si è trasformato solo in una montagna troppo alta da scalare. La sua fragilità così lo ha portato a fare un passo indietro, un passo definitivo. La sua difesa è stata trovata appallottolata nel cestino del bagno del carcere, non lontano dal corpo. «Non ho partecipato quella notte. Non ho usato le armi».

 

marco prato 8

Una lettera accantonata però, per lasciare spazio invece a una seconda lasciata su un comodino e indirizzata alla famiglia. Una paginetta in cui Prato parla del suicidio come una scelta obbligata per chi sta male («Non una scappatoia o gesto egoistico, è solo una malattia», aveva scritto), ma anche come ultima strada per superare il tormento interiore: «La pressione dei media è insopportabile, le menzogne su quella notte e sul mio conto sono insopportabili. Questa vita mi è insopportabile. Perdonatemi».

marco prato 6

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”