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“NON MI HA MAI DETTO GRAZIE” – JOHN TRAVOLTA, PREMIATO ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA, MANDA UNA STOCCATA A RICHARD GERE, RICORDANDOGLI COME GLI HA STRAVOLTO LA VITA RIFIUTANDO QUATTRO RUOLI POI ANDATI A LUI: “NON ACCETTAI “I GIORNI DEL CIELO”, “AMERICAN GIGOLÒ”, “UFFICIALE GENTILUOMO”, “CHICAGO”. DISSI NO, SBAGLIANDO, PERCHÉ NELLA PIÉCE LE DONNE ODIAVANO GLI UOMINI. RICHARD NON MI HA MAI RINGRAZIATO…” (VIDEO)

 

Valerio Cappelli per il “Corriere della sera”

 

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Ma lei, John Travolta, danza ancora? «Sì, mi piace di più che recitare, e mi manca anche se ho appena ballato il tango per un mio caro amico, il rapper Armando Perez». Bisogna cominciare dai suoi occhi, azzurri e lucenti, pieni di gratitudine per l' amore che riceve dal pubblico dell' Auditorium, ma rimangono come storditi da un dolore che, a dieci anni dalla perdita di Jett, il figlio avuto da Kelly Preston, non può scomparire.

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Eccolo alla Festa del cinema, in camicia col volant e mocassini senza calze, mentre riceve un premio all' incontro col direttore della rassegna Antonio Monda: «Siete voi, il pubblico, ad avermi consentito di essere così diverso in ogni ruolo, io non avrei mai immaginato di interpretare una donna, o il presidente degli Stati Uniti».

oscar generale john travolta antonio monda foto di bacco

 

La camicia rossa col colletto a punta e il ciuffo ribelle imbrillantinato di Grease sono un lontano, piacevole ricordo legato alla preistoria della discomusic. Ora, a 65 anni, ha la testa calva come una biglia.

 

richard gere

L' attore ripercorre la sua carriera, spaccata a metà come una mela: da una parte Tony Manero, il ragazzo spavaldo della Febbre del sabato sera, 1977, uno di quei film che escono dallo schermo segnando una generazione; dall' altra Vincent Vega, il sicario di Pulp Fiction per Tarantino («non lo ringrazierò mai abbastanza per la fiducia»), un petardo esploso 25 anni fa a Cannes: «A quei due film aggiungo Grease.

 

Se è stato difficile gestire, da così giovane, quel successo? No, a volte le persone sono fatte per certe cose, e io vengo da una famiglia teatrale. Non so cosa vuol dire non essere famosi».

 

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Dice che ha rifiutato per quattro volte ruoli poi andati a Richard Gere, « I giorni del cielo, American Gigolò, Ufficiale gentiluomo, Chicago, a cui dissi no, sbagliando, perché nella piéce le donne odiavano gli uomini, come potevo sapere che il film sarebbe stato più soft. Ogni volta erano motivi diversi e Richard non mi ha mai ringraziato».

 

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Impersonò l' ex presidente Usa Bill Clinton in I colori della vittoria , «lui fu gentile anche se non lo trattammo bene». A 17 anni «un produttore mi scartò per il musical Jesus Christ Superstar , diceva che ero troppo giovane per interpretare Gesù, annotò che andavo tenuto d' occhio. Anni dopo mi mostrò il biglietto e mi ingaggiò per La febbre del sabato sera .

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Lo vediamo sovrappeso, capace di convivere con le ferite della vita, e qualche fallimento sui set: «Ho vissuto le crisi come opportunità, ho conosciuto persone straordinarie, nel 1985 ballai con Lady Diana alla Casa Bianca». A Roma porta The Fanatic , accolto con freddezza negli Usa: «Ma è un piccolo film, costato poco, in cui esploro il ruolo del fanatico di un attore. Di chi sono fan io? Sophia Loren, Fellini, Bertolucci, i Beatles, Marlon Brando e il film Cabaret».

 

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Sulla pista, scossi dalla febbre del martedì sera, scende lui, protagonista di un film, Grease , che ancora oggi raduna ogni anno a Los Angeles gente disposta a pagare 275 dollari per rivederlo, per poi ballare e cantare tutti assieme, vestiti da Sally e Danny. Da bambino, dalla sua stanzetta nella casa vicino all' aeroporto La Guardia, a New York, vedeva sfrecciare gli aerei («tutte quelle luci notturne, sembrava uno show»), immaginandosi un giorno pilota, cosa che è avvenuta.

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Si è reinventato una carriera, decollando e atterrando, seguendo traiettorie imprevedibili, come la vita. E ha ripreso il volo. A proposito: a Roma è arrivato pilotando il suo jet personale.

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