“A QUATTRO ANNI HO DATO DI MATTO PER UN FIOCCO CHE NON SI ABBINAVA AI VESTITI” – IL SECOLO VISSUTO SEMPRE ALLA MODA DI IRIS APFEL, MODELLA E ICONA DI GLAMOUR CHE HA CURATO GLI INTERNI DELLA CASA BIANCA PER NOVE PRESIDENTI E CHE ORA SI RACCONTA NEL LIBRO “ICONA PER CASO. RIFLESSIONI DI UNA STAR DELLA TERZA ETÀ”: “ALLA SIGNORA NIXON LASCIAVAMO SCEGLIERE LE STOFFE. IMMANCABILMENTE, L'INDOMANI CHIAMAVA E TUTTA IMBARAZZATA DICEVA: “COME AL SOLITO NE HO PRESA UNA CHE NON VA BENE” – LA PRIMA VOLTA CHE SI IMPUNTÒ PER I PRIMI JEANS E…

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1 - «QUANDO MI DISPERAI PER UN FIOCCO BRUTTISSIMO»

Valeria Arnaldi per “il Messaggero”

 

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La mamma troppo indaffarata per fare spese in vista della parata pasquale, un budget di venticinque dollari e la libertà di fare shopping senza accompagnatori e, quindi, senza consigli. Aveva 12 anni Iris Apfel la prima volta che ha comprato i vestiti da sola. Domenica ne compirà cento e, nel frattempo, è diventata un'icona fashion, o, come si definisce, l'«adolescente più attempata del mondo».

 

Modello - e modella - di stile, ha riunito memorie, sguardi e filosofia nel suo libro Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins), in cui si racconta, con entusiasmo, ovviamente gusto e fantasia, dal gioco di abbinare gli scampoli che faceva con la nonna alla fuga a Chicago per la musica di Duke Ellington, dall'amore per l'Italia, tra Napoli, Caserta e il Palio di Siena, al lavoro di interior designer per la Casa Bianca.

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GLI ANEDDOTI

«Alla signora Nixon lasciavamo scegliere le stoffe che preferiva e poi lei se le portava a Washington. Immancabilmente, l'indomani chiamava e tutta imbarazzata diceva: Signora Apfel, come al solito ne ho presa una che non va bene. Per favore, mi dica lei quale starebbe meglio e giovedì venga a pranzo da noi».

 

Di racconto in racconto, emerge, profonda, l'ironia. «Quando avevo più o meno quattro anni, andai con i miei in vacanza in un resort», ricorda, sottolineando la cura della mamma per ogni dettaglio dei suoi look infantili. Una sera «iniziai a urlare a squarciagola», facendo accorrere gente. La ragione? «Mi aveva messo in testa un nastro che non si abbinava al resto, e io avevo dato di matto».

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La narrazione, però, non inizia dall'infanzia, bensì dalla proposta, nel 2005, di esporre gioielli e accessori al Costume Institute - «Accettai convinta che sarebbe bastato esporre le mie cose in qualche bella teca» - trasformatasi poi in una grande esposizione, «circa trecento vestiti e centinaia di accessori», ospitata in più musei. Un giorno, «quando lascerò questo mondo», il suo guardaroba sarà conservato al Peabody Essex, ma, specifica «se non cambio idea prima».

 

2 - IL SECOLO DI IRIS

Veronica Timperi per “il Messaggero”

 

«L'età? È un dettaglio, io mi sento 5 anni e mezzo, perché guardo ancora il mondo come se lo stessi scoprendo per la prima volta». Parola di Iris Apfel, icona fashion che il 29 agosto compie 100 anni e che da quando è stata definita ironicamente una geriatric starlet, lo usa come un mantra. Un secolo colorato il suo, vissuto all'insegna di uno stile eclettico e ineguagliabile, con il motto More is more, and less is bore, in barba al dogma del minimalismo imperante.

 

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Ha creato un'estetica audace, multiculturale e stratificata, mescolando con disinvoltura pezzi couture al low cost, senza mai tralasciare il suo feticcio: i maxi occhiali. Ha arredato la Casa Bianca e ancora oggi gira per mercatini.

 

LA FAMIGLIA

La signora Apfel nasce nel 1921 ad Astoria, nel Queens, New York. Suo padre, Samuel Barrel, importava giocattoli, strumenti musicali e oggetti d'antiquariato dalla Germania. Sua madre, Sadye, aveva una boutique di moda.

 

«Era durante la Depressione e non c'erano molti soldi. Penso che a volte sia una buona cosa non averne troppi, perché impari a fare tutto con meno - dice - Il fatto di saper combinare capi e accessori preziosi con altri low cost l'ho ereditato da lei. Ho sempre amato andare per bancarelle, mercanteggiare, e poi abbinare quei pezzi da pochi centesimi di dollaro a capi di lusso».

 

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Dissacrante e anticonformista, con una certa riluttanza per le regole estetiche, la Apfel ha fatto parlare di sé già quando, negli anni 40, studentessa della scuola d'arte del Wisconsin ha convinto per sfinimento il padrone del negozio che forniva cacciatori e boscaioli, a venderle il suo primo paio di jeans. «Diceva che non erano da signorina, sono tornata lì per settimane, e alla fine ho vinto io. Quando voglio qualcosa sono come un cane con un osso».

 

 Un messaggio di emancipazione in tempi non sospetti che lei ha abbinato con suggestivi turbanti e maxi orecchini a cerchio. Finita l'università vuole diventare redattrice di moda, e trova lavoro al Women's Wear Daily, per poi virare sul design, seguendo la strada paterna, affiancando l'illustratore di moda Robert Goodman e per l'interior designer Elinor Johnson.

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LA SVOLTA

A cambiarle la vita nel 1947, durante una vacanza sul lago George, nello stato di New York, è l'incontro con un commerciante di tessuti, Carl Apfel. Si sposano l'anno dopo e insieme fondano nel 1950, la Old world weavers, un'azienda specializzata nella riproduzione di tessuti antichi. Sono così belli e a sfoggiarli nelle loro ville sono Greta Garbo, Estée Lauder, Montgomery Clift. Dal 1950 al 1992 Iris diventa l'arredatrice per eccellenza della Casa Bianca, durante i mandati di 9 presidenti, da Harry Truman a Bill Clinton.

 

Celebre negli States per il suo home décor oltre che per i suoi look, viene consacrata icona fashion internazionale nel 2005 con la mostra al Metropolitan di New York, Rara avis: The irriverent Iris Apfel. L'allora direttore del Costume Institute del Met, Harold Koda, le propose di esporre una selezione dei suoi look, tra abiti e gioielli, e fu un trionfo. «Avere stile vuol dire esprimere la propria personalità.

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Le persone invece oggi sono così simili, penso sia terribile. Dio ha reso tutti così diversi, e non riesco ad immaginare perché nella moda tutti vogliano somigliarsi. Credo basti così poco, un accessorio come un occhiale ad esempio per cambiare tutto il look, l'umore, la personalità», commenta oggi ricordando.

 

LE COLLABORAZIONI

Tutti la cercano, tutti la vogliono. Tantissime le collaborazioni, le capsule e le campagne da testimonial negli ultimi 16 anni. Dalle linee di gioielli per Yoox al rossetto rosso per Mac cosmetics, passando alla campagna del colosso svedese &Other stories, fino alla pubblicità del Magnum Algida. Le griffe adorano vestirla, da Balenciaga a Dries Van Noten, fino ad Alessandro Michele per Gucci.

 

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La Mattel le ha dedicato una Barbie, perché rappresenta stile, spirito imprenditoriale ed empowerment femminile. Dal 2019 è ufficialmente una modella per l'agenzia IMG, la più anziana mannequin della storia ed attualmente conta un milion e 600 mila follower. Per il suo primo secolo di vita si è regalata due ennesime co-lab: per Lowe' s, colosso americano del fai-da-te, ha curato le nuove collezioni di home living e per Zenni, gigante Usa di ottica online, ha lanciato una linea di occhiali con 100 montature XXL.

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A celebrare il suo compleanno lo store Bergdorf Goodman che le dedica una vetrina come omaggio ai suoi look più iconici. Lei festeggerà domenica presso la Central Park Tower, un grattacielo di 131 piani a Manhattan. Si inizierà nella hall per poi proseguire nel ristorante privato, al 100esimo piano. «Mi è stato detto che i tramonti da 100 piani in su sono spettacolari, soprattutto per guardare ancora al futuro».

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