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“QUESTO FILM PARLA DI NOI E DI COME STIAMO DIVENTANDO” – RUSSELL CROWE TORNA AL CINEMA CON “IL GIORNO SBAGLIATO”, IL THRILLER SU UN UOMO QUALUNQUE IN PREDA A UNA CRISI ESISTENZIALE CHE SFOCIA IN UN FIUME DI VIOLENZA: “NON C'È RAZIONALITÀ DIETRO A QUESTO PERSONAGGIO. LA RABBIA È LA STESSA CHE VEDIAMO IN CONTINUAZIONE IN GIRO PER IL MONDO. VALE PER QUELLI CHE ENTRANO NELLE SCUOLE E SPARANO, PER QUELLI CHE SI PICCHIANO AL SUPERMERCATO PER UN ROTOLO DI CARTA IGIENICA E…”

 

Andrea Carugati per "La Stampa"

 

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Corsi e ricorsi storici, con la storia che si ripete nel tempo ma con maggiore intensità e violenza. Un principio teorizzato dal filosofo napoletano Giambattista Vico che si applica perfettamente a Il giorno sbagliato(nelle sale da domani), la versione più intensa e più violenta di un film cult del passato, quel Giorno di ordinaria follia diretto nel 1993 da Joel Schumacher che ha garantito a un giovane Michael Douglas l'accesso al gotha del cinema e che ora certifica Russell Crowe come uno dei migliori attori contemporanei.

 

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L'attore premio Oscar è protagonista di un thriller teso e inquietante. Grazie a una sceneggiatura sorprendente che non fa sconti e non si rifugia nei luoghi comuni del cinema prefabbricato, grazie anche alla regia coinvolgente, del tedesco Derrick Borte, ma soprattutto grazie alla superstar, Russell Crowe che nel film - il cui titolo originale è Unhinged, termine gergale che significa squilibrato - è semplicemente superbo, perfetto e travolgente. Smessi i panni, ormai molto stretti del Gladiatore, il film da Oscar che compie 20 anni in questi giorni, l'attore neozelandese adottato dall'Australia, ha indossato quelli molto più abbondanti, più adatti alle sue forme attuali, di un uomo qualunque in preda a una crisi esistenziale, che sfocia in un fiume di violenza a tratti scioccante.

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Un uomo reduce da un tragico divorzio che perde il senso della realtà e che esasperato dalla vita si scaglia contro una sconosciuta, in auto con il figlio adolescente, colpevole di avere suonato il clacson con troppa veemenza. Un film da brividi, tanto da fare impallidire il suo già inquietante precursore. Uno dei primi film a uscire nelle sale dopo la chiusura globale dovuta alla pandemia e non è una cosa da poco, come ha detto lo stesso Russel Crowe in collegamento video dalla sua casa in Australia e sorpreso suo malgrado mentre fuma una sigaretta.

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«Ops, mi ha visto? Certe abitudini sono dure a morire ma prima o poi smetterò», scherza prima di iniziare a parlare seriamente. «Stiamo vivendo una serie di eventi davvero particolari e non siamo tornati ancora alla normalità. Anzi, tutti noi non abbiamo alcuna idea di quale potrà essere la normalità e di cosa accadrà in futuro. Solo l'idea di potere andare al cinema è confortante.

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Tornare a fare cose normali, vedere i propri cari, andare al ristorante, a un concerto, stare seduti al cinema e guardare un film, sono tutte situazioni confortevoli in un momento in cui la realtà supera la fantasia e le nostre vite sembrano un film dell'orrore. Non sappiamo cosa accadrà nel futuro per il cinema, dobbiamo affidarci ai vari governi, alle regole, al tentativo globale di permettere al nostro lavoro di andare avanti e alla gente di andare al cinema in sicurezza.

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Personalmente non vedo l'ora di sedermi al buio, in mezzo a gente sconosciuta con cui condividere la stessa esperienza. Per me non c'è niente di meglio che guardare un film insieme ad altri e percepire le comuni reazioni a quanto accade sullo schermo».

 

E reazioni ce ne saranno, di sorpresa e di paura, per un film che non risparmia colpi di scena e garantisce tensione costante: «Non c'è un singolo momento durante il quale strizziamo l'occhio allo spettatore. Non c'è razionalità dietro a questo personaggio, è come vittima di una implosione dentro di lui che riporta a galla tutto il suo malessere pregresso.

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Non c'è modo di spiegarne i comportamenti e la totalizzante semplicità della sua rabbia. Per interpretarlo non ho potuto fare riferimento a nulla di quanto già vissuto. E' stato davvero inquietante». L'attore aggiunge di avere accettato il ruolo «perché la rabbia che lo anima è la stessa che vediamo in continuazione in giro per il mondo, soprattutto nella società occidentale. In questo caso viene usata un'auto come arma, come pretesto, ma le situazioni possono essere diverse, vale anche per quelli che entrano nelle scuole e sparano, per quelli che si picchiano al supermercato per un rotolo di carta igienica.

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Racconta la rabbia che stiamo vedendo ogni giorno, ovunque. Questo film è ricco di azione, tensione, è un vero thriller, ma parla anche di qualcosa di molto più importante, che esula dal genere che rappresenta, parla di noi e di come stiamo diventando»

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