russi senso colpa guerra ucraina

“RESTEREMO SEMPRE DEI CRIMINALI” – LO SFOGO DI GIOVANI E INTELLETTUALI RUSSI CHE SONO SCAPPATI DAL LORO PAESE PORTANDOSI DIETRO IL SENSO DI COLPA PER LA GUERRA - IL VIDEO BLOGGER YURI DUD CONFESSA DI PROVARE “VERGOGNA”. IL RAPPER FACE DICE DI NON SENTIRSI PIÙ CITTADINO RUSSO E IL GIORNALISTA VLADISLAV DAVIDZON BRUCIA IL SUO PASSAPORTO DAVANTI ALL'AMBASCIATA RUSSA DI PARIGI - ILYA KRASHILSHIK SUL “NEW YORK TIMES”:  “ACCANIRSI CONTRO IL REGIME NON BASTA, È UN MODO PER SENTIRSI DI NUOVO VITTIME…”

Anna Zafesova per “la Stampa”

 

spot di propaganda russa con la z

«Non potrò tornare nel mio Paese, per anni forse. E qui, in Occidente, resteremo sempre dei criminali. Ci metteremo decenni a farci perdonare quello che abbiamo fatto». Irina è fuggita da Mosca con uno degli ultimi aerei dell'Aeroflot per Istanbul, da lì ha preso un volo per Copenaghen, ha subito un estenuante interrogatorio all'ingresso in Europa, per dimostrare che non era una esponente del regime di Putin in fuga dalle sanzioni. Rilasciata finalmente, è entrata in un negozio per comprare una bottiglia di vino: «Non riuscivo a dormire, avevo davanti agli occhi le bombe che cadevano sull'Ucraina, e nelle orecchie la voce del poliziotto danese che mi chiedeva se sostenevo quella guerra».

 

centro commerciale distrutto dai russi a kiev

Alla cassa, ha scoperto che la sua carta di credito di una banca moscovita aveva già smesso di funzionare: «Il proprietario me l'ha regalata. Mi ha detto che ne avevo bisogno. Un momento che ricorderò per tutta la vita: io, appena fuggita dal mio Paese, con in mano una bottiglia di vino che non posso pagare, e un danese che ha pietà di me, nonostante io sia russa».

 

Irina a Mosca aveva una galleria d'arte, ma faceva parte di quella «quinta colonna» di russi che Putin accusa di essere «mentalmente di là», in Occidente. Non solo mentalmente, ora: «Non posso vivere in un Paese dove non ho diritto a dire quello che penso. I miei genitori non lo capiscono. E non capiscono che mi vergogno a essere russa».

 

yuri dud

Una parola che viene pronunciata, tra i pochi e i primi, da Yuri Dud, il video blogger più popolare tra i giovani, che confessa di provare verso l'Ucraina «vergogna e colpa», e raccoglie un milione e 100 mila like su Instagram, e migliaia di insulti. Poi arriva il turno del rapper Face, che dichiara - dopo essere emigrato - di non considerarsi più cittadino russo, di assumersi la colpa della guerra insieme alla «maggior parte del popolo e a tutta intellighenzia», e chiede scusa «a tutto il popolo ucraino perché qualcuno deve farlo, e tocca a me».

vladislav davidzon brucia il passaporto russo

 

Vergogna, colpa, scuse: parole assenti dal vocabolario non solo politico della Russia, che ora lacerano il suo senso di superiorità morale. Mentre star del regime come l'attore Vladimir Mashkov fustigano i «servi dell'Occidente» ed esaltano «l'orgoglio russo», le bombe sul teatro e l'ospedale di Mariupol rendono impossibile non interrogarsi sulle responsabilità collettive. Lo slogan «Putin non è la Russia», che aveva riempito le bacheche anche di molti figli della nomenclatura putiniana, non basta più. Qualcuno deve aver sganciato quelle bombe, puntato quei missili, sparato su quei profughi, e il giornalista Vladislav Davidzon brucia il suo passaporto davanti all'ambasciata russa di Parigi, mentre gli ucraini sbeffeggiano sui social gli amici russi che gli scrivono in privato di vergognarsi del loro Paese: «Dillo ad alta voce, scendi in piazza, mandaci aiuti, fai qualcosa», si indigna Alyona Zhuk, giornalista e illustratrice di Kiev.

vladimir putin volodymyr zelensky

 

La paura è una spiegazione, ma non basta: «Vedo i miei concittadini affollarsi nei negozi per l'ultimo iPhone, e piangere per la chiusura di Instagram, e poi avere paura a scrivere su Facebook, mentre gli ucraini non temono di fermare a mani nude i carri armati russi», si rammarica Vladimir, professore di un'università statale che con la guerra ha preferito riparare a Berlino. «Non ho più speranze, la democrazia in Russia non è possibile. E non so se mai riuscirò a tornare a insegnare la letteratura russa con lo stesso orgoglio», confessa. Colpa del popolo ignorante, un altro classico dell'intelligenzia russa, e i lamenti che accompagnano questo nuovo esodo sembrano ripetere quelli di cento anni fa, quando i bolscevichi mandavano in esilio i «piroscafi dei filosofi».

 

rapper face

Maxim Trudolyubov, ricercatore all'istituto Kennan di Washington, inizia però prudentemente un dibattito sacrilego fino a un mese fa, sulla «tendenza della cultura russa di chiudersi in se stessa, di peccare di narcisismo e arroganza verso gli altri popoli». I miti della grande letteratura, del miglior balletto, della lingua più ricca, scrive sulla newsletter Kit, hanno alimentato l'idea di «una grandezza data per scontata», ma oggi l'identità russa si scopre basata semmai «sul complesso di grandezza», mentre il diritto a stare dalla parte giusta passa a quegli ucraini disprezzati perfino dal dissidente e poeta Nobel Iosif Brodskij, che gli dedicò una poesia offensiva.

 

passaporto russo bruciato

E mentre Volodymyr Zelensky continua a rivolgersi ai russi in russo, e ad applaudire i pochi che sfidano il regime di Putin, molti ucraini di lingua russa passano alla lingua di Stato, e la distinzione di colpe individuali diventa sempre più faticosa di fronte alle folle che acclamano Putin, per convinzione, per paura o per costrizione, visto da Mariupol non fa una grande differenza. Nastia Kadetova, collaboratrice di Alexey Navalny di Pietroburgo, diffonde i video dei bambini estratti dalle macerie di Kharkiv: «È dura da guardare, ma dobbiamo farlo per accumulare rabbia verso i dementi che hanno coinvolto il nostro Paese in un crimine mostruoso».

mariupol devastata dai russi 7

 

La speranza è quella di rompere l'incantesimo della propaganda, svelare la realtà. Da quel processo iniziò la perestroika, e la fine dell'Urss tanto rimpianta da Putin. Ma è faticoso, quasi insopportabile: «La Russia bombarda mia madre», ripete quasi inebetito Oleg, un ucraino etnico con passaporto russo. Vive da anni a Praga, guarda in tv le bombe cadere su Kiev, e poi esplode in un urlo: «È tutto un fake! Dove sono i cadaveri? Dovrebbero essere tanti, non li vedo! È tutto falso!». Una reazione di rifiuto, di fronte a un mondo che sta crollando.

 

alexey navalny e yuri dud

 Quella Russia che «aveva salvato l'Europa dal male non esiste più, ora noi siamo quelli che hanno creato, o almeno non hanno impedito, un nuovo male. Siamo falliti come nazione», scrive il giornalista Ilya Krashilshik in un editoriale sul New York Times che ha fatto esplodere la polemica nell'intellighenzia emigrata. Mikhail Gorbaciov era riuscito nel miracolo di far emergere i sovietici dalle rovine del totalitarismo come vittime, e ogni discorso sul pentimento, l'elaborazione della colpa e l'ammissione della responsabilità era stato presto sommerso dall'offesa per essersi scoperti non più grandi, di aver perso l'impero, di essere stati rimandati alla scuola della civiltà. I russi non hanno mai chiesto scusa per aver invaso polacchi, cechi, slovacchi, ungheresi, finlandesi.

 

mezzi russi distrutti 2

Dovranno farlo ora con gli ucraini, e la critica televisiva Ksenia Larina dice che dopo la guerra i russi «dovranno essere portati sulle rovine dell'Ucraina, per vedere con i loro occhi, come si era fatto con i tedeschi». Il paragone viene finalmente reso esplicito, insieme alla fine dell'illusione che un totalitarismo possa ravvedersi da solo, e Larina chiede una «denazificazione, una deputinizzazione di un Paese impazzito». Ma accanirsi contro il regime non basta, è un modo per sentirsi di nuovo vittime, avverte Krasilshik, mentre è arrivato il momento di crescere, di assumersi la propria responsabilità, di ammettere le colpe e di guadagnarsi il perdono. Una nuova Russia, se un giorno nascerà, potrà ripartire solo da quel senso di vergogna che oggi il dittatore le proibisce di provare.

yuri dud 3mezzi russi distrutti a kharhiv 1mariupol devastata dai russi 1vladislav davidzon il centro commerciale di kiev distrutto dai russi 5il centro commerciale di kiev distrutto dai russi 4yuri dud 2vladislav davidzon 1rapper face 2

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…