Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
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Tutta colpa di alcune suore cattive se Eleonora Abbagnato non è diventata Étoile della Scala. Era finita a Milano, in un pensionato di suore, per seguire i corsi della Scuola di ballo del teatro alla Scala. Era piccolina, dieci anni, e la sua mamma si era premurata di pagare le suore perché la mandassero a scuola accompagnata e invece, quelle furbastre, le avevano comprato solo il biglietto del tram.
Via da Milano, tappa a Montecarlo, incontro con Roland Petit e poi Parigi e poi prima Étoile italiana dell’Opéra di Parigi. «Eleonora Abbagnato. Una stella che danza», regia di Irish Braschi, è un ritratto inedito e, per tanti versi, sorprendente della grazia, della fatica, del talento di una grande ballerina (Rai3). I filmati inediti della sua infanzia a Palermo e delle sue prime prove testimoniano di una determinazione fuori del comune: le sue compagne la temevano e lei non faceva niente per non farsi temere.
«Quando entrai nella scuola di danza dell’Opéra di Parigi, ero l’unica italiana e le madri delle altre danzatrici mi chiamavano la “petite mafieuse”. Oggi sarebbe un insulto, all’epoca non mi rendevo conto del peso della parola mafiosa e ci ridevo sopra… avevo solo 14 anni». […]
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