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LI CHIAMANO "INTERVENTI STRUTTURALI" O "SITUAZIONI DI ECCEDENZA" MA SONO SEMPRE LICENZIAMENTI COLLETTIVI - LA MULTINAZIONALE FRANCESE CARREFOUR FA FUORI 770 DIPENDENTI IN TUTTA ITALIA SPARSI IN 106 PUNTI VENDITA PERCHÉ I CONTI NON TORNANO PIÙ - L'AZIENDA PARLA DI USCITE SU BASE VOLONTARIA, MA I SINDACATI SONO INCAZZATI E CHIEDONO INVESTIMENTI…

Leonardo Di Paco per "La Stampa"

 

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Per l'azienda sono «interventi strutturali» figli di «situazioni di eccedenza» mentre lavoratori e sindacati usano un termine ben più immediato e feroce: licenziamenti. Sono tanti, 770 in tutta Italia sparsi in 106 punti vendita, i dipendenti di Carrefour coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo attivata dalla multinazionale francese della grande distribuzione.

 

«I motivi sono da individuarsi nella grave situazione economico gestionale. Il complessivo calo del fatturato e dei clienti da un lato, e l'incidenza del costo del lavoro dall'altro, hanno determinato una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale volto a riequilibrare il rapporto tra personale e fatturato» si legge nella nota diffusa dal colosso della Gdo.

 

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Una doccia fredda arrivate, peraltro, nel giorno in cui Confesercenti ha lanciato l'allarme sulla ripresa dei consumi, che secondo l'associazione «in Italia sarà più lenta di quella del Pil e a fine 2022 potrebbe non raggiungere i livelli pre-pandemia».

 

Il piano comunicato da Carrefour ai sindacati prevede la dismissione di 106 negozi in nove regioni della rete vendita diretta, di cui 82 Express e 24 Market, con il trasferimento a terzi imprenditori della rete in franchising: Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Sardegna i territori coinvolti dalla razionalizzazione.

 

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Sono coinvolti 600 collaboratori dei punti vendita diretti su tutto il territorio nazionale e 170 nella sede centrale. Carrefour, che nel nostro Paese vanta un giro d'affari di 4,6 miliardi di euro, ha fatto sapere che il piano di esodi incentivati presentato ai sindacati «sarà gestito su base esclusivamente volontaria tramite l'attivazione di una procedura formale come previsto dalla legge».

 

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Per rendere la pillola meno amara Carrefour ha poi assicurato «l'impegno, nell'ambito del confronto con i sindacati e con le istituzioni preposte, ad assicurare ad ogni collaboratore coinvolto la migliore soluzione possibile, favorendo il ricollocamento interno e percorsi per l'imprenditorialità» e assicura la volontà «di restare e continuare ad investire in Italia, con l'obiettivo di tornare alla profittabilità e ad una crescita duratura e sostenibile».

 

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Sul piede di guerra i sindacati. La Fisascat Cisl, per bocca del segretario generale aggiunto della federazione Vincenzo Dell'Orefice, «ritiene non percorribile la strada di un confronto finalizzato unicamente a consentire licenziamenti e cessioni di negozi a terzi».

 

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Il sindacalista sollecita Carrefour Italia «a integrare il proprio piano d'azione con delle parti relative alla prospettiva futura della rete a gestione diretta in Italia». A cominciare da «un dettagliato piano di investimenti sulla rete commerciale fisica, che presenta, in moltissimi casi, difetti strutturali che rendono sempre meno fruibili i punti di vendita e che, sovente, finiscono per allontanare la clientela dal marchio».

 

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Per poi intervenire con «un focus sull'ipermercato, format che nell'ambito dell'organizzazione aziendale della multinazionale francese in Italia riveste un ruolo significativo, anche in termini di occupati, e che, pertanto, va necessariamente rilanciato, se effettivamente Carrefour vuole restare nel nostro Paese».

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