masolino d amico libro pettegolezzi

‘’EPISTOLARIO ALTRUI’’, CAZZI NOSTRI - MALDICENZE, SEGRETI, PASSIONI AMOROSE AVARIATE, DEBITI, LACRIME E GOSSIP DISTRIBUITI SU TRE SECOLI DI LETTERE SPEDITE E RINTRACCIATE DA MASOLINO D'AMICO NEL SUO NUOVO EFFERVESCENTE LIBRO - DIRK BOGARDE SI GIUSTIFICA CON JOSEPH LOSEY PER AVER ACCETTATO MORTE A VENEZIA DI VISCONTI E SCRIVE CHE MASTROIANNI "SAPEVA DI NON ESSERE ADATTO» E COMUNQUE "ODIAVA IL FILM" - "IL GIOCO È SPIARE A CASA DI QUALCUNO..."

Alessandra Quattrocchi per “il Venerdì di Repubblica

 

il libro epistolario altrui

Passioni amorose di genere vario, debiti, aneddoti, alcolismo, primadonnismo, lacrime e gossip distribuiti su tre secoli in Epistolario altrui (Bompiani) di Masolino D'Amico. Un florilegio nato dalla ricca biblioteca del critico e dai tempi morti del lockdown: «Mi sono accorto che avevo tante collezioni di lettere; mi piacciono quelle significative che tracciano un ritratto. Avevo in testa tre o quattro persone che sono i lettori ideali di queste lettere e so che si divertirebbero».

 

Da Napoli John Keats, certo di morire presto di tisi, piange per la fidanzata Fanny Browne; Evelyn Waugh racconta con verve un esilarante episodio di guerra; Lord Byron riporta le sue indiscrezioni veneziane con l'amante Marianna; Dylan Thomas chiede soldi alla principessa Caetani; Norman Mailer si dichiara «vuoto, logoro, piatto, annoiato, strizzato come uno strofinaccio»; Dirk Bogarde si giustifica con Joseph Losey per aver accettato Morte a Venezia di Visconti e scrive che Mastroianni «sapeva di non essere adatto» e comunque «ODIAVA il film».

 

masolino d amico

Molte lettere sono legate a paesaggi italiani, ritradotte tutte dall'inglese. Un librino, un divertissement: D'Amico lo racconta in ambientazione molto adatta, dalla terrazza della Casa del Cinema a Roma.

 

INCUBO A CASA ZEFFIRELLI

Se la raccolta è anche un po' autobiografica, è perché certo l'anglista non ha mai conosciuto Samuel Johnson o George Bernard Shaw, ma li ha studiati tutta la vita, e per lavoro proprio e frequentazioni di famiglia ha costeggiato tutto il grande teatro e cinema italiano.

 

Per esempio, ci sono le lettere disperate di John Gielgud quando, nel 1961, il mirabile attore inglese è costretto a passare qualche giorno in Toscana con Franco Zeffirelli. Spiega D'Amico: «Zeffirelli aveva debuttato all'Old Vic con un Romeo e Giulietta di grandissimo successo, e Gielgud si affidò al giovane genio per mettere in scena a Stratford l'Otello, che non aveva mai osato affrontare».

 

john keats

Ma ecco come Gielgud descrive l'atmosfera di Castiglioncello: «Orridi letti duri, stanze vuote, poca acqua calda, scogli puntuti da cui fare il bagno, tempeste, pazze spedizioni nell'auto di Franco, Joan Sutherland e un entourage di sei persone... una folle gita a Spoleto per vedere i balletti di Robbins, e Franco è partito così tardi che siamo arrivati quando erano appena finiti!».

 

suso Cecchi D’Amico Zeffirelli

Un'Italia da Dolce Vita, ma l'esperimento in teatro poi andò male: «Al solito» dice D'Amico «Zeffirelli lasciava che gli attori facessero quello che volevano e costruiva una cornice, con scenografie complicatissime che a Stratford non sapevano montare, mentre Gielgud aveva bisogno di essere protetto; la prima fu disastrosa. Mi diverte perché mia madre a quella prima ci andò...».

 

Suso Cecchi d'Amico, sceneggiatrice di capolavori, plana anche in una lettera di Visconti, e qui il ricordo di D'Amico non è mediato: «Luchino aveva preso le distanze dall'edizione statunitense del Gattopardo, perché avevano completamente stravolto il film cambiando il doppiaggio e rimontando alcune scene.

il regista luchino visconti con la sceneggiatrice suso cecchi d amico

 

Al debutto a New York, lui e mia madre uscirono a metà film. Poi Visconti venne a sapere che in Inghilterra stavano proiettando proprio quella versione, e a Londra lui ci teneva. Telefonò in emergenza a casa nostra, c'ero solo io e mi disse: "vieni qui subito, dobbiamo scrivere una lettera al Times". Andai, la scrivemmo, col mio inglese di allora. Cinquant' anni dopo l'ho trovata nell'archivio del Times, oggi è tutto online...».

 

QUANDO LE POSTE FUNZIONAVANO

C'è anche la serissima, preoccupata missiva di Elia Kazan al direttivo dell'Actor's Studio, la celebre scuola di Lee Strasberg che insegnava l'esigenza di introdursi nella psicologia del personaggio, totem di tanto cinema americano.

 

Lettera del 1987: il regista di Fronte del Porto e Gli ultimi fuochi, rientrato a guidare la scuola, scopre con orrore l'impreparazione dei giovani allievi nell'Abc della scena: «Tutta la nostra gente manca di addestramento... abbiamo trascurato molte delle zone più importanti del talento di un attore per la nostra preoccupazione per la psiche... Una conseguenza fu che alcuni dei nostri attori parlavano bene ma spesso non producevano niente di più che una posa psicologica con occhi vitrei».

franco zeffirelli e luchino visconti

 

Un altro filo conduttore: i ritratti di tanti scrittori inglesi, di un'epoca distante senza telefoni: «In Inghilterra si scriveva molto, in tutto l'Ottocento e anche prima; la posta era efficiente, a Londra le lettere arrivavano subito, e poi le conservavano, con la loro carta pesante e la bella grafia» continua D'Amico.

 

oscar wilde

«Meravigliosa è la lettera con cui Oscar Wilde, esiliato a Parigi dopo la condanna per sodomia, scrive per congratularsi del matrimonio dell'amica Frances Forber-Robertson. Un uomo distrutto che tira fuori quell'allegria triste... Straordinario Jonathan Swift che racconta di aver aiutato a negare la grazia a un uomo condannato per stupro. Il sottosegretario era disposto a salvarlo, in base al vecchio concetto che una donna non può essere violentata... Cosa? Una donna dev'essere violentata perché è una puttana? E lo fece impiccare, ma che modernità: nel 1711!».

 

LEWIS CARROLL

E ancora: Lady Montague da Brescia racconta in dettaglio alla figlia di come abbia sedato un italico marito furioso perché aveva scoperto la moglie a letto con un altro (1753). E poi c'è Lewis Carroll che scrive a Gertrude Chataway, una delle bimbette di cui era invaghito, della bocca che gli faceva male per aver «dato troppi baci», eppure gliene doveva «ancora centottanta»: letterina deliziosa quanto ambigua dell'autore di Alice, che «per vent'anni ha fotografato queste bambine nelle sue stanze a Oxford, e diventava una belva se qualcuno insinuava che ci fosse qualcosa di improprio; era completamente scisso fra l'amore per le bimbe e il suo profondo moralismo vittoriano» commenta D'Amico.

 

dirk bogarde morte a venezia

lettera di oscar wilde

Nel libro ogni lettera è preceduta da una premessa di contesto: «ma sono rimasto fedele al mio principio di fare introduzioni e note più brevi possibili». Maldicenze, segreti: «Il gioco è spiare a casa di qualcuno; è come ascoltare le chiacchiere di amici». Ma con la coscienza a posto: sono, in fondo, tutti passati a miglior vita.

samuel johnson

bice brichetto, luchino visconti, monica vitti, valentina cortese, mauro bolognini, franco zeffirelli, lucia bose'

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