banco dei pegni pegno

DI MALE IN PEGNO - IL RINCARO DEI COSTI ENERGETICI COSTRINGE FAMIGLIE IN TUTTA ITALIA A CEDERE IN PEGNO I LORO GIOIELLI DI FAMIGLIA - SAREBBERO ALMENO 32MILA GLI ITALIANI COSTRETTI A QUESTA STRADA (+11% DEI PRESTITI RISPETTO ALL'ANNO SCORSO) - È BOOM ANCHE LA CESSIONE DEL QUINTO DELLO STIPENDIO IN CAMBIO DI FINANZIAMENTI - "FINO A QUALCHE TEMPO FA ERA DIFFUSO UN SENSO DI VERGOGNA PERCHÉ BISOGNAVA INFORMARE IL DATORE DI LAVORO CHE CI SI STAVA INDEBITANDO, MA OGGI…"

Gabriele De Stefamo per "La Stampa"

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«Sono proprio stanca adesso, ci crede? Stanca, stanca. Vado a dormire». E' mezzogiorno, ma al Monte dei Pegni di Torino una cliente ha già fatto giornata, esausta. L'impiegata annuisce, un gesto di comprensione fa parte del mestiere come in tutti quei lavori in cui dai un servizio, sì, ma devi anche aver voglia e cuore per due parole in più. La cliente è una signora sulla sessantina e ha appena lasciato allo sportello un po' di gioielli di famiglia.

 

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Una contrattazione nemmeno troppo breve e qualche centinaio di euro da portare a casa senza nemmeno il dispiacere di considerare tutto perso per sempre: ci sono due anni di tempo per ricomprarseli a un tasso del 9,5% annuo. Ma la fame di denaro da spendere subito si placa anche così e c'è poco da stupirsi dopo due anni di pandemia, nemmeno il tempo di tornare a respirare ed ecco la crisi energetica, le bollette fuori controllo, la spesa aumentata del 10% in pochi mesi.

 

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Nella sede di via Botero, il più antico Monte dei Pegni d'Italia nell'eleganza del quadrilatero romano, gli sportelli aperti sono cinque, ma si fa quasi un'ora di fila prima di poter lasciare ori e orologi di marca (altri beni non sono accettati). Nessuno chiacchiera col vicino, tutti seduti, una mano in tasca a stringere la speranza racchiusa nei gioielli da cedere, occhi fissi sugli smartphone.

 

Più grande di tutti, appeso al muro, il cartellone pubblicitario: «Credito su pegno: nessuna indagine patrimoniale, finanziamento immediato, sicuro, professionale, riservato». E ancora: «La tua soddisfazione al centro», «la tua privacy prima di tutto». Raccontano dalla società, la Banca Sistema che due anni fa ha rilevato ProntoPegno da Intesa Sanpaolo, che l'universo di questo do ut des vecchio sei secoli è cambiato tantissimo negli anni: il 98% dei beni viene riscattato, dunque la clientela non è fatta di disperati che in poche ore avranno bruciato tutto per pagare spesa e bollette.

 

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Sono persone alle prese soprattutto con urgenze, spiegano sempre dall'azienda, clienti in difficoltà temporanea o che puntano a spese velleitarie: un viaggio, un abito firmato, un regalo alla fidanzata. Quel che è certo è che in coda non si respira l'aria frizzantina dell'attesa dei voli per i Caraibi: la pesantezza è negli occhi che non si vogliono incrociare col vicino di posto, la fatica è nelle parole della cliente che ora non vede l'ora di andarsene.

 

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Nei primi nove mesi dell'anno sono aumentate dell'11% le polizze, cioè le cessioni di beni in pegno, per un volume d'affari cresciuto del 5%. Trentaduemila italiani hanno scelto questa strada. La società ora cambierà nome: da ProntoPegno a Kruso Capital. Bisogna dare il segno che siamo in un'era nuova, ma anche una lucidata alla patina di stigma che entrando qui non si può non sentire addosso.

PRESTITO

 

Quello stigma che sta abbandonando la cessione del quinto dello stipendio: i numeri di Banca d'Italia dicono che è lo strumento di finanziamento in più rapida ascesa nei mesi delle bollette impazzite. «Fino a qualche tempo fa era diffuso un senso di vergogna perché bisognava informare il datore di lavoro che ci si stava indebitando, ora che i tassi di interesse sono diventati più convenienti questo imbarazzo è stato in gran parte superato: è conveniente farlo» dice Nicoletta Papucci, direttore marketing di PrestitiOnline.it.

 

PRESTITO

Incassare una somma di denaro considerevole e poi restituirla facendosi prelevare ogni mese il 20% dello stipendio muove al 30 giugno 2022 un volume d'affari di 17,2 miliardi di euro: quasi un miliardo e mezzo in più rispetto a un anno fa (+9%) e addirittura 3,3 miliardi oltre i livelli pre-Covid (il 23% in più). Uno su due lo fa per una cifra destinata a bruciarsi molto in fretta: sotto i 15 mila euro. Di altri due miliardi in dieci mesi è cresciuto il volume dei prestiti personali da 57 a 59 miliardi, di due miliardi e mezzo quello dei leasing (da 30,7 a 33,3).

 

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Non sono i vecchi prestiti al consumo per comprare l'auto, la tv o il computer a rate: «Nell'ultimo anno c'è stata un'inversione di rotta molto decisa - aggiunge Papucci -. I prestiti personali continuano ad accelerare, ad agosto eravamo a +25% rispetto al 2021. Oggi i nostri consulenti ci dicono che almeno una richiesta di denaro su tre serve per far fronte alle spese quotidiane: gli alimentari, le bollette, la scuola del figlio». Tra indebitarsi e affidarsi agli orecchini della nonna, la differenza è minima. Nel Paese dei cinque milioni e mezzo di persone in povertà assoluta e dei salari più bassi d'Europa, l'orizzonte resta appeso all'oggi.

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