mariupol stalingrado

MARIUPOL, LA STALINGRADO DEL TERZO MILLENNIO – QUIRICO: “LA STORIA RISERVA STRANE COMBINAZIONI, CAPOVOLGE I DESTINI, LI FA SPECCHIARE L'UNO NELL'ALTRO COME PER PRENDERSI GIOCO DEGLI UOMINI E DELLA LORO ILLUSIONE DI ESSERNE I PADRONI, DI TENERLI SALDAMENTE IN PUGNO. NELL'AGOSTO DEL 1942 I SOLDATI RUSSI, E UCRAINI, CON ALLE SPALLE IL VOLGA, BARRICATI IN UNA FONDERIA TRASFORMATA IN FORTEZZA, CAMBIARONO IL CORSO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE FERMANDO LA SESTA ARMATA NAZISTA. OTTANTA ANNI DOPO LE PARTI SONO ROVESCIATE. SONO I SOLDATI RUSSI GLI INVASORI CHE DEVONO STRAPPARE I RUDERI DELLA PIÙ GRANDE FONDERIA D'EUROPA AL BATTAGLIONE AZOV…”

Domenico Quirico per "La Stampa"

 

battaglia di stalingrado 3

Tutti i bambini russi, da generazioni, crescono sillabando questi nomi: la fonderia "Ottobre rosso", la fabbrica di cannoni "Barricata rossa", lo stabilimento chimico "Lazul''. A ripeterle quelle parole si gonfiano di epopea, di storia, di gloria.

Anche se oggi il luogo dove sorgevano ha cambiato nome, Volgograd, per loro per sempre sarà Stalingrado, la città del mito russo, della grande guerra patriottica.

Tra dieci, venti anni tutti i bambini in Ucraina impareranno a memoria un altro nome: la fonderia Azovstal, lo scriveranno nei compiti a scuola, la ripeteranno riempiendola di gloria, di eroismo, di sacrificio patriottico.

MARIUPOL

 

Forse su Mariupol dove sorge lo stabilimento sventolerà un'altra bandiera, quella russa, ma per loro sarà sempre la città della gloria dove un pugno di soldati ucraini preferirono morire tra le rovine che arrendersi. Così nascono le leggende. E le guerre senza fine. Ottobre rosso, Azovstal restano nella memoria tutta la vita, si radicano, si infiltrano, incominciano a crescere e germogliare, fino a trasformarsi in qualcosa di grande, raccolgono tutta l'essenza di ciò che è avvenuto.

 

battaglia di stalingrado 2

La storia riserva strane combinazioni, capovolge i destini, li fa specchiare l'uno nell'altro come per prendersi gioco degli uomini e della loro illusione di esserne i padroni, di tenerli saldamente in pugno. Nell'agosto del 1942 i soldati russi, e ucraini, con alle spalle il Volga, barricati in una fonderia trasformata in fortezza, cambiarono il corso della Seconda guerra mondiale fermando la sesta armata nazista. Ottanta anni dopo le parti sono rovesciate. Sono i soldati russi gli invasori che devono, metro dopo metro, strappare i ruderi della più grande fonderia d'Europa ai fanti di marina e ai miliziani del battaglione Azov che rifiutano la resa. Per i russi i discutibili ultra nazionalisti dell'Azov sono «i nazisti».

mariupol 1

 

Aggrediti e invasori, vittime e aggressori: lo scambio delle parti nell'atroce gioco delle guerre.

Stalingrado era una bella città nel 1942, come Mariupol 50 giorni fa. Con una università, grandi spazi aperti, ombre fresche e lunghe, parchi e blocchi di appartamenti bianchi con certe figure di donna sulle facciate a sorreggere niente, palazzi dall'aspetto immacolato che riflettevano il grande fiume e la abbagliante luce estiva. Portava il nome del Padrone, era simbolo e vetrina del mondo nuovo.

Quando i tedeschi attaccarono il 23 agosto, seicento aerei, a turno, volando basso, la schiantarono pezzo a pezzo. Da settimane i civili fuggivano verso il Volga portandosi dietro fagotti, carrette, spronando il bestiame.

 

battaglia di stalingrado 1

Come a Mariupol avevano dato loro pale, carriole e ciocchi di legno per costruire all'ultimo momento trappole per carri armati e trincee. Ma avevano capito che sarebbero servite a poco. Sapevano che la armata del generale Ciukov, un tipo ambizioso, ostinato, sopravvissuto nei tempi di ferro di Stalin, aveva l'ordine di morire nella stretta lingua di terra che correva lungo il fiume, come se dall'altra sponda del Volga non ci fosse terra.

Molti non ebbero il tempo di fuggire, nel primo giorno e nella prima notte di bombardamenti morirono in quarantamila.

 

mariupol 2

Anche a Mariupol i russi sono arrivati troppo presto, il 13 marzo. E pare che, dice Mosca, ormai le aree urbane sono state "ripulite" dalle forze ucraine.

Accade sempre così, si spera, si ritarda, forse il fronte si sposterà. Non lo sanno ma gli Stati maggiori hanno già tirato un segno rosso sulla carta geografica: qui vietata la resa, obbligatorio morire.

Oltre diecimila civili sono già morti. I soldati rimasti si battono nella immensa acciaieria. Davanti a loro ad ogni lato ci sono i russi che si aprono la strada con l'apocalisse dei "Solntsepeck", che 80 anni fa si chiamavano "gli organi di Stalin", alle loro spalle il mare da cui non verrà alcun aiuto.

 

battaglia di stalingrado 5

Guardiamo Stalingrado dopo pochi giorni di battaglia: le case e le strade erano morte, sugli alberi non c'era più un ramo verde, tutto era stato distrutto dal fuoco, i palazzi erano una enorme discarica di frontoni in pezzi, nei pochi edifici ancora in piedi la gente si affollava cercando di portar via quello che non era stato distrutto.

Uomini si davano la caccia per uccidersi, con mitra, bombe a mano, baionette. Il Volga fumava per il calore delle granate tedesche.

 

mariupol

E ora guardate le fotografie di Mariupol con i suoi campanili amputati e le file interminabili di edifici distrutti i cui fregi neoclassici riposano le loro volute sui marciapiedi, il teatro, cupo, annerito e solitario si innalza tra un cumulo di macerie con una ferita di mattoni che sembra sanguinare al crepuscolo. Se volete vedere un paesaggio di rovine più desolato di un deserto, più selvaggio di una montagna e fantastico come un incubo angoscioso, allora avete due città a cui pensare ora, Stalingrado e Mariupol. Sono le città senza più luci come se cercassero di negare la propria esistenza, solo chilometri di edifici che sembrano aver spento gli occhi. I russi nella città sul Volga avevano ammassato mezzo milione di soldati, ne morirono più di trecentomila. A Mariupol i difensori ucraini sono ridotti a qualche migliaio, gli altri che difendevano la città, e molti di coloro che cercano di conquistarla da un mese, sono morti.

 

battaglia di stalingrado 4

Anche ottanta anni fa il cuore dell'epopea e della tragedia furono, nella parte Nord della città, gli indefinibili resti della fonderia Ottobre rosso: resti ancora alti, scolpiti arditamente dalle bombe come monumenti alla guerra, oppure piccoli come pietre tombali, travi contorte spuntavano dalle macerie come ruote di prua di navi affondate da tempo, e poi le sei ciminiere rimaste in piedi che un destino dotato di senso artistico aveva reciso dai capannoni distrutti si alzavano su mucchi grigi di calcinacci che sembravano eterne pietre messe lì dall'origine del mondo e apparecchiature fuse dal calore.

 

mariupol

La leggenda racconta che quando già i tedeschi erano nel sobborgo di Spartakovka e gli Stuka scendevano in picchiata gli ultimi carri armati uscirono senza verniciatura, appena montati, dalle catene di montaggio per gettarsi nella battaglia.

Nei sotterranei di Azovstal e allora in quelli di Ottobre rosso immaginate solo bombardamenti, rumore incessante, polvere, fuoco, freddo e buio. Il fetore di carne putrefatta si mischia con quello del metallo rovente e del sudore. In luoghi simili dieci giorni è il massimo che chiunque può sopportare, si diventa un po' meno che umani, si impara che esiste qualcosa peggiore della morte, restare mutilati o cadere in mano al nemico.

battaglia di stalingrado 6

 

Si comincia a provare una sorta di estasi durante l'azione che arriva al suicidio. E questo spinge anche a rifiutare la resa. Accadono cose eroiche e altre che sono la spietatezza e pura crudeltà. Bisogna diventare esseri di ferro. Agli uomini di Ottobre rosso fu detto che dovevano resistere perché dietro il Volga non c'era più niente. Non era vero: tre armate preparavano la trappola gigantesca per i tedeschi. Dietro Azovstal non c'è davvero più niente

mariupolvladimir putin 1 mariupol il battaglione azov distrugge carri armati russi volodymyr zelensky mariupol 5mariupol 4mariupol 1mariupol 3mariupol 2battaglia di stalingrado 7

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...