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I MISTERI DELLA CAMERA D’AMBRA - UN GRUPPO DI SOMMOZZATORI POLACCHI NEL BALTICO POTREBBE SVELARE CHE FINE HANNO FATTO I TESORI DELLA "BERNSTEINZIMMER", UNA STANZA RIVESTITA DA 107 PANNELLI DI AMBRA, REGALATA DAI PRUSSIANI NEL 1716 ALLO ZAR PIETRO IL GRANDE – IN FONDO AL MARE POTREBBE NASCONDERSI IL TESORO SACCHEGGIATO DAGLI UOMINI DI HITLER DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E…

 

Andrea Tarquini per "www.repubblica.it"

 

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Forse, grazie alla scoperta di un gruppo di sommozzatori polacchi nel Baltico, siamo vicini alla soluzione di uno dei più avvincenti gialli politici e culturali della storia contemporanea: la misteriosa sorte della Camera d'Ambra, la Bernsteinzimmer. Era un capolavoro di tesori d'arte regalato dai prussiani nel 1716 allo Zar modernizzatore Pietro il Grande - una stanza rivestita da 107 pannelli della preziosa resina fossilizzata - poi caduto in mano ai nazisti durante l'Operazione Barbarossa (la "guerra d'annientamento", Vernichtungskrieg, contro l'Urss con cui Hitler si scavò la fossa) e scomparso nel nulla dopo la disfatta del "Reich millenario".

 

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La novità è annunciata dai sommozzatori della Baltitech, un'azienda del più grande Paese orientale membro dell'Unione europea e della Nato. Come ha spiegato al Guardian uno dei loro capi, Tomasz Stachura, "immergendoci abbiamo scoperto per caso il relitto di una nave mercantile nazista, non lontano dalla nostra costa. Ed è piena non solo di autocarri e altro materiale militare, bensì di vasi preziosi e moltissime cassette ancora sigillate. Sospettiamo che proprio con quella nave i nazisti tentarono invano di portarsi a casa o altrove dove speravano di fuggire nel mondo, i tesori della Camera d'Ambra".

 

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Il relitto in questione è quello del mercantile Karlsruhe, bastimento civile requisito per emergenza bellica dal Reich. All'inizio del 1945, questo già lo si sapeva, il Karlsruhe salpó in corsa stracarico dal porto allora tedesco di Königsberg - la città natale di Immanuel Kant, oggi distretto militare russo e ribattezzata Kaliningrad dopo il 1945. A bordo, lasciando Königsberg assediata dall'Armata rossa, il Karlsruhe caricò di tutto: almeno 1800 civili e militari  tedeschi pronti a tutto pur di non cadere prigionieri dei sovietici nella loro avanzata vittoriosa che li avrebbe portati a Berlino, ma anche materiali e casse sigillate. Forse, appunto, sigillate perché contenevano i tesori della Camera d'Ambra. Cui i gerarchi nazisti, appassionati di arte e saccheggiatori di opere in tutta l'Europa occupata, non volevano rinunciare neanche nell'imminenza della disfatta. Le pareti della Camera d’Ambra, grande oltre cento metri, erano state rivestite da circa 100mila pezzi di resina del Mare del Nord che insieme pesavano più di sei tonnellate

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"Il cargo che fugge in corsa puntando sui porti tedeschi carico di casse misteriose aggiunge suspense alla suspense, e riaccende la speranza di essere vicini al ritrovamento di quel tesoro", dice sempre al Guardian un altro dei sommozzatori polacchi, Tomasz Zwara.

 

Il Karlsruhe faceva rotta sul primo porto ancora saldamente in mano al Reich, forse Kiel o Lubecca. Ma non ci arrivò mai. I nazisti una volta di più avevano sottovalutato l'implacabile, precisa potenza militare degli Alleati. Il cargo fu intercettato dai ricognitori d'alta quota della Voyenno-vozdushniye Silij (V-VS), l'aeronautica militare sovietica e oggi russa. Squadriglie di bombardieri tattici della V-VS, sia Tupolev sia bimotori americani B-25 Mitchell forniti dagli Usa, decollarono in allarme ed ebbero facile gioco nell'affondare la nave con poche bombe e siluri al largo della costa polacca.

 

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Poco dopo la guerra l'affondamento del Karlsruhe cadde nel dimenticatoio del mondo come episodio militare minore, mentre 13 milioni di tedeschi fuggivano dai territori orientali che stavano perdendo per sempre. Oggi il piccolo team dei sommozzatori polacchi ci riporta la storia davanti agli occhi, e il sogno di giallisti ed esperti d'arte di tutto il mondo, di trovare infine la Camera d'Ambra o quanto ne resta, torna vivo.

 

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La Camera d'Ambra si trovava nel palazzo zarista di San Pietroburgo intitolato alla zarina Caterina la Grande. Oggi al suo posto c´è solo una replica. Il nome di Pietro il Grande, lo zar che ricevette quel regalo, è portato da una delle piú moderne e temibili navi oceaniche della Voyenno-Morskoj Flot, la marina di Putin.

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