IN MORTE DI UN PRESIDE – DOPO IL SUICIDIO DI VITTORE PECCHINI, DIRIGENTE SCOLASTICO VENEZIANO CHE SI È TOLTO LA VITA ALLA VIGILIA DI UNO SCIOPERO CONTRO DI LUI, INIZIA IL RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ – IL PRESIDENTE NAZIONALE DIRIGENTISCUOLA TUONA: “SI È UCCISO PER IL MARTELLANTE CONCENTRICO ATTACCO ALLA PERSONA DELLE SIGLE SINDACALI” – MA I SINDACI NON CI STANNO: “NON ABBIAMO RESPONSABILITÀ, MA…”

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Giulia Busetto per il “Corriere della sera”

 

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Aveva una macchina da tè in presidenza. Mille filtri a seconda dei gusti di professori e studenti. Con una mano firmava i documenti e con l' altra reggeva la tazza fumante.

Accanto agli infusi il clarinetto. Talvolta lo suonava in pausa pranzo. Altre recitava poesie di Saba incantando i bidelli.

 

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Andando e tornando da scuola leggeva, leggeva, leggeva per calli e campielli veneziani. Una vita in barca. Il preside marinaio, lo chiamavano tutti. Finché il 25 maggio scorso Vittore Pecchini ha issato per l' ultima volta le vele e ha lasciato questo mondo. È successo alla vigilia dello sciopero d' istituto contro di lui. Ha ingerito una dose letale di nitrito di sodio. Pecchini gestiva otto scuole veneziane.

 

Quest' anno era approdato allo storico liceo lagunare, il Marco Polo, dove si sono diplomati anche Massimo Cacciari e Gianni De Michelis. E sono stati dolori: una contestazione nei suoi confronti che si è trascinata per mesi.

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Colpevole, secondo professori, genitori, studenti e sindacati tutti, di non essersi opposto a sufficienza alla decisione del Provveditorato di accorpare le classi terze e quarte. Assemblee, lettere, comunicati, picchetti. La questione è arrivata anche in Consiglio comunale.

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Fino allo sciopero d' istituto, evento rarissimo, appoggiato da tutti i sindacati e revocato dopo il suicidio.

I problemi personali però, ipotizzano le forze dell' ordine, sarebbero stati predominanti nella scelta di togliersi la vita. Non è d' accordo il presidente nazionale Dirigentiscuola Attilio Fratta: «È tutt' altro che irragionevole supporre che la causa scatenante sia stato il martellante concentrico attacco alla persona delle sigle sindacali di comparto» ha scritto in una lettera al ministro Bussetti, chiamando in causa anche l' Ufficio scolastico del Veneto.

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«Non abbiamo voltato le spalle al preside - ha detto la direttrice Usr Augusta Celada -. L' ho ricevuto più volte.

Una persona convinta della propria gestione, peraltro in linea con le normative». «Non abbiamo responsabilità nel gesto di Pecchini - ha detto anche Giuseppina Signoretto di Flc Cgil Venezia -, ma forse non abbiamo visto oltre».

 

«È stato un confronto trasparente, mai sceso sul piano personale» si difendono insegnanti, alunni e genitori. Gli ultimi hanno già ripreso la battaglia dove l' avevano lasciata. Perché nel frattempo la linea di Pecchini sull' accorpamento è passata e loro si sono rivolti a un avvocato. «Non possiamo accettare superclassi da 25 studenti in un palazzo storico veneziano con problemi di sicurezza. Faremo valere le nostre ragioni in ogni sede consentita».

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