gli ologrammi di storyfile

MORTO CHE PARLA - IL BUSINESS CIMITERIALE HA APERTO UNA NUOVA FRONTIERA: LA START-UP STATUNITENSE STORYFILE CONSENTE DI CREARE L’OLOGRAMMA DEL DEFUNTO IN GRADO DI INTERAGIRE CON I PARENTI. A PROVARLO SULLA PROPRIA PELLE È STATO LO STESSO FONDATORE STEPHEN SMITH CHE HA SOTTOPOSTO LA MAMMA 88ENNE A UNA RAFFICA DI DOMANDA: QUANDO L’ANZIANA È DECEDUTA, LE SUE INTERAZIONI SONO STATE SHAKERATE DA UN SOFTWARE CHE NE HA CREATO UN CLONE DIGITALE CHE RISPONDEVA AI QUESITI E… - VIDEO

Rodolfo Parietti per “il Giornale”

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Dài e dài, e siamo arrivati allo Spoon River dell'era post-moderna.

C'è il morto che parla, come nella tombola. Il de cuius, sorta di Lazzaro 2.0, ha però una marcia in più: è visibile e anche capace di interagire. Tu chiedi, lui ti risponde. Anche se è solo una sagoma che aggruma pixel, quindi fintamente vera, è perfetta ad uso funerario. E anche per far soldi.

 

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Non avendo mai avuto confini, il business cimiteriale ha aperto una nuova frontiera. La start-up statunitense StoryFile ha posato la pietra miliare. Merito del fondatore Stephen Smith, colui che ha gestito la Shoah Foundation di Steven Spielberg ed è specializzato nella conservazione dei ricordi dei sopravvissuti all'Olocausto. Uno che ama l'after life al punto da averla preparata in anticipo per la madre, Marina. A 88 anni, mammà è stata messa davanti a 20 telecamere e sottoposta a una raffica di domande (250) degna di un interrogatorio a Guantanamo.

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Le interazioni dell'ottuagenaria sono poi state «shakerate» da un software per creare un clone digitale.

Così, quando Marina è passata a miglior vita, Steve ha raccolto parenti e amici e proiettato su uno schermo l'ologramma della cara estinta. «La cosa straordinaria - ha confidato Smith - è stata che ha risposto alle loro domande con nuovi dettagli e onestà. Le persone in lutto potrebbero ottenere una versione più libera e più vera della persona amata perduta».

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Dunque, par di capire che per conoscere veramente l'essenza più intima di chi ci è stato magari accanto per anni occorra attenderne il trapasso. Forse grazie a StoryFile anche il Meursault di Camus avrebbe pianto al funerale della mamma, seppur l'idea di trovarsi davanti il morto virtualmente vivo non è che piaccia proprio a tutti. All'inizio di quest' anno, la start-up aveva creato una copia digitale dell'ex presidente della Screen Actors Guild, l'attore Ed Asner. Racconta il figlio, Matt: «Papà aveva coperto tutto: la sua infanzia, la sua storia lavorativa, la storia politica, la vita familiare». Ma al funerale, molti degli astanti, sotto choc, erano sgusciati via perché era quasi «come avere Ed nella stanza».

 

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Naturalmente, si può inquadrare StoryFile anche come una storia pop, dove più o meno tutti possono avere la possibilità di avere una seconda vita. Privilegio (?) finora solo appannaggio di artisti morti come la star del rock&roll Buddy Holly o come la principessa Leila, alias Carrie Fischer, riportata in vita in Guerre Stellari. Più in generale, poiché i semplici ricordi non sembrano bastare più, c'è un crescente interesse verso l'universo dei ricordi interattivi dei parenti.

 

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Microsoft ha acquisito una tecnologia brevettata utilizzando i post sui social media per reincarnare le persone come «chatbot»; MyHeritage, il sito di tracciamento degli antenati, offre «Deep Nostalgia», uno strumento per animare fotografie d'altri tempi dei tuoi cari; mentre Here After Ai consente agli utenti di registrare storie personali e di abbinarle a fotografie. Infine, c'è Amazon che punta su Alexa per leggere libri ad alta voce con la voce di un defunto. L'abbiamo scampata bella: zio Beppe non ci accenderà il forno.

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