NIENTE VACCINO? NIENTE LAVORO! – L'OBBLIGO DI VACCINAZIONE ANTI-COVID PER GLI OPERATORI SANITARI È LEGGE: CHI SI RIFIUTA VIENE SPOSTATO A SVOLGERE UN LAVORO CHE NON PREVEDE IL CONTATTO INTERPERSONALE (PREVISTO IL DEMANSIONAMENTO CON STIPENDIO INFERIORE). QUANDO NON È POSSIBILE LO SPOSTAMENTO, SCATTA LA SOSPENSIONE, DURANTE LA QUALE SI RIMANE SENZA RETRIBUZIONE FINO ALLA FINE DELLA CAMPAGNA VACCINALE – SCUDO PENALE PER I VACCINATORI, MA NON PER…

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Niccolò Carratelli Paolo Russo per "la Stampa"

 

medici e infermieri covid 19 medici e infermieri covid 19

Gli operatori sanitari no vax più ortodossi rischiano di rimanere senza stipendio per otto mesi. L'obbligo di vaccinazione anti-Covid, per loro, adesso è legge. Per tutte le professioni sanitarie, anche per i farmacisti, le parafarmacie, gli studi privati. Chi si rifiuta deve essere spostato a svolgere un lavoro che non preveda il contatto interpersonale o comporti il rischio di diffusione del contagio, anche se si tratta di una «mansione inferiore», con uno stipendio più basso.

 

Quando lo spostamento non è possibile, scatta la sospensione dal servizio, durante la quale «non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento». Uno stop che può durare finché l'interessato non si vaccina o fino al termine della campagna vaccinale nazionale, «comunque non oltre il 31 dicembre 2021».

infermiere stanco per il covid infermiere stanco per il covid

All'articolo 4 del decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri, viene messo in chiaro che «la vaccinazione può essere omessa o differita solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate».

 

Spostamenti o sospensioni Entro cinque giorni dall'entrata in vigore del decreto (quindi dal 7 aprile) ogni ordine professionale, a livello territoriale, «deve trasmettere l'elenco degli iscritti alla Regione o Provincia autonoma in cui ha sede». Stesso termine per la comunicazione da parte dei datori di lavoro, che devono indicare i nomi e l'indirizzo di residenza degli «operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture pubbliche o private del territorio».

 

infermiere  infermiere 

Entro dieci giorni dalla data di ricezione degli elenchi, Regioni e Province autonome «verificano lo stato vaccinale di ciascuno dei soggetti inseriti nelle liste». Se dai sistemi informatici non risulta l'avvenuta vaccinazione o la presentazione della richiesta, parte la segnalazione all'azienda sanitaria locale, che avvia l'accertamento. La posizione irregolare viene comunicata anche alla Regione e al datore di lavoro, che dovrà poi far scattare il demansionamento o la sospensione.

 

È facile prevedere che per gran parte di medici, infermieri o operatori socio-sanitari no vax, lo spostamento sarà complicato. Ma se negli ospedali quelli che rischiano di restare a casa non sono molti, scenario ben diverso si prospetta nelle residenze sanitarie, dove gli «espulsi» potrebbero lievitare, perché il 20% degli operatori socio-sanitari, per lo più al servizio degli anziani nelle Rsa, non si è vaccinato.

 

INFERMIERI VACCINAZIONE INFERMIERI VACCINAZIONE

«È uno scudetto» Chi non si vaccina viene punito, chi vaccina viene sollevato dalla responsabilità penale se «l'uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all'immissione in commercio e alle circolari pubblicate sul sito del Ministero della salute». Quindi, per medici, infermieri o farmacisti è «esclusa la punibilità» per i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose, verificatisi dopo l'iniezione. Questo non vuol dire, però, che non verranno iscritti nel registro degli indagati in un'eventuale inchiesta sulle procedure, con la conseguente necessità di trovarsi un avvocato.

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Anche per questo i medici si dicono delusi dallo scudo penale. «Lo chiamerei piuttosto scudetto e non certo di serie A», ironizza Carlo Palermo, segretario nazionale dell'Anaao, il più grande sindacato dei camici bianchi ospedalieri. «I sanitari sono tutelati rispetto a imperizia e negligenza - spiega - che nel caso di una semplice vaccinazione sono eventi più che rari». Quello che i medici volevano e non hanno ottenuto è lo scudo rispetto ai procedimenti giudiziari conseguenti alla somministrazione delle terapie anti-Covid. «Avevamo chiesto al governo di tenere in debito conto le difficoltà che i professionisti sanitari hanno affrontato e stanno affrontando nel combattere una malattia sconosciuta, per la quale le evidenze scientifiche sono in continuo divenire», lamenta il presidente della Federazione degli ordini medici, Filippo Anelli.

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Oggi, in effetti, ne sappiamo di più, ma per mesi i medici hanno utilizzato farmaci come la clorochina o gli anti-citochinici rivelatisi poi inefficaci, ma non privi di effetti collaterali. E, allora come oggi, si continua a ricorrere a farmaci «off label», ossia autorizzati per una patologia ma usati per altro, come nel caso dell'antivirale Remdesivir, pensato per combattere Ebola e somministrato, anche con successo, contro il Covid. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, tende la mano ai medici: «C'è l'impegno del governo a lavorare, in sede di conversione del decreto, a una protezione legale per il personale sanitario che vada oltre la semplice norma sulle vaccinazioni».

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