paladino conte

UNA NUOVA CAUSA PER L’AVVOCATO CONTE - CHIESTO IL GIUDIZIO PER CESARE PALADINO, PADRE DI OLIVIA, LA BIONDA FIDANZATA DEL PREMIER GIUSEPPE CONTE - L’ALBERGATORE, CHE GESTISTE IL “GRAND HOTEL PLAZA”, È ACCUSATO DI NON AVERE VERSATO DUE MILIONI DI TASSA DI SOGGIORNO DEI TURISTI PER CINQUE ANNI - SONO 40 GLI ALBERGATORI FINITI SOTTO INCHIESTA

Giulio De Santis per www.corriere.it

 

OLIVIA E CESARE PALADINO

L’amministratore unico della società che gestisce il «Gran Hotel Plaza» di via del Corso, Cesare Paladino, rischia di finire sotto processo con l’accusa di aver trattenuto per sè la quota della «tassa di soggiorno» pagata dai clienti per un totale di poco superiore a 2 milioni mai versata nelle casse del Campidoglio. Il pubblico ministero Alberto Pioletti ha infatti chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di peculato del manager: è il padre di Olivia, la fidanzata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

 

L’hotel Plaza è uno dei più noti della Capitale essendo stato il «quartier generale» di molti esponenti politici di primo piano negli anni d’oro della Prima Repubblica. Secondo gli accertamenti disposti dalla procura e affidati un anno fa alla polizia municipale dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è emerso che Paladino, 77 anni, avrebbe omesso i versamenti per 5 anni consecutivi, tra il 2014 e il 2018.

 

CESARE PALADINO E EWA AULIN

Il regolamento attuativo della delibera approvata dal Campidoglio il 29 luglio 2010 prevede che ogni albergatore abbia l’obbligo di girare al Comune i soldi pagati dai clienti per il contributo di soggiorno» alla scadenza del sedicesimo giorno della fine di ciascun trimestre solare. Ebbene, secondo il pubblico ministero, Paladino non avrebbe dato corso all’obbligo previsto dalle norme.

 

Questa la lista delle trasgressioni, messe per iscritto nel capo d’imputazione della procura, che sarebbero riconducibili a Paladino, amministratore unico della società Unione Esercizi Alberghieri di Lusso s.r.l. che gestisce la struttura ricettiva «Grand Hotel Plaza». La prima violazione risale al 2014, quando si è trattenuto 301 mila e 649 euro. Poi nel 2015 non ha versato 545 mila e 273 euro.

GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO

 

Anche nel 2016 è risultato inadempiente per altri 563 mila e 220 euro. Nel 2017 ha dimenticato di depositare sui conti capitolini 549 mila e 353 euro. Infine l’ultimo addebito contestato dal pm risale al 2018: in questo caso il mancato versamento della tassa di soggiorno è di 88 mila e 712 euro. Il totale è appunto 2 milioni e 47 mila 677 euro. La somma è stata sequestrata lo scorso 29 giugno dal gip, su richiesta del pm.

 

Non c’è solo Paladino nella lista degli albergatori finti nel mirino della procura. In totale sono 40 i proprietari e i gestori di hotel e bed & breakfast sotto inchiesta per non aver versato la tassa di soggiorno. Va ricordato che ogni cliente arriva a dare fino a sette euro per questo tipo di contributo. Agli imprenditori viene contestato il peculato perché nella riscossione del tributo sono incaricati di un pubblico servizio.

GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO

 

Qualifica che gli è stata attribuita a febbraio dello scorso anno da una sentenza della Corte di Cassazione. Da quel momento sono scattati gli accertamenti. Prima di Paladini, a finire indagato è stato Gianluca Violante, titolare dell’albergo Majestic in via Veneto, cui la procura ha sequestrato 412 mila euro. Subito dopo è stato il turno di Marco Visocchi, gestore dell’hotel The Duke in via Archimede, cui sono stati sequestrati 640 mila euro.

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