renzi bianchi carrai

NUOVI GUAI PER RENZI E IL GIGLIO FRACICO - “FINANZIAMENTI A OPEN PER SBLOCCARE I LAVORI” - I PM DEPOSITANO NUOVI ATTI. NELLE CARTE DELL’ARCHIVIAZIONE L’IMPRENDITORE PIZZAROTTI SPIEGA COME DECISE DI DONARE 50 MILA EURO ALLA FONDAZIONE - I RAPPORTI TRA IL COSTRUTTORE E UOMINI DI PESO DEL GIGLIO MAGICO COME L'AVVOCATO ALBERTO BIANCHI, L'IMPRENDITORE MARCO CARRAI E L'EX SOTTOSEGRETARIO LUCA LOTTI. TUTTO "NELLA PROSPETTIVA DI INTERVENIRE SU OPERE CONSIDERATE STRATEGICHE, QUASI TUTTE DA "SBLOCCARE, TRA CUI…

Luca Serranò per la Repubblica

 

matteo renzi udienza preliminare del processo open a firenze 5

Un canale di comunicazione con pezzi del governo e della politica su argomenti strategici per l'azienda. Questo, secondo l'iniziale ipotesi d'accusa, sarebbe stato lo scopo delle donazioni (50 mila euro) fatte dal costruttore Michele Pizzarotti alla Fondazione Open, la macchina da eventi che organizzava la Leopolda al centro di una inchiesta della procura fiorentina approdata nei giorni scorsi all'udienza preliminare.

 

boschi carrai renzi lotti

Proprio durante l'udienza preliminare i pm Luca Turco e Antonino Nastasi hanno depositato nuove informative della Guardia di finanza dedicate ai rapporti tra il costruttore e uomini di peso del Giglio magico come l'avvocato Alberto Bianchi, l'imprenditore Marco Carrai e l'ex sottosegretario Luca Lotti. Dalle carte si scopre che nel gennaio scorso Pizzarotti e Lotti erano stati iscritti sul registro degli indagati: gli accertamenti, però, non avrebbero dato riscontri, tanto che sul caso è stata poi chiesta l'archiviazione.

 

 

lotti renzi

Per gli inquirenti, i rapporti tra i due "fronti" restano esemplari dei meccanismi che governavano la Fondazione, "paravento" sempre secondo le accuse di un canale di finanziamento verso la corrente renziana del Pd (oltre all'ex premier sono imputati tra gli altri Bianchi, Carrai, Lotti, e Maria Elena Boschi).

 

La famiglia Pizzarotti, si legge nelle informative, scelse di non comparire come finanziatrice per motivi di riservatezza: "Era intenzionata a erogare il contributo tramite la holding di famiglia Mipien spa, invece, al fine di evitare che sul sito della Fondazione fosse pubblicato il nome della società, Michele Pizzarotti procedeva come persona fisica così da poter optare per non pubblicare il proprio nominativo tra i finanziatori". Le somme sarebbero state versate con tre bonifici tra marzo e ottobre 2014. Dallo stesso marzo 2014, per almeno un anno, il costruttore si sarebbe attivato "per ottenere l'interessamento diretto di Matteo Renzi e di Luca Lotti, in quel momento livello apicale della Presidenza del Consiglio dei Ministri".

 

 

Marco Carrai con Matteo Renzi

In particolare, scrivevano ancora i finanzieri, "l'evoluzione del rapporto presumibilmente avrebbe aumentato le possibilità di coltivare gli interessi della società (...) se da un lato finanziava la Fondazione e avviava interlocuzioni con gli esponenti e con le figure politiche di riferimento della stessa, dall'altro "agganciava" la sfera imprenditoriale di Carrai e la sfera professionale dell'avvocato Bianchi". Tutto "nella prospettiva di intervenire su iter legislativi, amministrativi, autorizzativi afferenti ad iniziative infrastrutturali" di Interesse. Una dozzina le opere considerate strategiche, quasi tutte da "sbloccare, tra cui la "tratta alta velocità Milano-Verona", la "Circumvesuviana -territorio di Pompei" e la "Linea D Metropolitana Roma", oltre a "Iniziative in Romania" e "in Algeria".

 

 

alberto bianchi

Nelle carte viene infine sottolineato un altro presunto intreccio con ambienti del Giglio magico, l'investimento da 100 mila euro fatto nell'agosto del 2014 da Pizzarotti in Wadi Ventures Sca, società lussemburghese specializzata in "servizi di consulenza finanziaria a imprese che intendono operare in Israele", in cui compariva anche Carrai. Lo stesso Carrai, nel marzo del 2016, si lamenta con Renzi di alcune ricostruzioni di stampa che segnalavano rapporti particolarmente stretti tra lui e lo stesso Pizzarotti proprio col tramite della Wadi.

 

Sono i giorni in cui l'imprenditore viene dato in pole position per la nomina al vertice dell'unità di cyber security di Palazzo Chigi: "Matteo se non ci sono controindicazioni io querelo il Fatto, mi sto cominciando a rompere un po' le palle, anzi me le sono già rotte del tutto - lo sfogo via Whatsapp - lo non sono mai andato in Lussemburgo. Non sono socio nella società dove è socio Pizzarotti che ho visto una volta in vita mia (...) Ora basta veramente. Non mi importa un c. di fare il capo della cvber security. Mi importa invece finirla con questo limbo di indecisione. Devo tutelare le mie aziende che ho costruito con sudore alzandomi la mattina alle 5 e correndo come un matto e dando lavoro a 90 ragazzi". Lavorando sulle informative della Guardia di finanza, però, i magistrati fiorentini non hanno alla fine rilevato reati contestabili, tanto da chiedere l'archiviazione per questo filone d'inchiesta.

 

Lotti Renzi matteo renzi udienza preliminare del processo open a firenze 4

 

 

ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHIALBERTO BIANCHILUCA LOTTI MATTEO RENZImatteo renzi udienza preliminare del processo open a firenze 3carrai renzi cybersecurity 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”