13 militari italiani in albania 1991

OGGI CI STUPIAMO DEGLI ALBANESI, IERI LORO SI STUPIRONO DI NOI: LA GRANDE STORIA DELL'OPERAZIONE PELLICANO, QUANDO NEL 1991 L'ALBANIA ERA AL COLLASSO E IL GOVERNO ITALIANO MANDÒ SOLDATI DI LEVA (DISARMATI!) AD AIUTARLA: DISTRIBUISCONO VIVERI, CURANO I MALATI, GARANTISCONO LA PUBBLICA SICUREZZA - QUANDO PERSONE ISOLATE DA ANNI VIDERO ARRIVARE GLI ELICOTTERI, SCAPPARONO TERRORIZZATE. MA GLI ITALIANI CI MISERO UNA SETTIMANA PER FARSI AMARE GRAZIE A… - IL RACCONTO DI NICOLÒ ZULIANI

operazione il pellicano

 

Nicolò Zuliani per www.termometropolitico.it

 

Nel 1985 muore Enver Hoxha, dittatore comunista e fanatico maoista che aveva rotto con Tito perché lo considerava troppo moderato. Lascia uno Stato ridotto a meno del terzo mondo. In Albania non si può uscire né entrare, non esiste proprietà privata, chi contesta viene giustiziato in piazza e si può votare un solo partito, l’unico: il Partito del Lavoro dell’Albania. Viene definita “una prigione a cielo aperto”.

 

 

 

01 albanesi in viaggio per l italia

 

Dopo Hoxa seguono governi instabili che compensano errori con orrori: la polizia diventa ancora più aggressiva e la qualità della vita precipita.

 

 

 

 

 

 

 

Quando nel 1989 viene abbattuto il Muro di Berlino, l’economia albanese è al collasso. Il reddito pro capite annuo è di 750 dollari, i diritti civili sono azzerati. I cittadini, nascosti in casa, puntano le antenne della televisione verso l’Italia e sognano. Trasmissioni come La ruota della fortuna, Giochi senza frontiere, Non è la Rai, il Karaoke, per loro sono la prova che dall’altra parte del mare c’è un paradiso di benessere, libertà, bellezza e futuro.

Così decidono che è meglio morire provando a raggiungerlo che restare lì a morire di fame guardandolo.

02 prima pagine sull arrivo degli albanesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’8 agosto 1991, a Durazzo, il comandante della nave mercantile Vlora, Halim Milqui, sta sbarcando le scorte di zucchero prese da Cuba. Sente rumori sul molo e vede una folla di civili sfondare il cancello e salire a bordo. Sono decine, poi centinaia, poi migliaia. Alcuni sono armati e lo minacciano di riprendere il largo per portarli in Italia. Non ha scelta, e così facendo si presenta al largo di Brindisi con 20,000 anime.

Le foto fanno il giro del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uomini, donne e bambini ridotti in stati pietosi e denutriti raccontano ai giornalisti orrori e miserie impensabili. L’ONU valuta quale sia la soluzione più conveniente a livello economico e politico, mentre il governo italiano si rende conto che sta per affrontare – da solo – un esodo di proporzioni bibliche.

 

 

 

 

 

 

03 soldati di leva

Ci vuol poco a capire che i profughi non caleranno, anzi, aumenteranno. Tra i disperati che scappano dalla fame si nascondono banditi che li torturano o derubano del poco che possiedono, e ne approfittano per organizzare traffici di droga ed esseri umani. Andreotti decide che il problema va risolto alla radice, contatta il governo albanese e si offre di aiutarlo con l’unico personale che ha a disposizione: i soldati di leva.

 

 

 

 

 

 

04 militari in albani

 

 

 

 

 

Nel 1991 era ancora obbligatorio fare un anno sotto le armi. In quell’Italia così distante e diversa non esistevano Internet, Expedia, bed and breakfast; molti diciottenni uscivano dal proprio paesino solo in quell’occasione. Quando viene loro proposto di andare in Albania per un’operazione umanitaria – con stipendio 1200 dollari al mese, circa 2,400,000 di lire dell’epoca – la prendono bene. Firmano, salutano la famiglia, fanno i bagagli e s’imbarcano a bordo di un Chinhook diretti verso un paese che sta sprofondando nel medioevo.

 

 

 

05 albania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questo va aggiunto che a nessuno Stato piace l’idea di vedere truppe straniere sbarcare sul proprio territorio, quindi l’allora primo ministro albanese pone una condizione: militari va bene, ma devono essere disarmati. L’Italia acconsente, con l’unica eccezione dei carabinieri del Tuscania che hanno compito – anche – di polizia militare.

 

L’operazione Pellicano inizia il 2 settembre 1991.

06 navi militari italiane verso l albania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’idea è semplice: dissuadere l’emigrazione fornendo aiuti e protezione affinché i civili possano ricominciare una nuova vita. Purtroppo l’Albania è lo Stato più chiuso del mondo; le comunità vivono in paesini arroccati tra le montagne tra strade sterrate, spesso assediati da bande armate oppure ostaggio di ribelli che van poco per il sottile. Portare aiuti in quelle condizioni è difficilissimo per logistica e per il salasso economico. Per ogni miliardo di lire che l’Italia spende in aiuti umanitari, trasporto e sicurezza le costa cinque volte tanto.

 

 

07 elicotteri italiani verso l albania operazione pellicano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

08 mezzi militari italiani

Nessuno di loro è preparato alle condizioni che troverà lì, ma mai quanto gli albanesi che pregano per un aiuto e vedono arrivare dal cielo elicotteri militari. Molti nei villaggi scappano credendo si tratti della sempre minacciata invasione imperialista, poi restano allibiti quando dai chinhook sciamano fuori frotte di ragazzini.

 

 

 

 

 

09 militari italiani con bandiera albanese

 

 

 

 

 

 

 

 

Impiegano pochissimo a guadagnarsi il favore della popolazione, complice il fatto che tutti capiscono l’italiano e soprattutto hanno una cosa in comune: la televisione. Fiorello, Raffaella Carrà, Bruno Vespa, Ambra, sono argomento di conversazione e dibattito, i soldati vengono invitati a pranzo e tempestati di domande. Poi ci sono calcio, cucina, vino. Agli italiani basta una settimana per conquistarsi l’affetto dei civili e a improntare una strategia di aiuti e difesa.

10 militari bresciani in albania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Banditi e mafiosi si guardano bene dal gironzolare attorno alle postazioni, e quando lo fanno è per capire che aria tira. Del resto, come al solito, noi obbediamo agli ordini a modo nostro: disarmati sì, ma in caso di problemi ci sono navi cariche di armi col Battaglione San Marco pronto a intervenire.

11 militari italiani in albania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In poco più di due anni vengono trasportati e distribuiti oltre 750,000 tonnellate di viveri e medicinali, gli elicotteri fanno 1700 ore di volo, gli aerei 6100. Tra Durazzo e Vallona vengono fatti 200,000 interventi sanitari con attrezzature, specialisti e farmaci arrivati dall’Italia. La missione costa 20 miliardi di lire al mese. Gli albanesi imparano a fidarsi di noi, e quando anche l’ONU interviene con una missione interforze, loro continuano a volerci come garanti in qualsiasi trattativa.

12 le stanze dei militari italiani in albania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando l’operazione finisce, mentre la bandiera italiana viene ammainata a Tirana, il primo ministro albanese Alexsander Meksi dichiara:

13 militari italiani in albania 1991

“L’operazione Pellicano è stato il simbolo della correttezza di un’amicizia tra due popoli che gli albanesi non dimenticheranno mai”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 militari italiani in albania 1991

 

Oggi, a distanza di 27 anni, mentre l’Europa prende tempo o fa dichiarazioni vergognose, mentre il resto del mondo prima ci deride e poi ci emula, mentre l’Unione europea fa una delle peggiori figure mai viste dalla sua nascita, l’Albania ci manda 30 medici, uno per ogni anno passato da quando ce ne siamo andati. Non solo perché gli albanesi hanno un senso dell’onore assai marcato, ma perché forse non importa se qualcuno ti aiuta a casa tua o a casa sua: conta se t’aiuta o no.

 

 

 

 

15 soldato italiano e poliziotto albanese durazzo 199116 scheda telefonica della missione pellicano

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…