OGNI SCUSA È BUONA PER METTERE IN CARCERE QUALCHE DISSIDENTE – LA CORTE D’APPELLO DI MILANO HA SCARCERATO ANNA VERBITSKAYA, IMPRENDITRICE ANTI-PUTIN CHE LA FEDERAZIONE RUSSA AVEVA FATTO ARRESTARE: L’ACCUSA ERA DI TRUFFA E APPROPRIAZIONE INDEBITA. MOSCA AVEVA CHIESTO L’ESTRADIZIONE, MA SI TRATTEREBBE SOLO DI UN PRETESTO PER METTERE A TACERE UN ALTRO NEMICO DELLO ZAR – LA 56ENNE AVEVA PARTECIPATO ALLE MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA E...

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Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

Manifestazioni contro la guerra Manifestazioni contro la guerra

La Federazione Russa, che l'ha fatta arrestare a Milano in esecuzione di un mandato di cattura per truffa e appropriazione indebita, chiede all'Italia di estradare a Mosca la 56enne imprenditrice per poterla processare per questi reati comuni.

 

Che invece per Anna Verbitskaya sarebbero solo il pretesto - come spiega ai giudici italiani - dei motivi veri del mandato di cattura «strumentalmente emesso», e cioè la sua partecipazione alle manifestazioni a Mosca contro la guerra e l'aiuto concreto dato ad alcune donne ucraine fatte fuggire dal teatro di guerra. Un quadro che ora induce la Corte d'Appello di Milano a scarcerare la donna dopo 23 giorni di detenzione cautelare, senza ricorrere agli arresti domiciliari, e a disporre soltanto il divieto di espatrio in attesa della decisione finale milanese sull'estradizione.

vladimir putin vladimir putin

 

La Corte distrettuale della Procura di Kaliningrad insegue Verbitskaya con un mandato di cattura emesso il 30 marzo 2022 per una truffa addebitatale nella compravendita di un terreno. Ma questa imputazione, contestano i suoi difensori Barbara Belloni e Darya Kondratyeva, arriva guarda caso un mese dopo che Verbitskaya era stata «più volte arrestata, ammonita e sottoposta alla responsabilità amministrativa per aver partecipato a manifestazioni pubbliche contro gli atti del governo russo».

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In effetti almeno questa è una certezza, perché la difesa produce alla Corte d'Appello di Milano due di questi verbali russi di «commissione di illeciti amministrativi» elevati nei confronti della donna per aver issato il manifesto «Nessuna guerra! Libertà alla nonna e al nonno» in due manifestazioni a Mosca, il 26 febbraio davanti all'ambasciata ucraina e il 6 marzo fuori dalla stazione della metropolitana Kuznetskiy Most.

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E di fronte alla Corte milanese i difensori della donna aggiungono quello che sarebbe l'altro vero motivo della rappresaglia russa: e cioè il fatto che Verbitskaya, moglie di un cittadino ucraino, abbia finanziato l'evacuazione di due donne ucraine da una zona di guerra, abbia fornito loro alloggio in una sua casa in Spagna, e là le stia adesso aiutando nelle pratiche legali per ottenere un permesso di soggiorno.

 

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Lei stessa, vista l'aria fattasi pesante in patria, il 26 marzo aveva lasciato Mosca per rifugiarsi proprio in Spagna a Murcia, nella casa dove vive con il marito e dove ha eletto residenza in attesa dell'asilo. Senza però immaginare che appena dopo quattro giorni Mosca avrebbe emesso a suo carico quel mandato di cattura internazionale destinato a essere poi eseguito in un hotel del centro di Milano alla vigilia di Ferragosto, allorché Verbitskaya dalla Spagna era volata in Italia per un ciclo di cure mediche.

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