parolin papa francesco bergoglio

PAROLIN DI TROPPO - MA E’ VERO CHE PAPA FRANCESCO VUOLE MANDARE IL SUO SEGRETARIO DI STATO, PIETRO PAROLIN, A FARE IL PATRIARCA DI VENEZIA? - “LA VERITÀ”: “LA CLAMOROSA INDISCREZIONE CIRCOLA SIA IN VATICANO SIA NELLA CEI. I PIÙ BENEVOLI SOSTENGONO CHE SIA STATO LO STESSO PAROLIN A IMPLORARE SUA SANTITÀ DI NON RINNOVARLO NEL GRAVOSO INCARICO. MA POTREBBE ESSERE UN MODO PER ORIENTARE IL PROSSIMO CONCLAVE..."

Massimo Credito per “la Verità”

 

papa francesco bergoglio e il cardinale parolin

Massimo Franco è un giornalista bene informato. Ha cominciato la sua carriera ad Avvenire, il giornale dei vescovi. Questo spiega perché, pur utilizzandolo di norma come notista politico, il Corriere della Sera faccia commentare a lui i fatti più scottanti che riguardano la Chiesa. Ieri si è esibito con un documentato retroscena riguardante il nuovo scandalo scoppiato in Vaticano (in ballo ci sarebbero operazioni finanziarie illecite e 200 milioni di euro investiti a insaputa di papa Francesco su un edificio di lusso nel cuore di Londra).

 

L'articolo di Franco si concludeva così: «Quanto al segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, sembra che fosse all'oscuro di tutto, anche perché ha sempre preferito lasciare ad altri la gestione degli affari economici. Tra l'altro, sarebbe stato informato da papa Francesco soltanto a poche ore dal blitz: un dettaglio che conferma la scarsa comunicazione tra Francesco e il suo "primo ministro", e contribuisce ad alimentare le voci su un disagio crescente di Parolin».

 

papa francesco bergoglio e il cardinale parolin

Quello che Franco non sa (oppure sa ma non scrive) è il retroscena bomba che si nasconderebbe dietro questo «disagio crescente»: papa Bergoglio si appresterebbe a «degradare» il cardinale Parolin a semplice pastore d' anime, mandandolo come patriarca a Venezia.

 

La clamorosa indiscrezione circola con insistenza sia in Vaticano sia negli ambienti della Conferenza episcopale italiana. Difficile capire quali potrebbero essere i motivi all' origine della rottura del rapporto fra il Papa argentino e l' ex nunzio apostolico in Venezuela, cioè fra il numero uno e il numero due della Santa sede. I più benevoli sostengono che sia stato lo stesso Parolin a implorare Sua Santità di non rinnovarlo nel gravoso incarico affidatogli il 30 agosto 2013. Non è un mistero che il porporato stesso vada auspicando da tempo la sua destinazione alla cura delle anime, più che al disbrigo degli affari di Stato e delle incombenze della Curia romana.

 

parolin

A favore della scelta di Venezia giocherebbero un fattore affettivo e uno sanitario.

Ada Miotti, la madre di Parolin, avrebbe espresso il desiderio di avere accanto il figlio almeno nel suo ultimo tratto di vita. La signora, ex maestra elementare, ha 92 anni e da qualche tempo ha lasciato Schiavon (Vicenza), dove ha sempre vissuto, per andare ad abitare in provincia di Verona presso una figlia coniugata. Da casa sua a Venezia sono appena 120 chilometri, contro gli oltre 500 che attualmente la separano dal figlio cardinale.

 

CARDINAL PAROLIN NARDELLA CARRAI AL FESTIVAL DELLE RELIGIONI

Il motivo sanitario si spiega con i postumi di un delicato intervento al pancreas che il porporato subì nella divisione di chirurgia epatobiliare dell' ospedale di Padova, diretta dal professor Umberto Cillo, proprio in coincidenza con la nomina a segretario di Stato, tanto che poté assumere l' incarico soltanto 45 giorni dopo. Le sue condizioni di salute gli precluderebbero ora di continuare a girare il mondo. Molto meglio risiedere vicino al primario che gli salvò la vita. E da Venezia a Padova sono appena 40 chilometri.

 

A meno che all' origine della retrocessione da segretario di Stato a patriarca non vi sia un disegno gesuitico, cioè machiavellico, di Bergoglio. È noto che nel curriculum di Parolin vi sono soltanto incarichi diplomatici.

 

Gli manca totalmente un' esperienza pastorale. Quella nella diocesi di Venezia lo renderebbe idoneo al papato in un futuro conclave. Di certo su di lui si appunterebbero gli sguardi dei cardinali elettori italiani nel caso in cui la loro scelta si orientasse, dopo tre pontefici stranieri, su un connazionale. E quale modo migliore per Francesco di continuare a governare anche da morto attraverso un proprio fedelissimo?

 

CARDINAL PAROLIN NARDELLA AL FESTIVAL DELLE RELIGIONI

Insomma, un «promoveatur ut amoveatur» alla rovescia, che dal 1600, da quando esiste la figura del segretario di Stato, forse ha avuto un solo precedente alla fine del 1954, quando papa Pio XII nominò il pro segretario di Stato Giovanni Battista Montini arcivescovo di Milano (senza mai crearlo cardinale), anche se mantenne l' altro pro segretario di Stato, il cardinale Domenico Tardini, certo in un contesto totalmente diverso.

L' esito comunque fu analogo: Montini divenne pontefice cinque anni dopo con il nome di Paolo VI.

 

Ora il diplomatico Parolin sarebbe avviato a seguire le orme di Angelo Giuseppe Roncalli, che dopo le esperienze di nunziatura in Bulgaria, in Turchia e in Francia, entrò in conclave da patriarca di Venezia per uscirne papa con il nome di Giovanni XXIII. Ma sullo sfondo vi è anche una necessità ben più urgente, per papa Bergoglio. Venezia è da sempre sede cardinalizia e i fedeli dell' ex Serenissima non possono essere umiliati ancora a lungo lasciando al governo della diocesi un semplice vescovo.

 

RONCALLI E WOJTYLA

Tanto più che l' attuale patriarca, Francesco Moraglia, è chiacchieratissimo per il modo in cui ha sin qui gestito la missione affidatagli. Ormai non si contano più le velenose insinuazioni spedite via mail ai giornali, ma propalate anche con avvisi affissi nottetempo in calli e campielli, che un anonimo Savonarola, il quale si firma «Fra Tino», scaglia contro «le due lobby che comandano nel patriarcato, quella affaristica e quella omosessuale».

 

Tanto da aver costretto il pastore della diocesi a sporgere denuncia in questura. Meglio correre ai ripari con un cambio della guardia, prima che la situazione degeneri.

L' ultima rivelazione riguarda un ordine per un set di paramenti liturgici che sarebbe giunto dal Vaticano mesi fa, a una sartoria dell' entroterra lagunare, per un' importante cerimonia «che si terrà in autunno». Quella del segretario di Stato retrocesso a patriarca?

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...