piero amara vincenzo armanna

PERCHE’ INVECE DI INSEGUIRE LA FANTOMATICA (E INESISTENTE) TANGENTE CHE ENI AVREBBE PAGATO AI NIGERIANI, LA PROCURA DI MILANO NON HA FATTO LUCE SUL TESORO ACCUMULATO NEGLI ANNI DA VINCENZO ARMANNA E PIERO AMARA? BELPIETRO: “CI SONO DECINE DI MILIONI TRANSITATE PER CONTI CORRENTI A DUBAI E FRUTTO DI STRANE TRIANGOLAZIONI. COME UN TRAFFICO DI PETROLIO IRANIANO SOGGETTO A EMBARGO E PARTITE DI POLIETILENE E DI NAFTA DI PROVENIENZA SOSPETTA. POSSIBILE CHE I PM NON ABBIANO VALUTATO COME LA VOLONTÀ DI ROVESCIARE UNA “VALANGA DI MERDA” SUI VERTICI ENI AVESSE LO SCOPO DI TUTELARE I PROPRI SOLDI?”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 8

 

C'è una montagna di milioni dietro la vicenda che ha portato la Procura di Brescia a indagare per rifiuto di atti d' ufficio i due pm che hanno sostenuto la pubblica accusa nel processo Eni. Ma la montagna di milioni non è quella di una tangente che il gruppo petrolifero avrebbe pagato ad alcuni esponenti politici nigeriani per ottenere la concessione di estrarre il greggio.

 

No, quella vagonata di soldi ipotizzata dalla Procura di Milano semplicemente non esiste e lo hanno stabilito i giudici del Tribunale del capoluogo lombardo, con una sentenza che ha assolto i vertici del cane a sei zampe perché il fatto non sussiste.

piero amara 5

 

La montagna di milioni di cui parlo è quella che i testimoni usati dalla Procura di Milano per processare i capi di Eni hanno accumulato negli anni e nascosto all' estero. Sì, se non si conosce questo tassello della storia non si può capire tutto il resto, comprese le parole con cui Vincenzo Armanna, cioè uno dei due testi chiave del procedimento, minaccia di far arrivare un avviso di garanzia ai vertici del gruppo petrolifero, per spazzare via i capi della Nigeria che intralciano i suoi affari.

 

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara

La storia è ovviamente quella del video «dimenticato» dai pm di Milano, una registrazione attraverso la quale emerge un disegno che punta a gettare discredito sui manager dell' azienda, giudicati un ostacolo ai progetti dello spregiudicato gruppo di affaristi.

 

Tutto ha inizio nel 2014, quando Armanna, ex manager di Eni, davanti ai magistrati di Milano mette a verbale le accuse contro i suoi capi. È quella l'origine della madre di tutte le tangenti, una super mazzetta che secondo il dirigente reo confesso sarebbe stata pagata dal gruppo petrolifero in Nigeria. I pm di Milano aprono un fascicolo e indagano Claudio Descalzi, amministratore delegato del cane a sei zampe, e pure il suo predecessore Paolo Scaroni, oltre a un certo numero di alti dirigenti.

vincenzo armanna

 

Inizia un' inchiesta che porterà al processo conclusosi poche settimane fa con l'assoluzione di tutti gli imputati. Un processo imbarazzante, dove i testimoni si contraddicono, in qualche caso spariscono, altre volte raddoppiano le accuse per cercare un rilancio. La sentenza del Tribunale di Milano demolisce l' indagine e mette in luce l' inattendibilità degli accusatori. Ma soprattutto punta il dito su una curiosa dimenticanza, ovvero sul video che fin dall' inizio avrebbe consentito di valutare diversamente i testimoni chiave dei pm.

 

fabio de Pasquale

Una registrazione di cui la procura disponeva, ma che stranamente non venne prodotta nel processo e che, solo per caso, è stata recuperata da uno dei legali degli imputati, il quale peraltro, dopo aver fatto la scoperta di quel supporto con la viva voce di Vincenzo Armanna, finisce indagato, accusato da Piero Amara, ossia dal sodale di Armanna.

Cioè, i magistrati avevano una prova che scagionava i vertici dell' Eni facendoli apparire vittime di una manovra degli accusatori, ma non l' hanno ritenuta utile, preferendo dare credito ai testimoni.

 

La Procura, tuttavia, non ha dimenticato solo il video, ma pure la montagna di milioni che - questa sì - gli accusatori hanno accumulato all' estero. Già, perché il gruppetto si dà da fare per destabilizzare i vertici di Eni dato che i capi sono d' intralcio ai suoi affari. E quali sono queste operazioni? La difesa ha prodotto nel processo fatture per decine di milioni transitate per conti correnti a Dubai e frutto di strane triangolazioni. Tra queste, un traffico di petrolio iraniano soggetto a embargo che il sodalizio cerca di piazzare proprio a Eni, riuscendo in parte a farsi pagare.

claudio descalzi

 

Ma ci sono anche partite di polietilene e di nafta, sempre di provenienza sospetta. Un mucchio di soldi che, documenti alla mano consegnati ai pm, viene stimato fra i 70 e i 100 milioni, ma che sorprendentemente non si cerca di bloccare, né si tenta di capire come siano stati accumulati.

 

fabio de Pasquale

Possibile che i magistrati abbiano escluso che si trattasse di fondi frutto di operazioni illecite? Possibile che non abbiano valutato come la volontà di rovesciare una «valanga di merda» sui vertici dell' Eni avesse uno scopo preciso, cioè quello di tutelare i propri interessi e i propri soldi? In tutti questi anni non risulta che siano state disposte indagini e nemmeno siano stati messi in atto tentativi di sequestro di questo patrimonio. Eppure, la Procura disponeva delle fatture, dei numeri di conto corrente su cui i soldi erano stati accreditati. Hanno ritenuto il tutto poco interessante?

 

PAOLO SCARONI

A dire il vero, la necessità di difendere il tesoro a me sembra l' unica spiegazione di tutto ciò che è successo. Di una tangente che non esisteva se non nella testa degli accusatori, di una determinazione a «cambiare i capi dell' Eni per sostituirli con uomini di loro gradimento», come rivela il video dimenticato.

 

Adesso, su tutto ciò indagheranno i pm di Brescia, che ieri hanno «perquisito» i computer dei colleghi di Milano. Speriamo che serva a fare luce su tutta la vicenda, ma in particolare sulle manipolazioni con cui personaggi come Amara usano le Procure di mezza Italia.

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)