sergio spadaro fabio de pasquale

PM ALLA SBARRA - FABIO DE PASQUALE E SERGIO SPADARO DOVRANNO SPIEGARE COME È STATO GESTITO IL PROCESSO ENI E IL PERCHE’ DELLE LACUNE INVESTIGATIVE, COME L’AVER NASCOSTO IL VIDEO TRA AMARA E ARMANNA CHE SPIEGAVANO COME SFRUTTARE IL PROCESSO PER I LORO TORNACONTI PERSONALI - I DUE MAGISTRATI SAREBBERO STATI ANCHE A CONOSCENZA DEL FATTO CHE ARMANNA, IL PRINCIPALE ACCUSATORE DELL'AD DESCALZI, AVEVA PAGATO 50 MILA DOLLARI IL TESTE ISAAC EKE, QUELLO CHE AVREBBE VISTO LA CONSEGNA DELLA PRESUNTA TANGENTE ENI DA 1 MILIARDO DI DOLLARI…

Alessandro Da Rold per “la Verità”

 

SERGIO SPADARO

Secondo l' ex ministro pentastellato Alfonso Bonafade, era il magistrato simbolo dell' anticorruzione, tanto da essere scelto lo scorso anno come rappresentante dell' Italia di fronte all' Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo). Ma adesso Fabio De Pasquale, una carriera a inseguire la corruzione in Eni con scarsi risultati, si ritrova indagato dalla Procura di Brescia per rifiuto e omissioni d' atti ufficio insieme con il collega Sergio Spadaro, quest' ultimo invece appena nominato alla Procura europea antifrode.

 

Lunedì sono stati perquisiti i computer dei due procuratori, un evento che non si era mai verificato nella Procura di Milano, dove sono transitati processi che hanno caratterizzato la storia politica italiana ma da ormai 10 anni dilaniata da guerre intestine, prima con Edmondo Bruti Liberati e ora con Francesco Greco. Oltre a nascondere un video dove l' avvocato Piero Amara e l' ex manager Eni Vincenzo Armanna spiegavano come sfruttare il processo Opl 245 per i loro tornaconti personali («Faccio arrivare la valanga di m»; «mi adopero per l' avviso di garanzia»), i due magistrati titolari dell' accusa sarebbero stati anche a conoscenza del pagamento di uno dei testimoni.

FABIO DE PASQUALE

 

E non di un teste qualsiasi, ma di Isaak Eke, quello che secondo Armanna aveva visto la consegna di una parte della presunta tangente da 1 miliardo di dollari consegnata al dirigente Eni Roberto Casula.

 

De Pasquale e Spadaro dovranno ora spiegare come è stato gestito il processo sul giacimento petrolifero nigeriano, dove Eni, Shell e tutti gli imputati sono stati assolti dalle accuse di corruzione internazionale «perché il fatto non sussiste». Le accuse per i 2 sono molto pesanti. E sono già state depositate a Palazzo dei Marescialli, sede del Csm e in Cassazione. Per di più rischiano di pagare di tasca propria le cause di risarcimento danni che gli avvocati degli imputati di Opl 245 stanno già preparando: lo Stato potrebbe stanziare i risarcimenti ma poi la Corte dei conti potrebbe rifarsi proprio su De Pasquale e Spadaro.

francesco greco

 

Secondo il pm Francesco Prete, titolare dell' indagine, i 2 magistrati sarebbero stati consapevoli della falsità delle prove portate da Armanna in aula, nel corso del dibattimento. E avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti proprio su queste falsità. Non solo.

 

Sarebbero stati persino a conoscenza del fatto che Armanna, il principale accusatore dell' amministratore delegato Claudio Descalzi, aveva pagato 50.000 dollari il teste Isaac Eke. A informali su quest' ultimo fatto era stato Paolo Storari (anche lui indagato a Brescia per i verbali della loggia Ungheria), il procuratore che indagava sul falso complotto Eni (su Amara e Armanna quindi) e che aveva accusato i vertici della Procura milanese di inerzia nelle sue indagini.

a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati

 

A emergere è un quadro a tinte fosche. Storari, grazie alle sue indagini, aveva capito cosa stava succedendo intorno al processo Opl e aveva informato De Pasquale e Greco.

Ma non era cambiato niente, forse per non far crollare l' intero impianto dell' accusa. La vicenda però getta più un dubbio sui come si sia realmente svolto in questi anni il processo di Milano su una delle aziende più importanti e strategiche del nostro Paese. Anche perché intorno a Isaak Eke, il testimone chiave che secondo Armanna aveva visto 50 milioni di dollari della tangente, si sprecarono diverse udienze. L' ex manager Eni, infatti, sosteneva infatti che un alto dirigente della polizia era pronto a collaborare e a confessare. Nel 2019 era stato indicato come Victor Nawfor.

 

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 8

Poi nel 2020 era stato identificato come Isaak Eke, con tanto di lettera autografata dove si diceva che era pronto a testimoniare. Ma poi in aula aveva negato di aver visto tangenti e di conoscere Armanna. Il balletto sui «Victor» durò qualche mese. Alla fine De Pasquale e Spadaro indagarono Eke per falsa testimonianza.

 

Ma a pesare è soprattutto il video del 28 luglio 2014. Nelle motivazioni della sentenza che assolve i vertici di Eni si scopre che nell' udienza del 23 luglio 2019 il collegio apprese, grazie a Giuseppe Fornari, avvocato di Casula, di una videoregistrazione di un incontro tra Amara, Armanna, Andrea Peruzj e Paolo Quinto, questi ultimi due vicini al mondo del Partito democratico: il primo era nella Fondazione Italianieuropei di Massimo D' Alema mentre il secondo era assistente della senatrice Anna Finocchiaro.

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 9

 

In quell' incontro emerge chiaramente la strategia di vendetta di Armanna, che era stato appena licenziato da San Donato nel 2013 per spese gonfiate e non giustificate. I giudici della Corte scrivono appunto che «risulta incomprensibile la scelta del pubblico ministero di non depositare il video con il rischio di eliminare dal processo un dato di estrema rilevanza». Il video, effettuato negli uffici dell' azienda di Ezio Bigotti, sulla quale La Verità è stata l' unica a scrivere, sequestrato dai carabinieri di Torino, fu trasmesso alla Procura di Roma il 13 luglio 2015 e da questa alla Procura di Milano il 10 maggio 2017. Per 2 anni è rimasto chiuso nei cassetti della Procura.

 

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 7

Quando il 23 luglio 2019 spuntava il video omesso dalla pubblica accusa, la Procura di Milano, per correre ai ripari, organizzava un documento, firmato dal capo Francesco Greco (del quale La Verità è venuta in possesso) per far figurare che la famosa videoregistrazione del 28 luglio 2014 (inserita nel fascicolo complotto 12333/17 Pedio -Storari che ora la Procura generale di Milano vuole avocare) era stata trasmessa da Pedio e da Storari a Greco proprio il 23 luglio 2019 e lo stesso giorno da Greco a De Pasquale e Spadaro i quali, sempre il 23 luglio 2019 lo mettevano a disposizione dei difensori.

la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 6

 

Peccato che proprio questi ultimi ne erano già venuti in possesso grazie a Fornari. Ma la toppa potrebbe essere peggio del buco. A pochi mesi dalla scadenza di Greco, la Procura di Milano affronta forse una delle sue fasi più difficili della sua storia recente. Ieri in una nota la Procura ha difeso la «professionalità» dei colleghi, spiegando che De Pasquale e Spadaro avevano espresso il 5 marzo le loro valutazioni critiche sul materiale ricevuto da Storari.

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