IL PROVVEDITORE PROVVEDE AL FIGLIO - GRANDE STORIA IN STILE "MARCHESE DEL GRILLO" DALL'ALTO ADIGE: VINCENZO GULLOTTA, SOVRINTENDENTE SCOLASTICO E PROVVEDITORE AGLI STUDI DELL'ALTO ADIGE, NON CONTENTO DEI VOTI DEL FIGLIO, AVREBBE CHIAMATO LA SCUOLA MEDIA PER FARLI ALZARE.  AVREBBE PRETESO UN 8 AL POSTO DI UN 6 E DI UN 7, COSTRINGENDO IL CONSIGLIO SCOLASTICO A RIUNIRSI NUOVAMENTE. GULLOTTA, IN UN PRIMO MOMENTO, È STATO SCAGIONATO, MA ADESSO È ACCUSATO DI…

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Ubaldo Cordellini per “la Stampa”

 

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Cosa non si fa per far avere al figlio un 8 in pagella. Secondo la Procura di Bolzano Vincenzo Gullotta, sovrintendente scolastico, ovvero provveditore agli studi per la scuola italiana dell'Alto Adige, avrebbe proprio esagerato per migliorare la pagella del figlio. Scontento dei risultati scolastici come tanti genitori, avrebbe fatto pressioni sugli insegnanti del ragazzo per fargli alzare i voti agli scrutini di seconda media. Il dirigente è accusato dei reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, induzione indebita nel dare o promettere utilità ed errore determinato dall'altrui inganno.

 

Nei guai anche Franco Lever, preside della scuola del figlio, l'istituto Foscolo di Bolzano, e il professore di tecnologia, Francesco Migliaccio.

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I fatti risalgono al giugno 2020, il ragazzino aveva appena finito la seconda media. La vicenda fu anche al centro di un'indagine amministrativa da parte della stessa Provincia Autonoma che, nell'agosto 2020, si era conclusa senza che fosse mosso alcun rilievo a Gullotta.

 

Adesso, a quasi due anni di distanza, il pm Andrea Sacchetti ha inviato a lui e agli altri due indagati l'avviso di conclusione delle indagini. Secondo l'accusa, quando Gullotta ha letto la pagella sarebbe andato su tutte le furie. In particolare non riusciva a digerire due voti: il 6 in tecnologia e il 7 in musica. Così, sempre secondo l'accusa, il sovrintendente si sarebbe attaccato al telefono e avrebbe segnalato due errori nei voti del figlio, chiedendo di riconvocare il consiglio di classe per rivedere le valutazioni che a suo giudizio sarebbero state frutto di un errore tecnico.

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Alla seconda riunione, l'insegnante di tecnologia Migliaccio avrebbe accettato di portare il suo 6 a 8, passando da una normale sufficienza a un voto molto buono. L'insegnante di musica, invece, era rimasto fermo sulle sue posizioni spiegando che il suo 7 era dovuto proprio alla media degli altri voti e che quindi non aveva alcuna intenzione di cambiarlo portandolo a 8. Nonostante la sua resistenza, e il suo voto contrario, il consiglio di classe trasformò l'acqua in vino e il 7 in 8. Tutti a favore tranne il docente di musica.

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Il caso esplose quasi subito, partì l'indagine interna che meno di due mesi dopo arrivò a scagionare del tutto Gullotta, il quale infatti è ancora al suo posto. Si era difeso con una lettera aperta: «Non ho fatto alcuna pressione per modificare i voti. Ho sentito al telefono il dirigente e quando ho saputo che erano disponibili le schede di valutazione ho aperto quella di mio figlio notando che i voti erano diversi da quelli del primo quadrimestre. Ne ho preso atto. Non ho chiesto né di riconvocare il consiglio di classe né di cambiare i voti».

 

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Per la Procura, invece, Gullotta avrebbe chiamato il preside Lever spiegando di essere adirato per i voti del figlio e minacciando l'invio degli ispettori. L'avvocato di Gullotta, Giancarlo Massari, respinge ogni accusa al suo assistito: «Gullotta è molto stupito, e io con lui, per queste accuse. Il sovrintendente aveva semplicemente mosso un rilievo generale, non riguardante solo i voti del figlio, per una discrepanza legata alla valutazione in periodo di Covid.

 

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Si usciva dal lockdown più ferreo con un lungo periodo di didattica a distanza e Gullotta aveva semplicemente notato che non erano state applicate le regole adottate nel lockdown. Si era limitato a segnalare la discrepanza senza chiedere nulla per il figlio. Il consiglio di classe ha preso atto dell'errore e ha corretto i voti a stragrande maggioranza. Ora vedremo gli atti e valuteremo gli elementi a sostegno dell'accusa, ma siamo sereni e fiduciosi».

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