una foto del novembre 2016 tratta dal profilo facebook di claudio d’amico con salvini e savoini

QUALE COMPLOTTO INTERNAZIONALE: IL RUSSIAGATE È TUTTO ITALIANO - È STATO “L’ESPRESSO” A DARE LA REGISTRAZIONE DEL METROPOL AI PM MA SE AVEVA L'AUDIO PERCHÉ NON L'HA PUBBLICATO E HA LASCIATO CHE FOSSE IL SITO AMERICANO BUZZFEED A DIFFONDERLO, FACENDO UNO SCOOP MONDIALE? - UNO DEI DUE GIORNALISTI DEL SETTIMANALE, STEFANO VERGINE: “PERCHÉ NON ABBIAMO PUBBLICATO L'AUDIO SUL SITO DELL'ESPRESSO? QUESTO DEVE CHIEDERLO A MARCO DAMILANO…”

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

Il direttore dell' Espresso Marco Damilano, parlando del cosiddetto Russiagate, è arrivato a citare il Watergate. Un paragone ardito. All' epoca, eravamo nei primi anni '70, Mark Felt, vicedirettore del Federal bureau of investigation (Fbi), riferì a due giornalisti del Washington Post che i vertici del Partito repubblicano, quello del presidente Richard Nixon, avevano ordinato intercettazioni illegali nel quartier generale del Partito democratico. Lo scandalo costrinse Nixon alle dimissioni.

marco damilano foto di bacco

 

Anche in questo caso gli ingredienti sono simili: abbiamo due giornalisti d' inchiesta, Giovanni Tizian e Stefano Vergine, delle intercettazioni e un Partito democratico. Ma la storia è molto diversa. Infatti l' intercettazione che è alla base dell' inchiesta per corruzione internazionale avviata dalla Procura di Milano non è stata eseguita dalle forze dell' ordine o dalle microspie russe, come si era fantasticato nelle ultime settimane, immaginando complotti internazionali che coinvolgevano la Russia di Vladimir Putin e gli Usa di Donald Trump. Più modestamente, come anticipato dalla Verità, è sempre più chiaro che ci troviamo di fronte a un trappolone contro Matteo Salvini che ha come protagonisti tutti personaggi italiani.

 

GIANLUCA SAVOINI - FRANCESCO VANNUCCI - ALEKSANDR DUGIN

Ieri la Procura di Milano ha depositato alcuni atti riguardanti le indagini contro l'ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, e due attori apparentemente minori: un avvocato massone, Gianluca Meranda, e un consulente finanziario con un passato di bancario e di funzionario della Margherita e del Pd, Francesco Vannucci. I tre avrebbero partecipato a un summit con altrettanti russi all' hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 per discutere di petrolio e finanziamenti alla Lega. Tra gli atti depositati in vista del Riesame (l' udienza è prevista per il 5 settembre) anche la trascrizione dell' audio di quell' incontro.

 

Ieri l' agenzia Ansa ha scritto: «Da quanto è stato riferito dopo il servizio dell' Espresso i pm che coordinano le indagini hanno convocato uno dei due autori (Tizian e Vergine, ndr), per altro testimoni oculari dell' incontro nel grande albergo moscovita (erano presenti ma a debita distanza come hanno già scritto loro stessi) e lo hanno sentito a verbale.

Una foto del novembre 2016 tratta dal profilo Facebook di Claudio D’Amico con Salvini e Savoini

 

Nel corso della deposizione è venuto a galla che i due giornalisti non solo erano in possesso dell' audio sulla presunta trattativa, ma che la registrazione era stata fornita da una "fonte", di cui non è stata rivelata l' identità (è stato fatto valere il segreto professionale). Il file audio, poi, è stato acquisito dalla Procura con una richiesta di consegna formale. L' ipotesi è comunque che a fare la registrazione possa essere stato uno dei partecipanti italiani alla trattativa».

 

GIANLUCA SAVOINI

Dunque l' audio che il sito americano Buzzfeed ha diffuso il 10 luglio, facendo uno scoop mondiale, era già da mesi nella disponibilità del settimanale italiano. Ma perché i giornalisti dell' Espresso non l' hanno pubblicato prima di Buzzfeed? E quando ne sono entrati in possesso? La storia del Metropol e alcuni virgolettati di quell' incontro fanno parte del volume Il libro nero della Lega, pubblicato a febbraio da Tizian e Vergine e ripreso in anteprima dall' Espresso il 21 dello stesso mese. Di certo il libro è stato terminato nelle settimane precedenti e quindi il file potrebbe essere stato consegnato ai giornalisti in un arco di tempo compreso tra ottobre e gennaio. Ma da nessuna parte, né sul libro, né sul settimanale è stato riportato che le cinque pagine del capitolo «Tre milioni da Vladimir» si basassero su una registrazione.

 

salvini savoini

Inoltre stupisce che un simile scoop in un libro anti Lega sia stato confinato tra pagina 156 e pagina 160. Non sappiamo perché, ma quell' audio viene utilizzato al minimo del suo potenziale. Come una bomba che viene fatta esplodere in mare. Eppure i giornalisti scrivono di essere stati presenti al Metropol e di essere stati informati anche di un incontro preparatorio tra Savoini e l' ideologo sovranista russo Aleksandr Dugin: «Il 25 settembre i due si sono incontrati in via del Babuino.

 

Un meeting riservato in cui si è parlato di un viaggio a Mosca del ministro dell' Interno.

Viaggio che poi in effetti si è concretizzato il 17 ottobre 2018[]. Per capire meglio le cose abbiamo seguito la missione di Salvini a Mosca a metà ottobre» hanno scritto Tizian e Vergine.

 

In pratica i cronisti fanno intendere di essere stati avvertiti del summit romano e di essere volati a Mosca per verificare personalmente le trattative. Eppure liquidano in tre righe l' incontro all' hotel De Russie di via del Babuino e ne dedicano poche di più a quello moscovita. Insistono solo sul fatto di essere «stati testimoni» dell' incontro.

matteo salvini e gianluca savoini a villa abamelek

 

C' è un altro particolare che non torna: a febbraio Tizian e Vergine, nell' anticipazione del loro libro pubblicata sull' Espresso, riferiscono di un colloquio al Metropol tra tre italiani e tre russi. Peccato che nel volume, chiuso probabilmente qualche settimana prima, parlassero di cinque uomini: «Savoini era al tavolo seduto con altre quattro persone. Siamo riusciti a individuarne uno con certezza: Ylia Andrevich Yakunin [] al tavolo c' erano poi un traduttore russo, un avvocato italiano e un altro italiano chiamato Francesco. La compagine ha trascorso oltre un' ora a discutere bevendo caffè espresso».

 

MATTEO SALVINI E GIANLUCA SAVOINI A MOSCA NEL 2014

 Nessun altro particolare. Ma i due giornalisti, che hanno contato in modo diverso gli uomini della trattativa e che hanno notato solo la bevanda bollente, erano davvero presenti? E se non lo erano, perché hanno trascritto parte dell' audio consegnatogli da uno degli italiani senza dichiarare di averlo? Anche ieri, come la settimana scorsa, abbiamo provato a chiederlo al direttore dell' Espresso Marco Damilano, che però anche questa volta ha preferito non rispondere. È stato più disponibile Stefano Vergine, freelance che ha da poco lasciato il settimanale romano, dove era vicecaposervizio.

 

«Non mi sento di dire se sono stato io a consegnare il file, c' è un' inchiesta in corso. Perché non abbiamo pubblicato l' audio sul sito dell' Espresso? Questo deve chiederlo a Marco Damilano». Facciamo notare che quando è uscito, l' audio ha fatto il giro del mondo e che Vergine lo aveva molto prima «Certo certo. Non è che ci inventiamo le cose, se le abbiamo scritte con precisione Abbiamo sempre detto che avevamo le prove, ma non abbiamo mai specificato che avevamo l'audio».

SAVOINI D AMICO

 

Ribattiamo che hanno dovuto mandar giù ogni genere di smentita e che un giornale gemello, Repubblica, ha addirittura parlato dello «scoop di Buzzfeed» e la contestazione fa sospirare Vergine: «Sono mesi che leggo queste cose, stando in silenzio». Lo incalziamo: da scoopista si sarà arrabbiato? «Un po' mi è spiaciuto, ma per lo meno ora un po' se ne parla» è la replica del collega. Resta irrisolto l'ultimo mistero: chi è la fonte dell' Espresso? I maggiori sospettati restano il Meranda, grembiulino calabrese, e Vannucci, l' uomo del Pd. L'avvocato albanese Ersi Bozheku, difensore di entrambi, non risolve il mistero: «Non so nulla di quello che mi sta chiedendo».

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…