QUANDO LO TOCCHI SUI SOLDI, S'INCAZZA PURE IL MITE STEPHEN KING - LO SCRITTORE HA TESTIMONIATO IN TRIBUNALE CONTRO L’ACQUISIZIONE DELLA SUA CASA EDITRICE “SIMON & SCHUSTER” DA PARTE DEL GIGANTE “PENGUIN RANDOM HOUSE”: LA FUSIONE NON SOLO RIDURREBBE A QUATTRO I “BIG FIVE” DELL'INDUSTRIA LIBRARIA NORDAMERICANA, MA DIMINUIREBBE LA CONCORRENZA E LA POSSIBILITÀ DEGLI SCRITTORI DI POTER TRATTARE SUI COMPENSI...

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Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”

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Nella sede newyorchese della Simon & Schuster, nel glorioso palazzo anni Trenta sulla Sesta avenue a pochi passi dal Rockefeller Center, appena usciti dagli ascensori si viene accolti in un delizioso salotto con le lampade basse, i divanetti e le fotografie dei fondatori Richard Simon (1899-1960, padre della cantante Carly) e Max Schuster (1897-1970). Insieme con i due «founding father» ci sono i ritratti di Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Thomas Wolfe, Anne Frank, e del premio Nobel Bob Dylan.

 

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Non ci sono, in quel Pantheon, maestri assoluti come Philip Roth e Don DeLillo: i loro ritratti sono nei corridoi, tra un ufficio e una sala riunioni. Con i fondatori, con Fitzgerald, Hemingway, Wolfe e Anne Frank, c'è però il maestro dell'horror Stephen King. Che ora però è sceso in campo per impedire che la sua casa editrice venga acquisita dal gigante Penguin Random House (di proprietà di Bertelsmann).

 

King ha partecipato a Washington, l'altro giorno, come testimone esperto (pochi possono definirsi più esperti di lui in materia di editoria, considerando le vendite e il prestigio internazionale) a un processo per lui molto insolito: la causa intentata dal governo americano contro Penguin per bloccare la proposta acquisizione (l'accordo risale all'autunno 2020, piena pandemia: oltre 2,1 miliardi di dollari) di Simon & Schuster.

 

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I critici dell'operazione citano le leggi antitrust e fanno notare che si ridurrebbero così a quattro i «Big Five» dell'industria libraria nordamericana, riducendo gli spazi di concorrenza. King, che si è presentato in aula elegantissimo in giacca e cravatta (mai visto prima, la sua divisa è fatta di jeans o pantaloni da lavoro, felpe e sneakers usatissime), ha fornito alla Corte le sue generalità, si è presentato come «scrittore freelance», e ha ripetuto la tesi del ministero della Giustizia secondo la quale, dopo l'eventuale fusione, a partecipare a un'ipotetica asta per un libro importante sarebbero solo in quattro, e si ridurrebbero così gli spazi di trattativa - e gli anticipi - per gli scrittori (Penguin, ovviamente sostiene che più efficienza nel mercato darà vita a più competizione, e che comunque gli accordi con gli autori più venduti di cui parla il ministero di Giustizia, cioè gli anticipi di almeno 250mila dollari, sono solo 85 ogni anno su 55mila libri pubblicati annualmente in America).

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«Sarebbe un po' come una moglie che si mettesse a fare concorrenza al marito», ha spiegato King, scartando l'ipotesi che in futuro Simon & Schuster possa comunque fare un'offerta in concorrenza a quella di Penguin, o viceversa. Ha parlato in tutto per mezz' ora, non molto, perché gli avvocati di Penguin Random House hanno scelto di non fargli domande, e l'hanno lasciato libero di tornare a casa, nel Maine.

 

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Nel corso della sua testimonianza King ha ricordato i difficili inizi della sua carriera, con i numerosi rifiuti che dovette incassare dagli editori poco convinti del suo talento: e ha spiegato come l'aver raggiunto la sicurezza finanziaria gli consenta ora di pubblicare anche libri con editori indipendenti, quelli che di solito vengono scelti dagli scrittori emergenti e non dai giganti come lui. Gli anticipi - per lui irrisori: è uno degli scrittori più ricchi del mondo, soltanto J.K. Rowling, James Patterson e Paulo Coelho hanno guadagnato più di lui - offerti dagli editori indipendenti non lo danneggiano, quel che gli importa è che sopravvivano quelle piccole case: «Arriva un punto nella tua vita, se sei molto, molto, molto fortunato, come è successo a me, che puoi smettere di seguire il tuo conto in banca e seguire soltanto il tuo cuore».

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