dannunzio

QUEL GRAN GENIO DI D'ANNUNZIO – PER PROPAGANDARE IL SUO PRIMO TESTO PUBBLICATO, SI FINSE MORTO E COMUNICA LA NOTIZIA AI GIORNALI - PAGA “LACRIMEVOLI NECROLOGI”; MA POI SMENTISCE TUTTO, ANNUNCIANDO L'APPARIZIONE DI “PRIMO VERE” (1879), UNA RACCOLTA DI POESIE – NEL 1883 SPOSA, GIÀ INCINTA, MARIA HARDOUIN DUCHESSA DI GALLESE, CHE GLI DÀ TRE FIGLI: MARIO, DEPUTATO AL PARLAMENTO; GABRIELE MARIA, ATTORE; E UGO VENIERO. TUTTAVIA, DOPO CINQUE ANNI SI SEPARANO: IL “VATE” PERSE LA TESTA PER BARBARA LEONI (IN REALTÀ, ELVIRA NATALIA FRATERNALI SPOSATA LEONI)…

dannunzio

Fabio Isman per “il Messaggero”

 

Nella vita di Gabriele D'Annunzio (1863 - 1938) essenziale è il primo decennio trascorso a Roma, dal 1881. Immerso nella bella società, è anche il cronista mondano di alcuni tra i giornali d'allora: il «Fanfulla della domenica», «La Tribuna» (dove firmava «Duca Minimo»), «Capitan Fracassa» e «Cronaca bizantina». Guarda, e racconta, di tutto: dal «Ministro del Giappone ricevuto dal re», al «Ballo della stampa», a quelli «di Corte», o «della Caccia». Suo è un «Faro sull'operetta»; scrive dei pittori italiani e francesi, del carnevale, della «moda per la vicina estate». E sono tutti gustosissimi quadretti di costume.

gabriele dannunzio orbo veggente

 

GIA' FAMOSO Arriva nella nuova Capitale, e a 18 anni era già abbastanza noto.

Si era fatto un nome al famoso collegio Cicognini di Prato. E aveva già avuto un colpo d'ingegno: per propagandare il suo primo testo pubblicato, si finge morto. Comunica la notizia ai giornali; paga «lacrimevoli necrologi»; ma poi smentisce tutto, annunciando l'apparizione di «Primo vere» (1879), una raccolta di poesie, chiaramente ispirata alle «Odi» di Giosuè Carducci. Le nuove classi sociali della città, specie la borghesia, avevano bisogno di un cantore: e chi meglio di lui? L'attività di giornalista, voluta per motivi soprattutto economici, proseguirà fino al 1938, anche su quotidiani stranieri; ma gli articoli dell'avvio restano fondamentali.

 

A Roma, nel 1882, pubblica un'altra raccolta di poesie: «Canto novo», dedicata a Elda Zucconi, il (forse) primo amore. Ma l'anno dopo, nella cappella di palazzo Altemps, sposa, già incinta, Maria Hardouin duchessa di Gallese, che gli dà tre figli: Mario, deputato al parlamento; Gabriele Maria, attore; e Ugo Veniero.

 

gabriele d'annunzio e l impresa di fiume

Tuttavia, dopo cinque anni si separano: tra parecchie d'altre, all'orizzonte del «Vate» è apparsa Barbara Leoni (in realtà, Elvira Natalia Fraternali sposata Leoni), che incontra nel 1887 a un concerto. Bella, sensuale, sregolata, piena di estro e di esuberanza, lo attrae subito. Sarà la sua Barbarella o Ippolita, Miranda, Jessica, Bibi, Gorgone, Regina di Cipro, o Vellutina.

 

gabriele dannunzio a fiume

Vivono a Palazzo Zuccari, tra piazza di Spagna e il Pincio, dove il poeta ambienta Andrea Sperelli, nel 1889 protagonista de «Il piacere». Per un anno, va in Abruzzo (mancano i soldi); dice di tollerare a fatica il giornalismo: limita il suo talento. Ma dal 1885, dirige «Cronaca bizantina», fondata dall'amico Angelo Sommaruga a via Due Macelli, e ormai di Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, principe di Carbognano, nell'omonima Galleria.

 

gabriele dannunzio a fiume

Durerà soltanto un anno, perché il nobile fallisce. Resta coinvolto nello scandalo della Banca Romana; vende perfino di nascosto quadri in Francia, ed è condannato («La fuga del violinista con la bionda» titola il Messaggero: il primo, era creduto un Raffaello; l'altro era la «Bella» di Tiziano); si dimette da deputato e fugge a Parigi. Ma intanto, D'Annunzio scrive. Arriva il ministro Fuijmaro Tanaka, ed è «lucido, gialliccio come un avorio di tre secoli», senza spada né vestito nipponico, «tutto umiliato nel nero abito europeo».

 

gabriele dannunzio a fiume

I regali del re a Natale: a «Donna Claribel una specie di diadema di perle e brillanti»; alla duchessa Sforza Cesarini, «una spilla armonizzata di soavi zaffiri e luminosissimi brillanti»; toccano anche alla duchessa Massimo, «in forma di mosche»; e così via per tre pagine.

 

AL GRAN BALLO

gabriele dannunzio a fiume

Al Gran ballo di Corte, la regina Margherita è «vestita di un bellissimo rosa, che i tecnici si ostinano a chiamare lie-de-vin, con al collo 16 fila di perle meravigliose e il suntuoso (sic !) diadema di brillanti e perle sui biondi capelli: stasera, era proprio en beauté». Un'opera al teatro Apollo: «Il commendatore Stagno, scintillante nell'armatura argentea e vezzoso nell'azzurro mantello, non fu, in verità, un Lohengrin ideale»; ma c'era quella, e c'era quell'altra. E avanti così, di quadriglia in quadriglia, di nobile in nobile: sostantivo, in questo caso, di solito squisitamente femminile.

D'ANNUNZIO CON LA FIGLIA RENATA

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