joshua wong

"L'ITALIA RIDUCA LA COOPERAZIONE CON LA CINA" - L’ATTIVISTA DI HONK KONG, JOSHUA WONG, TRA I LEADER DELLA RIVOLTA ANTI-CINESE: "PECHINO STA VIOLANDO E RISCRIVENDO LE REGOLE STABILITE DA UN TRATTATO INTERNAZIONALE SU HONG KONG, VORREI CHE NEI TRATTATI COMMERCIALI IN VIA D'ATTUAZIONE L'UE IMPONESSE DELLE SANZIONI E INSERISSE DELLE CLAUSOLE LEGATE AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI…”

Francesca Paci per “la Stampa”

 

JOSHUA WONG IN COLLEGAMENTO CON IL SENATO ITALIANO

Mentre il buio smorza le sirene delle volanti che hanno portato in cella molti compagni irriducibili al giogo di Pechino, Joshua Wong, appena rientrato a casa, tira le somme di quella che considera l' ennesima battaglia di una lunga guerra. Non siamo morti, ripete l'ex portavoce riluttante dei giovani di Hong Kong trasformatosi, più o meno suo malgrado, in star internazionale a cui implorare una dichiarazione: «La manifestazione di oggi (ieri per chi legge, ndr) è solo un assaggio delle proteste massicce che precederanno la legge del male: dobbiamo combattere e tutelare il futuro di Hong Kong, è il nostro momento».

 

JOSHUA WONG

L'icona della rivolta anti-cinese, consapevole di dover galvanizzare il mondo almeno quanto i suoi coetanei, parla perché l' Italia e gli atri Paesi sensibili alle lusinghe del presidente Xi Jinping intendano: «La Cina sta violando e riscrivendo le regole stabilite da un trattato internazionale su Hong Kong, vorrei che nei trattati commerciali in via d' attuazione l' Ue imponesse delle sanzioni a Pechino e inserisse delle clausole legate al rispetto dei diritti umani a Hong Kong».

 

Lo strumento c' è e si chiama "Via della Seta", l'auspicio è che chi si commuove per le migliaia di persone in piazza possa condizionare la cooperazione economica a un codice comportamentale: «Mi auguro che l' Italia consideri la Cina responsabile per i suoi errori e riduca la sua partecipazione alla Via della Seta».

 

agnes chow e joshua wong dopo il rilascio

Sembra stanco Joshua Wong, che a quasi 24 anni ha già alle spalle la guida del partito Demosisto e una sostenutissima candidatura al Nobel per la pace. La legge sulla sicurezza, dice, è una sfida a Hong Kong, ma non solo: «Dal movimento anti-legge sull' estradizione siamo passati a quello anti-legge sulla sicurezza, entrambi attentano al futuro del movimento democratico e uccidono qualsiasi possibilità di ottenere giustizia». Per questo, dopo aver accompagnato le mobilitazioni dello scorso anno interrotte a gennaio dalla pandemia, è sceso in piazza e continuerà: «L' imperativo è resistere, migliaia di persone sono tornate in strada».

 

Joshua Wong, che ha già provato in prima persona l' esperienza del carcere politico, sa bene che la protesta degli ombrelli, ribattezzata delle mascherine quando le mascherine non erano ancora il simbolo del coronavirus, ha un potenziale emotivo a tempo determinato. Quando in autunno, dopo la lunga estate pacifica, i giovani anti Pechino, i più terrorizzati dal momento in cui nel 2047 scadrà il modello "un Paese due sistemi", hanno ceduto alla violenza che sempre aliena la classe media dalla causa degli ultimi, la simpatia internazionale è scemata.

joshua wong

 

Oggi, nel pieno della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina, non c' è più un secondo da perdere: «La polizia ha represso il dissenso con i blindati, i cannoni ad acqua, i gas lacrimogeni e lo spray urticante. Per molti questa legge draconiana sulla sicurezza è una sorta di prolungamento della polizia segreta cinese ad Hong Kong, siamo preoccupati per la possibile interpretazione arbitraria e politica delle procedure». Sedizione, cospirazione. Vuol dire che «i giornalisti stranieri potrebbero non essere più ammessi». Vuol dire limiti per gli expats e i viaggiatori. Il 4 giugno dello scorso anno la proposta di una legge sull' estradizione scatenò l' estate dello scontento. Joshua Wong è ancora fermo lì.

joshua wong

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…