"CHI VA IN BICI RISCHIA OGNI GIORNO. LA SICUREZZA SULLE STRADE È UN OBIETTIVO DA PERSEGUIRE A TUTTI I COSTI" - VINCENZO NIBALI È SOTTO CHOC PER LA MORTE DI DAVIDE REBELLIN, L'EX CAMPIONE DI CICLISMO TRAVOLTO DA UN CAMION DURANTE UN ALLENAMENTO A MONTEBELLO VICENTINO - IL FRATELLO DEL CICLISTA È STATO UNO DEI PRIMI AD ARRIVARE SUL POSTO DELL'INCIDENTE - SI TRATTA DEL 103ESIMO CICLISTA MORTO NELLE STRADE ITALIANE NEL 2022 - GIORGIA MELONI: " SONO TURBATA E RATTRISTATA DALLA NOTIZIA…"

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1. MORTO REBELLIN,FRATELLO HA RICONOSCIUTO LA BICI SULL'ASFALTO

 (ANSA)  - Non ci sono ancora tracce del camion che a Montebello Vicentino ha travolto e ucciso mentre era in bicicletta l'ex campione Davide Rebellin. I Carabinieri stanno setacciando le immagini delle telecamere di sicurezza di un ristorante accanto al luogo dello schianto, per poter individuare targa e modello del mezzo. L'ex campione era uscito con la sua bici da corsa e probabilmente stava percorrendo la regionale 11 Vicenza-Verona per rientrare a casa, a Lonigo (Vicenza).

 

la bici di davide rebellin dopo l incidente. 1 la bici di davide rebellin dopo l incidente. 1

Tragica la circostanza in cui è avvenuto il riconoscimento della vittima. Un fratello di Rebellin, Carlo, aveva appreso dai media che c'era stato un incidente nella zona di Montecchio, un ciclista travolto da un mezzo pesante. Si è recato subito sul posto, forse per una sorta di presentimento, ed ha subito riconosciuto la bici del fratello, accartocciata.

 

2. REBELLIN: ASAPS, 103 CICLISTI DECEDUTI IN OTTO MESI

(ANSA) - Sono stati 103 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade italiane nei primi otto mesi dell'anno nell'immediatezza dell'incidente, cui si debbono aggiungere i decessi avvenuti a distanza di giorni o settimane negli ospedali dopo il ricovero. Sono i dati forniti dall'Associazione sostenitori Polstrada (Asaps), dopo la morte in Veneto dell'ex campione Davide Rebellin, travolto in bici da un camion. Un incidente, ricorda l'Asaps, che sembra la fotocopia di quello in cui morì nel 2017 Michele Scarponi. "La scia di sangue sulle strade - commenta il presidente Giordano Biserni - purtroppo continua, con una particolare crudeltà anche per i ciclisti".

 

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Aveva disputato la sua ultima gara poco più di un mese fa, il 16 ottobre, la Veneto Classic, sulle strade di casa, Davide Rebellin, scomparso oggi a 51 anni in seguito ad un incidente stradale. Avev chiuso con un trentesimo posto, dopo una carriera straordinaria che ne aveva fatto uno dei ciclisti professionisti più longevo al mondo. E alla fine di quella gara Davide Rebellin, nato il 9 agosto 1971 a San Bonifacio (Verona) ma cresciuto e residente a Madonna di Lonigo (Vicenza), aveva annunciato il suo ritiro.

 

Anche se ogni giorno, come avvenuto oggi, amava percorrere molti chilometri in bicicletta. Professionista per tre decenni esatti, dal 1992 al 2022 (anche questo è un primato), era è uno dei ciclisti italiani più vincenti in assoluto a livello internazionale. Era soprattutto uno specialista delle classiche del Nord Europa: aveva vinto l'Amstel Gold Race nel 2004, tre edizioni della Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009), una Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004, oltre a una tappa al Giro d'Italia nel 1996, imponendosi in salita.

 

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 Il 9 agosto 2008, ai Giochi olimpici di Pechino, nel giorno del suo ventisettesimo compleanno, si era aggiudicato l'argento nella prova in linea, superato in volata a pochi metri dal traguardo dallo spagnolo Samuel Sánchez. Due anni dopo però, quella medaglia gli era stata tolta, per un presunto caso di doping, mai chiarito definitivamente, e poi caratterizzato da un lungo iter giudiziario.

 

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L'ultima vittoria da professionista di Rebellin risaliva al 6 maggio 2018, all'età di 37 anni, nella terza tappa del Tour International de la Wilaya d'Oran, che poi concluse al secondo posto nella classifica generale, alle spalle di un compagno di squadra, il belga Laurent Évrard. (ANSA).

 

3. REBELLIN: MELONI, TURBATA E RATTRISTATA DALLA TRAGEDIA

 (ANSA) - "Sono turbata e rattristata dalla notizia della tragica scomparsa di Davide Rebellin, ciclista italiano che tante emozioni ha regalato agli amanti dello sport nella sua lunga carriera da professionista, conclusasi lo scorso 16 ottobre a 51 anni. Condoglianze alla famiglia". Lo scrive su Twitter la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

 

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4. REBELLIN: CHOC NIBALI "CHI CORRE RISCHIA OGNI GIORNO"

 (ANSA) - La drammatica fine di Davide Rebellin, travolto da un autocarro mentre era in bicicletta sulle strade di casa, riaccende i fari sul tema della sicurezza dei ciclisti e richiama alla mente tanti altri incidenti della strada che hanno coinvolto campioni, come Michele Scarponi, morto nel 2017 travolto da un furgone, o Alex Zanardi, gravemente ferito nel 2020 dopo uno scontro tra la sua handbike e un camion.

 

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 "Non ci volevo credere quando l'ho saputo, ed è stato un vero choc - ha commentato al telefono con l'ANSA l'ex compagno di nazionale di Rebellin, Vincenzo Nibali -. Era una persona vera, molto tranquillo e un grande professionista e sapere che è morto così mi colpisce davvero, ma conferma che chi va in bici rischia ogni giorno. La sicurezza sulle strade è un obiettivo da perseguire a tutti i costi".

 

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"Anche a me anni fa è capitato di essere 'stretto' dal rimorchio di un camion in una curva, durante un allenamento. Mi è andata bene, perchè sono stato solo sfiorato ma la sensazione di terrore l'ho ancora ben presente", prosegue Nibali, che avrebbe dovuto partecipare nel pomeriggio alla presentazione a Milano della Maglia Rosa del Giro d'Italia 2023, evento annullato dopo la notizia della morte di Rebellin.

 

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Nibali è a favore della proposta di inserire nel codice della strada una norma che obblighi a rispettare la distanza minima di un metro e mezzo in fase di sorpasso di un ciclista. "E' un passo avanti, anche se poi nella pratica e su certe strade non è facile - afferma -. Un metodo più sicuro per andare su strade aperte in allenamento è state affiancati a due a due, perchè si è più visibili per chi è al volante". La sicurezza per i corridori è spesso messa a rischio anche in gara, dove purtroppo non si contano le cadute fatali ma anche gli incidenti dovuti a comportamenti irresponsabili di persone alla guida di auto o altri veicoli piombati nel bel mezzo di una corsa.

 

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Nel 1971, mori' travolto da un'auto prima di una gara il campione del mondo Jean Pierre Monsere', campione del mondo in carica. Nel 2010, l'azzurro Thomas Casarotto si scontrò con un'auto finita nel percorso di gara durante il giro del Friuli e morì qualche giorno dopo in ospedale. Sorte simile, nel 2016, per il belga Antoine Demoitiè alla Gand-Wevelgem, travolto da una moto e morto in ospedale. Un paio di mesi prima, il 23enne francese Romain Guyot finì sotto un camion a un incrocio. Nomi e volti noti, triste copertina di una strage che riguarda professionisti ed amatori.

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