"IL PARLAMENTO NON TOCCA PALLA" - L'IRA DEI PARTITI PER IL “MONOCAMERALISMO DI FATTO”: DA INIZIO LEGISLATURA OLTRE IL 90 PER CENTO DEI DECRETI È STATO ESAMINATO IN UN SOLO RAMO DEL PARLAMENTO PER EVITARE PANTANI E RALLENTAMENTI - L'ALTRA CAMERA SI LIMITA AD APPORRE UN BOLLINO - I PIÙ INFURIATI PARLANO DI “ESPROPRIAZIONE DEL PARLAMENTO”, IL PD CHIEDE DI TENERE APERTA LA CAMERA DEI DEPUTATI ANCHE DI LUNEDÌ E VENERDÌ PER PERMETTERE LE DISCUSSIONI - CECCANTI: “BISOGNA CAMBIARE LE REGOLE”

-

Condividi questo articolo


Carlo Bertini per “la Stampa”

 

roberto fico roberto fico

Il mese di ritardo con cui la manovra di bilancio arriva in Parlamento e l'ingorgo di decreti in pentola, fa mangiare la foglia a peones e capigruppo: visto che la legge di bilancio, quella con le misure di spesa che più stanno a cuore a tutti, approda al Senato, non se ne parla di poterla modificare alla Camera. Che dovrà accontentarsi di metterci il bollino a giochi fatti. «Così non tocchiamo palla». L'andazzo è lo stesso da anni, una delle due Camere resta fregata, ma stavolta, complice la pandemia e l'ingorgo di decreti, la situazione è peggiore: e la sopportazione degli eletti, che dovrebbero rappresentare il popolo italiano è oltre il limite. In tutti i gruppi parlamentari.

 

camera dei deputati deserta 4 camera dei deputati deserta 4

Dal Pd a Fratelli d'Italia, da Italia Viva a Leu, passando per il centro. La presidente dei deputati dem, Debora Serracchiani, certo non una pasdaran, ha inviato una lettera riservata a Roberto Fico, per chiedergli di tenere aperta l'aula di lunedì e venerdì, fino al 31 dicembre (data ultima per il varo della legge di bilancio e di alcuni impegni legati al Pnrr), proprio per «il compiuto dispiegarsi della funzione legislativa».

 

serracchiani serracchiani

Giorgia Meloni, a nome dell'unico partito di opposizione, tuona che «sarebbe inaccettabile se dopo aver votato il Pnrr senza aver avuto la possibilità di leggere il documento, dovessimo votare anche la manovra senza poter dire la nostra». Il più tranchant è il presidente della commissione Finanze di Montecitorio, il renziano Luigi Marattin: «Stiamo cambiando la Costituzione per inserire la tutela degli animali e non mettiamo mano alla principale delle nostre disfunzioni democratiche?».

 

conferenza stampa di giorgia meloni dopo la sconfitta ai ballottaggi conferenza stampa di giorgia meloni dopo la sconfitta ai ballottaggi

L'attacco implicito è a chi bocciò il referendum di Renzi che eliminava il monocameralismo. Vero che il ritardo della manovra è dovuto a un fattore politico, ovvero la mancanza di accordo sul reddito di cittadinanza, ma c'è «qualcosa che non funziona più nella sala macchine», lamenta Marattin. «Ricordo una volta che ero a Palazzo Chigi e un decreto tardava: bisognava attendere un motociclista che lo portava materialmente al ministero della Giustizia per apporre il sigillo, roba da Medioevo».

 

LUIGI MARATTIN LUIGI MARATTIN

Un ricordo non di un secolo fa, ma del 2017. E lo stesso avviene oggi. Non c'è da stupirsi se, per fare prima, il governo scavalchi una delle due camere ad ogni piè sospinto: l'era del web non tollera rallentamenti, ma il nostro sistema li provoca. Dunque la realtà piega al suo bisogno la Costituzione: i più ironici, come il costituzionalista Stefano Ceccanti, parlano di «monocameralismo alternante», ogni legge esaminata da una sola Camera, mentre l'altra si limita ad apporre un bollino. I più infuriati parlano di «espropriazione del Parlamento» ad opera del governo.

 

Che ora è impersonificato da Mario Draghi. Tanto per dare i numeri: solo 4 decreti da inizio legislatura sono tornati nel primo ramo del parlamento da cui provenivano, altri 76 sono stati discussi in una Camera e l'altra ha ratificato il testo che gli è arrivato. Con il governo Draghi, poi, nessun decreto è stato modificato nel secondo ramo. Sul sito di Montecitorio, nel rapporto sulla legislazione 2021, c'è un confronto tra i primi 3 anni della attuale legislatura e i primi 3 della precedente.

 

mario draghi parla alla cop26 di glasgow mario draghi parla alla cop26 di glasgow

Nei primi tre anni di quella 2013-2018, i casi di provvedimenti esaminati in una sola Camera e ratificati dalla seconda erano stati l'83,6%, mentre in questa salgono al 91%. Inoltre, per 40 leggi su 80 approvate, è stata posta la fiducia in un ramo parlamentare e in 22 casi in entrambe le Camere.

 

Come evitarlo? «Basta riformare i regolamenti - nota il costituzionalista Stefano Ceccanti del Pd - per evitare che i decreti e non i disegni di leggi restino il modo normale di fare le leggi: va data una corsia preferenziale alle norme del governo per far diminuire i voti di fiducia». Ma la riforma dei regolamenti è al palo, Lega e Fi finora hanno voluto solo adeguare i numeri delle commissioni al taglio del 30% dei parlamentari. Ora pare che la trattativa si stia sbloccando, sempre che la legislatura vada avanti...

Stefano Ceccanti Stefano Ceccanti

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MI SI NOTA DI PIU’ SE FACCIO IL MARTIRE? – L’ASSENZA DI SAVIANO DAL SALONE DEL LIBRO DI FRANCOFORTE STAVOLTA NON E’ FRUTTO DELL’EPURAZIONE MELONIANA – E’ STATO CHIESTO ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI QUALI SCRITTORI INVITARE ED E’ VENUTO FUORI UN ELENCO DI SINISTRELLI MICA MALE, DA NICOLA LAGIOIA A CHIARA VALERIO – MANCAVA SAVIANO SOLO PERCHE’ LE DUE CASE EDITRICI CHE POTEVANO INDICARLO NON L’HANNO FATTO. LA PRIMA È “FUORISCENA” DEL GRUPPO SOLFERINO-CAIRO EDITORE (CHE NON È NEANCHE ASSOCIATO ALL’AIE) - L’ALTRO EDITORE CHE POTEVA INSERIRE LO SGOMORRATO NELLA LISTA ERA BOMPIANI, GRUPPO GIUNTI, PER LA QUALE, SEMPRE QUEST’ANNO, SAVIANO HA PUBBLICATO “SOLO È IL CORAGGIO” (MEZZO FLOP). L’EDITOR PRINCIPE DEL GRUPPO GIUNTI È ANTONIO FRANCHINI, CHE SI È MESSO IN TESTA DI…

DAGOREPORT - IN VATICANO LA TENSIONE SI TAGLIA CON L’OSTIA: DOPO IL DAGO-SCOOP PAPALINO SULLA “FROCIAGGINE” E LE "CHECCHE IN SEMINARIO", OLTRETEVERE LO SGOMENTO HA TOCCATO OGGI IL CLIMAX CON L'ATTACCO DELLA MELONA AL CARDINALE MATTEO MARIA ZUPPI, PRESIDENTE DEI VESCOVI E CANDIDATO NATURALE ALLA SUCCESSIONE DI PAPA FRANCESCO, REO DI AVER SCOMUNICATO IL PREMIERATO DELLA COATTA PREMIER E L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA DI SALVINI - LA CURIA ROMANA NON SA COME GESTIRE LA "FOLLIA" DEL PAPA ARGENTINO E SVELENANO (“IN DELIRIO DI ONNIPOTENZA”, “UN PERONISTA INTERESSATO SOLO ALLA VISIBILITÀ SUI GIORNALI”) - LA DESTRA ANTI-BERGOGLIO TREMA IN VISTA DEL PROSSIMO CONCLAVE, BLINDATO DA FRANCESCO CON NOMINE DI CARDINALI PROGRESSISTI, MA LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE: MORTO IL PAPA, I SUOI FEDELISSIMI “OBBEDIRANNO” ALLA MEMORIA O FARANNO COME JE PARE?

DAGOREPORT – ATTENZIONE: LA COATTA PREMIER DE' NOANTRI POTREBBE RIENTRARE IN PARTITA DOPO LE EUROPEE. SE IL CONSIGLIO EUROPEO, NONOSTANTE LA FATWA DI MACRON E SCHOLZ, SCEGLIESSE URSULA COME CANDIDATA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE, LA TEDESCA POTREBBE CHIEDERE I VOTI ALLA MELONA PER EVITARE DI ESSERE UCCELLATA DAI FRANCHI TIRATORI DEL PPE CHE LA DETESTANO (IL PARLAMENTO DI STRASBURGO VOTA  A SCRUTINIO SEGRETO). A QUEL PUNTO LA DUCETTA POTREBBE SIGLARE UN PATTO: I MIEI VOTI IN CAMBIO DELLA VICE-PRESIDENZA O D'UN COMMISSARIO DI PESO E RINEGOZIAZIONE DELL'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITA'...

DAGOREPORT – GIORGETTI È DISPERATO: NON SA DOVE TROVARE I SOLDI PER LA PROSSIMA FINANZIARIA (SI PRESENTA A OTTOBRE MA ANDAVA CUCINATA IERI), MENTRE I PARTITI DELLA MAGGIORANZA, IN PIENA SBORNIA DA EUROPEE, SPARANO PROMESSE IRREALIZZABILI. MA DOPO IL 9 GIUGNO SI CHIUDERA' IL CORDONE DELLA BORSA: E SARANNO BOTTI TRA GIORGETTI E IL PERICOLANTE SALVINI (LEGA VICINA ALL'IMPLOSIONE) – "MELONI, DETTA GIORGIA" SI ILLUDE DI POTER RIDISCUTERE L'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITÀ, BARATTANDOLO ALLA RATIFICA DEL MES - MA A BRUXELLES LA REGINA DI COATTONIA SARA' IRRILEVANTE (I VOTI DI ECR NON SERVIRANNO PER LA COMMISSIONE UE) E GLI EURO-POTERI PREPARANO GIA' UNA BELLA PROCEDURA D'INFRAZIONE PER L'ITALIA – LA PREOCCUPAZIONE DELL'UE PER LA DEBOLEZZA STRUTTURALE DELL’ECONOMIA ITALIANA: NEMMENO I MOLTI MILIARDI DEL PNRR STANNO FACENDO VOLARE IL PIL...

DAGOREPORT – ASPETTANDO IL VOTO, MACRON E SCHOLZ HANNO TROVATO UN ACCORDO DI MASSIMA: SILURATA URSULA ED ESCLUSA OGNI ALLEANZA CON LA MELONI, I DUE LASCERANNO AL PPE, GRUPPO DI MAGGIORANZA, L’ONERE DI TROVARE UN NOME ALTERNATIVO A VON DER LAYEN PER LA COMMISSIONE (NO A WEBER, UN PO' TROPPO DI DESTRA, IN POLE IL BAVARESE SÖDER) – I SOCIALISTI PUNTANO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO, DOVE SANCHEZ FA PRESSIONE SU SCHOLZ PER IL PORTOGHESE COSTA. MA SE LA SCELTA RICADESSE SUI LIBERALI, MACRON PROPORREBBE MARIO DRAGHI - MORALE DELLA FAVA: ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO, LA DUCETTA IN EUROPA SARA' IRRILEVANTE...