Vittorio Feltri per "Libero quotidiano"
Come ogni anno, il calendario ieri ha segnato l'8 marzo dando la stura alle celebrazioni della donna che, mediamente, oltre a lavorare più degli uomini - in ufficio e a casa - deve periodicamente subire ondate di retorica femminista. La quale provoca un senso di noia e talvolta di ribellione. Non se ne può più di lagne riguardanti i generi. Io sarò un cretino, ma considero solo le persone e non mi importa un fico secco se abbiano il pisello o la passera. Esse vanno considerate per ciò che valgono e non per la loro morfologia. Ormai la parità fra lui e lei è un dato di fatto che non vede solo chi ha le fette di salame sugli occhi.
Qualche giorno fa Libero ha pubblicato una notizia che in proposito deve far riflettere: il numero delle avvocatesse in Italia ha superato quello degli avvocati, e il 45 per cento dei medici sono signore.
Quindi dove è il problema? La livella non è il cimitero, come diceva il grande Totò, bensì l'università. E i migliori studenti, quelli che hanno i voti più alti, sono fanciulle capaci di impegnarsi e di trarre dallo studio il maggior profitto. Nonostante ciò sia documentato dalle statistiche, infallibili nell'elaborare i macrodati, c'è ancora chi sostiene senza vergognarsi che le signore guadagnano meno dei signori.
Impossibile, poiché nel nostro Paese le remunerazioni sono regolate da contratti collettivi nazionali. In effetti gli insegnanti, i magistrati, i giornalisti eccetera ricevono lo stesso stipendio a prescindere dal loro sesso.
Lo stesso accade ovviamente nel settore privato dove la paga è identica per qualunque dipendente. Si dice che a causa del virus ci siano più disoccupate che disoccupati. Motivo? Pare che licenziamenti in massa siano avvenuti al Sud, notoriamente meno sviluppato rispetto al Nord. Indagheremo più a fondo. Lunedì ho seguito il bel programma di Milo Infante su Rai Due che trattava delle violenze e delle molestie di cui sono vittime tante fanciulle. Non c'è dubbio, i femminicidi sono poco più di cento ogni dodici mesi.
Sempre troppi, ma calcoliamo che il Paese conta 60 milioni di abitanti, e cento imbecilli assassini sono il minimo sindacale. I maschi trucidati invece sono 200 circa, quindi non sono messi molto meglio. Quanto alle violenze non colpiscono solo le donne, ma anche e soprattutto i vecchi e i bambini. Le maestre che menano di brutto negli asili si segnalano ogni dì, e sorvoliamo sugli ottuagenari che negli ospizi vengono maltrattati di brutto con una frequenza impressionante. Dal che si evince che tocca ai deboli purtroppo soccombere sempre ai prepotenti.
E veniamo alle molestie che colpirebbero le ragazze. Non mi pare tanto difficile respingerle: basta un vaffanculo. Tra l'altro capita a tutti di subirne, perfino a me. Ci sono madame di ogni età che telefonano, tampinano, opprimono, sono insistenti, viene voglia di prenderle a schiaffi, altro che di possederle. Sono gli esseri umani a rompere le scatole, a prescindere dal loro sesso.
Facciamola finita con i luoghi comuni e l'autocompatimento tedioso. Femmine e maschi imparino a reagire e smettano di frignare. Un'ultima non banale annotazione. A Roma, domenica, si è svolta una manifestazione femminile per festeggiare il citato 8 marzo. Il corteo è stato fotografato, e nell' immagine spicca una grande vulva portata a spalla da alcune sfigate. Non direi che il monumento alla figa sia un capolavoro di eleganza e neppure un simbolo culturale raffinato. È una volgarità. Pensate se un gruppo di uomini avesse organizzato una sfilata reggendo un pene. Cosa sarebbe successo?