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"SONO STATA TRAVOLTA ALLE SPALLE DA UN'ONDATA DI UOMINI CHE MI HANNO PALPEGGIATA VIOLENTEMENTE NELLE PARTI INTIME AL PUNTO DA ROMPERMI I COLLANT" – I RACCONTI CHOC DELLE VITTIME DELLE VIOLENZE IN PIAZZA DUOMO – "LA MIA AMICA NON AVEVA PIU’ VESTITI, ERA A TERRA PIENI DI LIVIDI, I PANTALONI ALLE CAVIGLIA. GRIDAVO A UNO DEI MOLESTATORI: “CHE CAZZO FAI?”, E LUI RIDEVA" – “ERA UNO SCHIFO, CHIUNQUE SI PRENDEVA LA LIBERTÀ DI METTERTI LE MANI ADDOSSO…” - IERI FERMATI DUE DEI PRESUNTI AGGRESSORI - VIDEO

https://video.corriere.it/milano/piazza-duomo-spunta-nuovo-video-molestie/3cd9a592-6ee1-11ec-97e0-94289cfbf176

 

Claudia Guasco per "il Messaggero"

 

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Le mani che frugano, strappano, gettano a terra, toccano le parti intime. La strategia del branco che chiude qualsiasi via di fuga alla sua preda: i ragazzi agiscono in quaranta, cinquanta alla volta. Le loro vittime sono come pupazzi, usate e poi lasciate in lacrime, piene di lividi e con i vestiti laceri. «Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti giovani e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso», racconta una delle ragazze aggredite la notte di Capodanno in piazza del Duomo.

 

I verbali con le loro deposizioni sono un concentrato di violenza, soprusi e impunità. La forza del gruppo è data dal numero, la loro azione è una coreografia collaudata. Prima un paio di giovani avvicina le loro vittime, poi arrivano gli altri che fanno da schermo, infine gli assalitori. B. racconta di essere stata accerchiata da una cinquantina di uomini, tutti tra i venti e i trent' anni.

 

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«Mi spintonano e mi trattengono mentre cerco di allontanarmi. Iniziano a strapparmi i vestiti, la maglietta, il reggiseno e palpeggiarmi il seno. Grido in cerca di aiuto e lancio la mia borsetta agli aggressori, sperando che ciò basti per farli desistere». B. viene sollevata da sei ragazzi, «la furia del gruppo non si arresta», si legge nella deposizione.

 

C'è chi incita al grido: «La ragazza, la ragazza». Così, mentre lei viene «tenuta distesa a pancia in su, altri la toccano nelle zone intime, le strappano i vestiti di dosso denudandola completamente nella parte superiore del corpo e abbassandole i pantaloni e gli slip fino alle caviglie».

 

V. tenta invano di salvarla dalla furia degli assalitori: «Ho urlato cercando la mia amica, sono anche salita su un muretto per individuarla ma l'ho persa di vista. Nel mentre sono arrivate le forze dell'ordine con scudi e manganelli. La massa di aggressori si è dileguata, B. era lì che cercava di coprirsi con il giubbino stretto sul petto, non aveva più indumenti addosso, era senza reggiseno, senza slip, rannicchiata per terra piena di lividi, i pantaloni abbassati alle caviglie, è stata soccorsa da un operatore delle forze dell'ordine che l'ha aiutata a rialzarsi». Pochi metri più là, lo schema è lo stesso.

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Ecco il verbale di L.: «Sono stata letteralmente travolta alle spalle da un'ondata di uomini che mi hanno palpeggiata violentemente nelle parti intime al punto da rompermi i collant, di cui conservo una foto, e farmi cadere a terra».

 

Le amiche superano la folla e non si accorgono di nulla, mentre lei e M. sono sdraiate sull'asfalto. V. è paralizzata dal terrore: «Ricordo di aver sentito M. urlare, io sono rimasta pietrificata dalla paura e non sono riuscita a dire nulla». E poi il panico di un'altra ragazza di essere «calpestata», davanti a sé «solo l'immagine di tantissime gambe che mi circondavano e così ho iniziato a urlare».

 

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Ciò che fa altrettanto male, è l'umiliazione di fronte al tentativo di difesa di una delle vittime. Grida a uno dei molestatori: «Che c.... fai?», e lui si mette a ridere «in compagnia del suo amico». I due fermati, riflette il gip, hanno «utilizzato» le vittime «a loro piacimento, per soddisfare le proprie pulsioni e in spregio a ogni forma di rispetto della persona».

 

2 - NOI VIOLENTATE IN PIAZZA DUOMO

Monica Serra per "la Stampa"

 

PERQUISITI GLI AGGRESSORI DI PIAZZA DUOMO 2

«Quando sono arrivate le forze dell'ordine con scudi e manganelli, la massa di aggressori si è dileguata. Barbara era lì che cercava di coprirsi con il giubbino stretto sul petto. Non aveva più i vestiti addosso. Era nuda, rannicchiata per terra, piena di lividi, i pantaloni abbassati alle caviglie. È stata soccorsa da un operatore che l'ha aiutata a rialzarsi». Barbara (nome di fantasia), 19 anni, è una delle nove vittime del branco che, la notte di Capodanno, ha seminato il panico in piazza Duomo.

 

«Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso. Io e Barbara abbiamo chiesto di essere lasciate in pace, ci siamo dirette dai nostri amici per cercare protezione e aiuto. Infatti, una volta raggiunti anche loro sono intervenuti per allontanare i ragazzi molesti che continuavano a trattenerci per le spalle, come per accompagnarci contro il nostro volere».

 

Non è servito, non è bastato. Perché il branco - quaranta, cinquanta ragazzi tra i 16 e i 25 anni - le «toccavano ovunque sul corpo, spintonandole e passandole da uno all'altro», si legge nel provvedimento con cui ieri sono stati fermati due dei presunti aggressori accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni: Abdallah Bouguedra, 21 anni, che vive a Torino e Abdelrahman Ahmed Mahmoud Ibrahim, 18 anni, da due a Milano. Il primo è accusato della pesantissima aggressione vicino alla Loggia dei Mercanti, nei confronti di Barbara e della sua amica.

PERQUISITI GLI AGGRESSORI DI PIAZZA DUOMO 1

 

Il secondo anche di quella vicino alla galleria Vittorio Emanuele, ai danni di quattro ragazze palpeggiate, strattonate, spinte a terra, derubate. I due indagati - scrivono l'aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo - hanno aggredito le giovani vittime «utilizzandole a proprio piacimento e per soddisfare le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona». Barbara e la sua amica avevano raggiunto piazza Duomo per festeggiare con alcuni conoscenti la mezzanotte. Mancavano dieci minuti all'una quando insieme si sono staccate dal gruppo per cercare un bagno. Il primo ad avvicinarle sarebbe stato Bouguedra. Ha puntato Barbara. Voleva a tutti i costi il suo numero di cellulare. «Col braccio le cingeva le spalle, insisteva».

 

Alla fine la diciannovenne, nella speranza di levarselo di torno, gli ha dato il suo contatto Instagram. E proprio grazie al social, la polizia è riuscita poi a risalire all'identità dell'aggressore.

 

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Le ragazze hanno avuto paura, si sono dirette verso gli amici che intanto avevano notato qualcosa di strano e si stavano avvicinando. Non hanno fatto in tempo. Presto le due vittime sono state assalite dal branco, che continuava a spingerle, a toccarle. Hanno provato a restare vicine, a proteggersi l'un l'altra, ma non ci sono riuscite. Una di loro è stata soccorsa da un'amica che è riuscita a spingerla fuori dalla «massa di uomini».

 

Barbara, no. È stata trascinata via, si è persa al centro del gruppo di ragazzi che la stava violentando. Racconta l'amica: «Ho urlato, provavo a cercarla, sono salita su un muretto per individuarla ma l'ho persa di vista». Anche una passante, che col suo cellulare ha filmato tutto, ha provato a farsi spazio nella folla, ad aiutarla. Ma non è riuscita a raggiungerla fino all'arrivo della polizia.

 

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E così altri due amici che sono stati «sopraffatti da un numeroso gruppo composto da trenta, quaranta ragazzi» mentre altri cinque erano riusciti ad afferrare Barbara, a portarla via. L'hanno sollevata da terra tenendola per le braccia e le gambe. Le hanno strappato i vestiti di dosso. Le hanno messo le mani ovunque, mentre lei piangeva e si disperava e gli amici assistevano impotenti. Uno di loro si è anche rotto un dito per provare a difenderla. Un altro è corso a chiamare la polizia per provare a chiedere aiuto. E all'arrivo degli agenti il gruppo di aggressori si è dileguato lasciando la diciannovenne a terra, in lacrime. «Non sapevamo come aiutarla. L'abbiamo coperta con un cappotto fino all'arrivo dei soccorsi».

 

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È finita alla Mangiagalli con lividi, graffi, tumefazioni su tutto il corpo. Poco prima che Barbara finisse a terra, a mezzanotte e mezza, un centinaio di metri più in là, vicino alla galleria Vittorio Emanuele, altre quattro ragazze erano state accerchiate. Tra i primi ad avvicinarle questa volta c'era Ibrahim, il 18enne fermato a Milano. Ha insistito, ci ha provato, poi è andato a chiamare il resto del branco. Il modus operandi era sempre lo stesso.

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Le ragazze sono state spinte, strattonate, derubate una del cellulare, un'altra della borsetta. Toccate, palpeggiate. «La violenza era tale - scrivono i pm - che si sono ritrovate per terra con i collant strappati, la gonna sollevata. Due di loro sono riuscite a divincolarsi dalla ressa. Le altre due sono finite sull'asfalto. «La mia amica urlava, io ero pietrificata dalla paura e non riuscivo a dire nulla». E ancora, racconta la vittima: «Avevo il terrore di essere calpestata» mentre il branco continuava a toccarla. Lei, distesa, piangeva, si dimenava, chiedeva aiuto.

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