il louvre di abu dhabi

IL REPORTAGE DAL “LOUVRE” DI ABU DHABI, A UN ANNO DALLA SUA INAUGURAZIONE - IL RISCHIO QUI È DI PERDERSI: 6.700 METRI QUADRATI DI ESPOSIZIONE, 23 SALE, 600 OPERE - I RESIDENTI DEGLI EMIRATI ARABI RAPPRESENTANO IL 40% DEL NUMERO TOTALE DI VISITATORI. L'ALTRO 60% PROVIENE PRIMA DI TUTTO DAL MEDIO ORIENTE - DOVEVA ESSERCI IL “SALVATOR MUNDI” DI LEONARDO DA VINCI MA CHE NON SI SA NEPPURE SE SIA VERO, FALSO O “RITOCCATO”

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

Si entra. Siamo nel Grande atrio. La prima opera, a parete intera, è una serie di nove pannelli, ispirati alla scrittura araba, di Cy Twombly, anno 2008. Enormi acrilici su tela: fondo blu mare e onde di bianco. Perfettamente in tono con i due uomini degli Emirati, lì davanti: kandura immacolato alle caviglie e maniche fino al polso, ghutra in testa e iPhone in mano. L'arte islamica è aniconica, il selfie è universale.

il louvre di abu dhabi

 

Il Louvre di Abu Dhabi è il museo universale, l'edificio è mastodontico e la mission quasi impossibile: trascendere geografie e civiltà per vedere l'intera storia dell'umanità sotto una nuova luce. Quella disegnatale attorno dall'archistar Jean Nouvel.

 

Benvenuti negli Emirati Arabi, città capitale Abu Dhabi, isola artificiale di Saadiyat, 25 minuti di auto dal centro: qui il passato, fino a dieci anni fa, era una distesa di sabbia e sole. In futuro sarà il Distretto culturale del Paese: sorgeranno lo Zayed National Museum progettato da Norman Foster, un museo marittimo disegnato da Tadao Ando, il Guggenheim Abu Dhabi di Frank Gehry e il Performing Arts Centre di Zaha Hadid (conto totale: 27 miliardi di dollari da qui al 2030).

 

il louvre di abu dhabi 5

Il presente, intanto, è una colossale operazione di marketing, altissima tecnologia, finanza e cultura che - unendo il marchio del celebre museo francese e i petrodollari degli sceicchi - ha innalzato il Louvre di Abu Dhabi. Inaugurato un anno esatto fa, è la gemma più preziosa - e costosissima - del tesoro d'arte del mondo arabo: 600 milioni di euro per la costruzione, 525 milioni di dollari per poter utilizzare (per 30 anni) il brand Louvre, 750 milioni di dollari per acquisti di opere che costituiscono la collezione permanente.

 

Risultato: una straordinaria (questo sì) costruzione che sorge dall'acqua, 24.000 metri quadrati totali, un labirinto di 55 ambienti piccoli e grandi (tra cui un ristorante e una caffetteria pieds dans l'eau, voto: 10), una cupola ribassata di 180 metri di diametro e 50 tonnellate di acciaio intrecciato come le foglie di palma delle capanne beduine e ispirata allo stile delle moschee: linee orientali e una pioggia di luce che si riflette tra i muri lattescenti e le acque del golfo. Forme arabeggianti e spirito veneziano.

 

Sì, ma com'è il museo? L'elemento di forza, a differenza dello skyline così eclettico da diventare disordinato dei grattacieli della vicina e verticalissima Dubai, è che si armonizza con il paesaggio naturale e storico su cui l'immenso edificio si appoggia (in soltanto quattro punti nascosti, miracolo dell'high tech messa in mano alle archistar). L'elemento di debolezza è invece la consueta superiorità del contenitore (il museo-opera d'arte stile Guggenheim di Bilbao, il Maxxi di Roma, la Fondazione Louis Vuitton di Parigi...) sul contenuto: la collezione non può essere all'altezza né del marchio Louvre né dell'architettura di Nouvel.

il louvre di abu dhabi 3

 

Il percorso, che vuole raccontare la storia culturale dell'uomo dal Neolitico ad Ai Weiwei in 12 gallerie (la prima ospita «I villaggi primitivi», l'ultima è titolata «A Global Stage») è troppo ambizioso, più ancora del napoleonico Louvre di Parigi. Ma l'allestimento è perfetto (tutto disegnatissimo: dalle teche alla segnaletica, dai lucernari ai divani in pelle nera per le soste, anche se quelle didascalie ad altezza pavimento...). E alcuni pezzi imperdibili.

 

Attenti, il rischio qui è di perdersi: 6.700 metri quadrati di esposizione, 23 sale, 600 opere (la metà provenienti dai musei francesi del circuito Louvre, il resto acquistato dagli emiri, nello specifico l'autorità per il Turismo e la Cultura di Abu Dhabi) e una grande «metafora universale» della contaminazione che dispone sarcofagi, giade, quadri, arazzi, armature, mosaici, maioliche e statue incrociando il tempo e lo spazio, da una delle più antiche statuette dell'umanità, un idolo a due teste della Cappadocia del 2000 prima di Cristo a una Antropometria di Yves Klein.

 

il louvre di abu dhabi

E oltre l'ultima galleria, exit: eccoti - fra strade e canali - nel mezzo della piazza della «città-museo», un grande cortile tipico del mondo islamico, inclusa pavimentazione ottomana e fontana ottagonale. A destra e sinistra il mare del Golfo, in mezzo l'installazione di Giuseppe Penone Leaves of Light, un altissimo albero in bronzo che attraverso specchi incastonati sui rami riflette la luce che cade dalla cupola di Jean Nouvel. Natura, Arte e Uomo.

 

Gli uomini oggi in visita al museo - è un ordinario sabato di luxury, vanità artistiche, orange juice e Macarons au café - sono tanti, ma le donne, anche sole, di più. Emiratine e saudite sono in niqab nero, le nordiche come sempre sbracciate e in infradito, le giapponesi con iPad e audioguida. Tutte impegnate a creare la propria personalissima gallery fotografica. Turisticamente, Abu Dhabi ha fatto un affare.

 

il louvre di abu dhabi 6

«Abbiamo festeggiato il primo anno con oltre un milione di visitatori», dichiara Mohamed Khalifa Al Mubarak, presidente del Dipartimento cultura e turismo di Abu Dhabi. «La diversità del pubblico non riflette solo la società multiculturale di Abu Dhabi, ma illustra anche come il museo, che mira a creare ponti tra culture diverse, faccia appello a tutti, dagli studiosi ai giovani».

 

I residenti degli Emirati Arabi rappresentano il 40% del numero totale di visitatori. L'altro 60% proviene prima di tutto dal Medio oriente (in primis dalla confinante Arabia Saudita), poi da India, Cina, Stati Uniti, e dall'Europa (Francia, Germania e Regno Unito soprattutto, ma oggi qui ci sono diversi gruppi di italiani). Il Louvre di Abu Dhabi, un po' casbah un po' astronave, accoglie tante famiglie, turisti del lusso (più che dell'arte), pullman dei tour operator. Ma l'obiettivo è centrato: le sale sono piene.

 

Molto più che se la collezione fosse stata solo di storia mediorientale o d'arte contemporanea. «Fin dall'inizio, il nostro progetto è stato di offrire esperienze che celebrassero la creatività umana», ci dice Manuel Rabaté, il direttore. «Siamo felici che quest'anno così tanti visitatori siano venuti a scoprire la nostra narrativa universale sotto la cupola iconica del Louvre».

 

il louvre di abu dhabi 4

Ecco. Quello che manca - al netto della strepitosa architettura - è proprio l'opera iconica del museo. Il percorso è ricco e vario (c'è la statua di drago più antica del mondo o l'Autoritratto di Van Gogh del Musée d'Orsay, in prestito). Ma manca il «pezzo» identitario della collezione. Doveva arrivare il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci (che non si sa neppure se sia vero, falso o «ritoccato»).

 

IL LOUVRE DI ABU DHABI

Ma è sparito: forse è in un caveau della sede di Christie's a New York, visto che l'acquirente, il principe saudita Mohammad bin Salman, per altro accusato di essere il mandante dell'omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, ha smesso di pagare le rate dopo averlo acquistato all'asta per 450 milioni di dollari... Intrighi e misteri del quadro più costoso del mondo.

 

salvator mundi

Il quadro più bello, invece, è un altro Leonardo, la Belle Ferronnière (1490-95), appena entrati a sinistra della Sala 4, poi c'è Napoleone che attraversa le Alpi di Jacques-Louis David (resteranno in tutto un anno e mezzo), e poi Le Bohémien di Edouard Manet, un Gauguin, una Composizione di Piet Mondrian... La grandeur soffia fino quaggiù.

 

È per questo che la cosa più bella è la più piccola. Sono, nelle teche del vestibolo che introduce alle gallerie, le statuette e i manufatti, provenienti da ére e aree geografiche diversissime, dal Nord della Cina al Sudan, dall'età del Bronzo agli amerindi, messi confronto sullo stesso tema: il cavaliere, la morte, la maternità... Artisticamente così diversi, simbolicamente identici. Che poi è questa l'universalità dell'uomo.

 

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...