mario draghi ursula von der leyen

LA RICETTA DRAGHI: FARE “DEBITO BUONO” PER SALVARE L'EUROPA – “LA SFIDA ESISTENZIALE PER L'UE” LANCIATA DA SUPERMARIO NEL SUO RAPPORTO SI BASA SU 800 MILIARDI L’ANNO DI NUOVI FINANZIAMENTI, IL DOPPIO DEL PIANO MARSHALL DEL PERIODO 1948-1951 – MA COME FARLO? DRAGHI NON LO DICE, MA IL RIFERIMENTO È A NUOVE FORME DI “DEBITO COMUNE”, EUROBOND E FORMULE SIMILI AL RECOVERY FUND – I TRE PILASTRI DEL REPORT: INNOVAZIONE, DECARBONIZZAZIONE E DIFESA...

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

Innovazione, transizione ecologica ed energetica e Difesa. Sono questi i tre settori su cui l’Ue deve puntare per affrontare e vincere la sfida della competitività e della globalizzazione. Mario Draghi non ha dubbi e presentando il suo Rapporto indica le chiavi per consentire all’Europa di tornare a crescere […]

 

“Quello che non possiamo fare – avverte - è non andare avanti” perché “questa è una sfida esistenziale”. Nella consapevolezza che servono miliardi di investimento almeno il 5 per cento del Pil annuo. Misure che fanno pensare – senza che Draghi lo dica esplicitamente - alla necessità di ricorrere ad altre forme di debito pubblico comune.

 

COPERTINA Rapporto sulla competitività DI MARIO DRAGHI

La premessa è sempre la stessa: l’Unione da oltre venti anni non cresce e il prezzo lo hanno pagato le famiglie. Un esempio: il reddito disponibile è cresciuto negli Usa di più del doppio rispetto al Vecchio Continente. Eppure “il rallentamento della crescita è stato visto come un inconveniente, non come una calamità” perché “gli esportatori europei sono riusciti a conquistare quote di mercato nelle parti del mondo in più rapida crescita, in particolare in Asia”.

 

La disoccupazione è calata dal 2010 e questo ha offerto la sensazione di benessere associata alla protezione militare offerta dagli States che “ha liberato i bilanci della difesa da spendere in altre priorità”. Ma quel “paradigma sta svanendo”: la concorrenza globale è aumentata, l’energia – a causa della Russia – costa di più, il cambiamento tecnologico ha aumentato il divario con gli Usa: “Solo quattro delle 50 principali aziende tecnologiche del mondo sono europee”. In più il calo demografico non supporta la crescita come in passato. Entro il 2040 ci saranno almeno 2 milioni di lavoratori in meno.

 

Servono il doppio degli investimenti del Piano Marshall

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

Tutto questo reclama investimenti, tanti miliardi: “Per digitalizzare e decarbonizzare l'economia e aumentare la nostra capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del PIL”. Per fare un confronto: il Piano Marshall tra il 1948 e il 1951 ammontava a circa l'1-2% del PIL annuo. Nel dettaglio, “il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme" e per raggiungere gli obiettivi indicati nel rapporto "sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell'Ue nel 2023".

 

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

“Se l'Europa non può diventare più produttiva – avverte l’ex presidente della Bce -, saremo costretti a scegliere. Non saremo in grado di diventare, allo stesso tempo, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. Questa è una sfida esistenziale”.

 

Secondo Draghi, i valori fondamentali dell'Europa restano “la prosperità, l'equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile” e se non sarà più in grado di fornirle ai suoi cittadini – o dovrà scambiare gli uni contro gli altri – avrà perso la sua ragione d'essere”. […]

 

COPERTINA Rapporto sulla competitività DI MARIO DRAGHI 1

Le tre aree per rilanciare l’Europa

Quindi in primo luogo l’innovazione. Va colmato il divario con Usa e Cina. L’Europa ha una industria “statica”: “Non esiste una società dell'UE con una capitalizzazione di mercato superiore a 100 miliardi di euro che sia stata creata da zero negli ultimi cinquant'anni, mentre tutte e sei le società statunitensi con una valutazione superiore a 1 trilione di euro sono state create in questo periodo”.

 

La conseguenza è che le nostre imprese investono in meno in innovazione perché specializzate in tecnologie mature. In più, avvisa l’ex premier italiano, “le imprese innovative che vogliono espandersi in Europa sono ostacolate in ogni fase da normative incoerenti e restrittive” e così molti imprenditori preferiscono investire in America: […]

 

Il secondo settore d'azione è il clima con un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività. “Se gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli – è la sua posizione - , la decarbonizzazione sarà un'opportunità per l'Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c'è il rischio che la decarbonizzazione possa andare contro la competitività e la crescita”.

 

MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MEME

L’energia elettrica costa ancora il triplo che negli Usa. E poiché l’energia non pulita ci sarà ancora per diversi anni “senza un piano per trasferire i benefici della decarbonizzazione agli utenti finali, i prezzi dell'energia continueranno a pesare sulla crescita”. A suo giudizio, dunque, “l'Ue si trova di fronte a un possibile compromesso. Aumentare la dipendenza dalla Cina può offrire la strada più economica ed efficiente per raggiungere i nostri obiettivi di decarbonizzazione. Ma la concorrenza sponsorizzata dallo Stato cinese rappresenta anche una minaccia per le nostre industrie produttive di tecnologie pulite e automobilistiche”. […]

 

Il terzo settore d'azione è la Difesa. La sicurezza è un presupposto imprescindibile in uno scenario globale che sta diventando sempre più minaccioso. Per questo non si può dipendere da Pechino ad esempio per la fornitura di chip la cui produzione è per quasi il 90 per cento in Asia.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

L’America ha imboccato una strada di indipendenza da questo punto di vista e l’Europa ha bisogno di una vera e propria "politica economica estera", sostiene Draghi: “Solo insieme possiamo creare la leva di mercato necessaria per fare tutto questo”. Ma per questo serve la pace.

 

L’Ue è il secondo investitore in Difesa ma separatamente e questo non si riflette concretamente nelle nostre capacità. “L'industria della difesa – spiega Draghi - è troppo frammentata, il che ostacola la sua capacità di produrre su larga scala, e soffre di una mancanza di standardizzazione e interoperabilità delle attrezzature, che indebolisce la capacità dell'Europa di agire come potenza coesa. Ad esempio, dodici diversi tipi di carri armati sono prodotti in Europa, mentre gli Stati Uniti ne producono solo uno”.

 

Serve dunque concentrare gli sforzi, impegnare risorse comuni. Il 78 per cento della spesa militare è stata appaltata ad aziende non europee. “Allo stesso modo – rileva - non collaboriamo abbastanza all'innovazione, anche se gli investimenti pubblici in tecnologie innovative richiedono grandi capitali e le ricadute per tutti sono sostanziali”. Ossia, l’Ue non si coordina. Ed è troppo lenta nelle decisioni: 19 mesi di media per approvare una legge. […]

 

Il “finanziamento comune”

mario draghi charles michel ursula von der leyen

Poi però c’è la domanda delle domande: come finanziare tutto questo? Intanto progredire con il mercato unico dei capitali. E poi serve un “finanziamento comune”. Draghi non lo dice ma il riferimento a nuove forme di debito comune e formule simili al Recovery Fund appaiono implicite.

 

“Questa relazione – sintetizza Draghi - arriva in un momento difficile per il nostro continente. Dovremmo abbandonare l'illusione che solo la procrastinazione possa preservare il consenso. In realtà, la procrastinazione ha solo prodotto una crescita più lenta, e certamente non ha ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza interventi, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà”.

 

URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI

Quindi, urgono riforme e bisogna aumentare la “cooperazione”. “Mai in passato – è il suo ultimo monito - le dimensioni dei nostri paesi sono apparse così piccole e inadeguate rispetto alle dimensioni delle sfide. Ed è da molto tempo che l'autoconservazione non è più una preoccupazione comune. Le ragioni di una risposta unitaria non sono mai state così convincenti – e nella nostra unità troveremo la forza per riformare”.

MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…