marco occhetti - kim dei cugini di campagna

L’ANGELO BIONDO DEI CUGINI DI CAMPAGNA – GRAMELLINI SULLA SCOMPARSA DI MARCO “KIM” OCCHETTI: "CON LA ENORME CAPIGLIATURA BIONDA E IL SUO FALSETTO FU UNO DEI PRIMI CASI, IN ITALIA, DI CAMBIAMENTO D'IMMAGINE DEL MASCHIO" – LA TESTIMONIANZA SUI SUOI ULTIMI ANNI: "HO MAMMA E FRATELLO INVALIDI, POI HO UNA FIGLIA. FACCIO DEBITINI TIPO PAPERINO. PER CAMPARE SONO COSTRETTO A ESIBIRMI PER STRADA. MA NESSUNO MI SENTIRÀ MAI CANTARE "ANIMA MIA", MI FA TROPPO MALE PENSARE A QUELLO CHE NON HO PIÙ” - VIDEO

Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

 

MARCO “KIM” OCCHETTI:

Mi domandavo (sono le domande stupide che spuntano a tradimento nel vuoto di un lunedì di festa) perché la morte del cantante storico dei Cugini di Campagna fosse diventata la notizia del giorno, più letta della guerra, delle elezioni francesi e dell'ultimo delitto di nera. Erano in pochi, fino a ieri, ad associare il nome di Marco Occhetti a una pietra miliare della loro educazione sentimentale, e lo pseudonimo Kim rappresenta ormai solo una chicca per vecchi appassionati di pop.

 

Anche la sua bella faccia di sessantenne passava inosservata nelle piazze di Roma, dove si era ritrovato a strimpellare canzoni per sbarcare il lunario. La vita era stata particolarmente ingiusta con il Cugino Kim, eppure non lo aveva trasformato in una vittima da compatire, né in un caso umano da esibire. E allora perché la sua morte ha acceso improvvisamente i riflettori su di lui?

 

Credo dipenda dal fatto che anche chi ne ha dimenticato o non ne ha mai conosciuto il nome associa il «frontman» dei Cugini di Campagna a un momento preciso della sua giovinezza: l'apparizione di una enorme capigliatura bionda che canta in falsetto «Anima mia, torna a casa tua». Fu uno dei primi casi, in Italia, di cambiamento d'immagine del maschio: una trasgressione per famiglie che anticipava tutti gli Achille Lauro del futuro. Non è dunque la difficile storia del Cugino di Campagna che ricordiamo con tanta partecipazione, ma quel momento di gloria in cui la sua vita si è incrociata indelebilmente con le nostre.

 

2 - ADDIO A MARCO OCCHETTI - «MI FA MALE LA SPALLA MI RIPOSO UN POCHINO»

MARCO “KIM” OCCHETTI 66

Raffaella Troili per “il Messaggero”

 

«Mi fa male la spalla mi riposo un pochino». Erano le cinque del pomeriggio di venerdì e Marco Occhetti, 62 anni, in arte Kim, ex voce dei Cugini di Campagna, si è addormentato e non si è più svegliato. Il cantante si è spento a 62 anni - ha fatto sapere la figlia Giulia - per arresto cardiaco e i funerali si sono svolti ieri a Fiano Romano nella chiesa di Santo Stefano Protomartire dove l'ex cugino viveva.

 

Nato a Roma il 24 dicembre 1959, Occhetti era stato la voce del gruppo dal 1986 al 1994, dopo aver preso il posto del cantante Paul Manners. Con la sua voce in falsetto, caratteristica della band, aveva portato i successi del quartetto, a partire da Anima Mia, in giro per il mondo, in numerose tournée. «Ringrazio tutti per i messaggi che gli avete scritto - si legge in un post della figlia su Facebook -.

 

Papà era un casinaro e gli sarebbe piaciuto avere tanta gente intorno a ricordarlo». La parrucca bionda, la voce in falsetto, i pantaloni a zampa, tutti lo ricordano per gli anni d'oro quando faceva parte del gruppo. In realtà dopo i trionfi era stato lui ad allontanarsi per provare la carriera da solista, tentare di fare una musica diversa, prendere le distanze dal passato.

MARCO “KIM” OCCHETTI:

 

Non aveva avuto gran fortuna, ma non aveva rinnegato se stesso, tanto che da un po' di tempo aveva preso a cantare con un cappello alla De Gregori per le piazze del centro di Roma. A volte riconosciuto, a volte no, si cimentava in pezzi completamente diversi, alcuni composti da lui. Dal successo internazionale ad artista di strada. «Sono stato la voce solista dei Cugini di Campagna, anche se adesso non mi si riconosce più - aveva detto - Adesso mi ritrovo a suonare nelle piazze di Roma, praticamente dalle stelle alle stalle, che preferisco, perché è più vero. Ma è stata dura. Suono a piazza Navona, al Pantheon, e sbarco il lunario così».

 

Ai suoi colleghi non aveva risparmiato critiche «tirati, falsi, non mi hanno versato i contributi» ma alla fine erano comunque rimasti in buoni rapporti. Tanto che viveva poco lontano da Ivano Michetti storica chitarra e voce nonché tra i fondatori del gruppo, a Fiano Romano.

 

MARCO “KIM” OCCHETTI:

«Con lui abbiamo girato il mondo, America, Australia, Francia, Germania - ricorda - si è spento senza soffrire e questo è quel che mi rincuora. Un infarto, ma soffriva di un brutto male, un tumore ai polmoni, si sarebbe dovuto operare tra un mese. I medici non gli avevano dato grandi speranze, ma lui ci avrebbe provato». Da qualche anno con la sua chitarra sbarcava il lunario cantando in strada, nelle piazze del centro di Roma «era felice, non si vergognava. E in generale si è divertito, ha saputo godersi la vita, gli volevo un sacco bene perché era molto vero. Due giorni fa ho chiamato la figlia e ho saputo della sua morte. Al funerale c'era tanta gente. Un mare di fan».

 

Aveva provato a volare da solo, ma nonostante la bravura non era riuscito a sfondare. Ciò nonostante si sentiva con Mina ed era apprezzato dagli addetti ai lavori, anche adesso che, prese le distanze dai lustrini e le paillettes, tentava di voltare le spalle al passato e sperimentare altra musica, anche la sua. «Ho mamma e fratello invalidi, poi ho una figlia. Tutti sulle mie spalle. A volte sto sotto a un treno, faccio debitini tipo Paperino. Ma non mi vergogno, per fortuna dicono che sono bravo, lo preferisco è più vero», disse al Messaggero nel 2017. Bravo e sfortunato, l'angelo più biondo che hanno avuto i cugini.

 

marco occhetti kim dei cugini di campagna.

3 - L'EX CUGINO DI CAMPAGNA CHE NON VOLEVA PIÙ CANTARE "ANIMA MIA"

Estratto dell'articolo di Luca Dondoni per “la Stampa”

 

«Ero ricco, famoso e giravo il mondo. Ora per campare sono costretto a esibirmi per strada e spero nella benevolenza delle persone per racimolare qualche spicciolo. Ma nessuno mi sentirà mai cantare Anima Mia, mi fa troppo male pensare a quello che non ho più».

 

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