L’ATTACCO MISSILISTICO DEL PORTO DI ODESSA POTREBBE GIÀ METTERE IN CRISI L’ACCORDO SUL GRANO FIRMATO A ISTANBUL TRA UCRAINA E RUSSIA - COMPLICE ANCHE IL RALLENTAMENTO DELLE FORZE DI PUTIN NEL DONBASS, WASHINGTON SI PREPARA AD ACCELERARE LA FORNITURA DELLE ARMI ALLE TRUPPE DI KIEV E VALUTANO DI CONSEGNARE ANCHE DEI CACCIA, MA NON NELL'IMMEDIATO - GLI OCCIDENTALI CONDANNANO L'ATTACCO, MA I TURCHI, MEDIATORI DELL’ACCORDO, CINCISCHIANO: “I RUSSI CI HANNO DETTO CHE NON HANNO NULLA A CHE FARE CON QUESTO ATTACCO” 

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Alberto Simoni per “la Stampa”

 

La prima reazione americana quando quattro missili si abbattono su Odessa arriva dall'ambasciatrice a Kiev, Bridget A. Brink. Definisce l'attacco «oltraggioso». L'accordo sul grano sembra già in crisi anche se a Washington restano prudenti, così come lo erano stati quando venerdì c'era stata la firma. 

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Profeticamente e non senza un pizzico di pessimismo, John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, aveva positivamente accolto l'intesa ma evidenziato che «toccava ora alla Russia rispettarla e metterla in pratica». I precedenti di intese fatte e disfatte in poche ore sono molti, sostengono alcuni diplomatici Usa. La vicenda dei corridoi umanitari aperti, chiusi, bombardati nonostante intese raggiunte con la comunità internazionale, è ancora lì a far rumore. Le condanne degli occidentali all'attacco di Odessa comunque si sono susseguite.

 

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Annalena Baerbock, ministro degli Esteri tedesco, rimarca il «gesto codardo» che dimostra che «le firme sugli accordi contano poco per il momento». Da Bruxelles il capo della diplomazia europea Josep Borrell parla di mancanza totale «di rispetto per la legge internazionale e gli impegni».

La Farnesina condanna e chiede di attuare l'accordo sul grano. Liz Truss da Londra: «Impossibile fidarsi di Putin». Dal Palazzo di Vetro il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres lancia la sua «condanna inequivocabile» e ricorda che è «imperativo» far arrivare il grano al mondo.

 

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Sibillina invece la reazione dei turchi, mediatori dell'accordo di venerdì che tramite il ministro della Difesa Hulus Akar presentano la versione ucraina, ovvero che uno dei missili ha colpito un silos di grano; ma anche quella russa: «I russi ci hanno detto che non hanno nulla a che fare con questo attacco e che stanno esaminando i dati da vicino».

 

Zelensky che già 24 ore prima aveva stoppato coloro che nell'accordo vedevano un primo passo verso una tregua più larga, ha dato la sua versione: «È un modo per non implementare l'intesa sul grano», ha chiosato. Per il presidente ucraino la priorità sta sul terreno, nella controffensiva che a Kherson i suoi uomini hanno lanciato contro l'artiglieria russa. Operazione resa possibile dalle armi occidentali.

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Nelle ultime settimane c'è stata un'accelerazione da parte americana. Venerdì è arrivato lo stanziamento di 270 milioni (175 autorizzati dalla Casa Bianca, altri 95 da un piano di prelievo del Pentagono) per il sedicesimo pacchetto di armamenti: quattro lanciarazzi mobili Himars, droni fantasma Phoenix e munizioni in abbondanza. Ma nelle stanze della Difesa si parla di un ulteriore scatto. Sul tavolo c'è il tema della consegna di caccia "made in Usa" a Kiev. Lo ha confermato lo stesso Kirby parlando di «preliminari valutazioni sulla fattibilità». 

CACCIA F15 USA CACCIA F15 USA

 

Ha però sgomberato il campo da illusioni: un'eventuale consegna non avverrà subito né in tempi brevi. Ma che il dossier sia ormai dibattuto lo confermano alcune fonti al Wall Street Journal e soprattutto l'intervento che il capo della Us Air Force Charles Brown ha tenuto mercoledì a un convegno dell'Aspen in cui non ha smentito i ragionamenti su una mossa che consentirebbe di invertire l'onda della guerra, come alcune fonti vicine alla Difesa Usa sottolineano. 

 

caccia a10 warthog 3 caccia a10 warthog 3

Gli ufficiali della Difesa avrebbero scartato l'opzione di fornire F15 o F16 perché la catena logistica è complessa e la manutenzione richiede specializzazioni. Un'ipotesi è quella di garantire aerei A-10s, quelli per gli attacchi al suolo. Hanno il vantaggio di essere robusti e di facile manutenzione. Consentirebbero di agire dietro le linee nemiche, cosa che i macchinosi aerei di stampo sovietico di cui è composta la flotta ucraina non consentono.

 

 Sono tre - oltre a quello politico - gli scogli tecnici da superare: l'addestramento, i pezzi di ricambio e la manutenzione per decidere sull'invio dei caccia. A Washington - messa da parte la retorica della guerra da vincere - sono convinti che gli uomini di Putin siano vicini al massimo sforzo. Che non ha prodotto i risultati sperati.

sistemi anti missile himars sistemi anti missile himars

 

 Il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Mark Milley, ha detto che il Donbass non è perso. E dopo 90 giorni di combattimenti nelle regioni orientali, il fatto che Mosca, nonostante la soverchiante forza, non sia riuscita ad avanzare in modo così netto ha spinto gli Usa a profondere un nuovo sforzo militare.

 

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