SCAZZI ALLA SORGENTE - “ACQUA EVA” DENUNCIA “ACQUA SANT’ANNA” CON LE ACCUSE DI "TURBATA LIBERTÀ DELL’INDUSTRIA O DEL COMMERCIO" E DIFFAMAZIONE. SECONDO "EVA", L'AZIENDA CONCORRENTE SAREBBE DIETRO A UNA CAMPAGNA DI DELEGITTIMAZIONE, "COMMISSIONATA" AL SITO WWW.MERCATOALIMENTARE.NET, DOVE NEL 2018 COMPARVE UN ARTICOLO IN CUI...

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ACQUA EVA ACQUA EVA

Matteo Borgetto per www.la stampa.it

 

[...] La piccola «Acqua Eva» di Paesana, che tanto piccola non è (235 milioni di bottiglie prodotte all’anno, 36 milioni di fatturato), contro «Acqua Sant’Anna» di Vinadio, gigante europeo del mercato delle minerali con oltre 1,5 miliardi di pezzi e un volume d’affari di 320 milioni.

 

E come nel famoso racconto della Bibbia, nei guai è finito il Golia dell’alta valle Stura. Imputati in un procedimento penale in Tribunale a Cuneo, con le accuse di «turbata libertà dell’industria o del commercio» e diffamazione, sono il presidente e amministratore delegato di Fonti di Vinadio, Alberto Bertone (56 anni), il suo direttore commerciale Luca Chieri (50) insieme a Davide Moscato (26), ex dipendente di «Mia Beverage», società controllata da Acqua Sant’Anna, e di cui Bertone è amministratore unico.

 

Secondo la Procura della Repubblica di Cuneo (pm Carla Longo), i tre avrebbero utilizzato «mezzi fraudolenti per impedire o turbare l’esercizio del commercio in danno della Fonti Alta Valle Po», pubblicando sul web un articolo dal contenuto diffamatorio. Tre anni di indagini, concluse nel 2021, per una vicenda che ha dell’incredibile

 

Tutto comincia il 18 aprile 2018, quando sul sito www.mercatoalimentare.net, un nuovo portale che si occupa di cibo, bevande e aspetti nutrizionali, appare un articolo, intitolato «Inchiesta: Acqua Eva è un brand di proprietà Lidl?».

 

Al di là del punto interrogativo, nel pezzo viene «falsamente asserito - scrivono gli inquirenti - e artatamente indicato» che Fonti Alta Valle Po, titolare del marchio Acqua Eva, risulta di proprietà della catena di supermercati di origine tedesca Lidl, e che quindi «opera sul mercato, nella catena della grande distribuzione, in un regime di concorrenza sleale dovuta a conflitti di interesse».

 

In poche settimane, la notizia arriva a tutti i principali clienti dell’impresa di Paesana, all’epoca in forte crescita. Nel solo 2017, ha fatturato 25,3 milioni e prodotto 152 milioni di bottiglie. Di queste, 20.245.680 «pezzi» (valore 4.416.615 euro) sono di Acqua Eva venduta alla Coop. [...]

 

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L’effetto sul mercato è dirompente: rapporti commerciali prima compromessi, quindi azzerati con le società dei grandi magazzini, che cancellano contratti milionari. L’impresa della sorgente più alta d’Europa, ai duemila metri nel cuore del Monviso, diventa un «pària», le sue bottiglie iniziano sparire dagli scaffali. Non solo quello. Salta anche una trattativa, in fase avanzata, con la «Red Circle Investments» che fa capo allo stilista e imprenditore Renzo Rosso [...]

 

Rivoira si rivolge all’avvocato Nicola Menardo dello studio Grande Stevens di Torino, che deposita querela alla Procura di Cuneo. Partono le indagini di polizia postale, carabinieri e finanza, per individuare chi c’è dietro quel sito. A sorpresa, risulta intestato a Fernanda Baratta, classe 1937, di Montegrosso d’Asti, che però è morta nel 2011. Da successivi accertamenti, emerge che la signora aveva due nipoti.

 

Uno è Davide Moscato, torinese di Moncalieri, che si è fatto un nome con alcuni blog. Grazie a un ordine europeo di indagine della Procura di Cuneo (una sorta di rogatoria internazionale), si scopre che nel 2018 ha pagato l’apertura del portale con una carta di credito di una banca del Lussemburgo, a lui intestata, e che percepiva reddito da Mia Beverage, controllata di Acqua Sant’Anna. Il 15 giugno di quell’anno riceve una diffida dallo studio Grande Stevens e rimuove l’articolo, poi il sito scompare.

 

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Ma l’inchiesta prosegue, si allarga e, grazie alla testimonianza del giovane, nel registro degli indagati finiscono Alberto Bertone e Luca Chieri. Secondo S la Procura hanno costretto Moscato, fornendogli direttamente le informazioni da utilizzare, a predisporre il pezzo diffamatorio. Sullo sfondo, un obiettivo tutto da dimostrare, che rientra nell’impianto accusatorio: gettare discredito su Acqua Eva, impedire l’ingresso «pericoloso» della Red Circle Investments, abbatterne il mercato, portarla vicino al tracollo finanziario o comunque ridurne il valore, e infine acquisirla nel gruppo Fonti di Vinadio.

 

Insomma un «piano» calcolato [...]. A indagini in corso, con le Fonti Alta Valle Po in evidente difficoltà, Bertone avrebbe avanzato un’offerta di acquisto, rifiutata dal gruppo Rivoira.

 

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Le parti si incontreranno in Tribunale a Cuneo il 22 settembre, apertura del dibattimento, di fronte al giudice Sandro Cavallo. Per la Turbata libertà dell’industria o del commercio, rischiano fino a due anni e una multa da 103 a 1.032 euro. Per la diffamazione, le pene possono arrivare fino a 3 anni e 2.000 euro di multa. Bertone e Chieri sono assistiti dall’avvocato Michele Galasso di Torino, che non ha rilasciato dichiarazioni.

 

Il legale di Moscato è il torinese Federico Rosso: «Il mio assistito, in un’ottica di collaborazione con le parti, ha chiesto e ottenuto dalla Procura di Cuneo la sospensione del procedimento a suo carico per messa alla prova (rinuncia al processo, in cambio Moscato svolgerà lavori socialmente utili, ndr). La definizione della richiesta sarà all’apertura del dibattimento, con eventuale estinzione del reato per messa alla prova».

 

 

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