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SCOPATE E MOLTIPLICATEVI - PER FERMARE IL CALO DEMOGRAFICO, IL GOVERNO GIAPPONESE REGALA 5 MILA EURO AGLI SPOSINI UNDER 40 CON UN REDDITO INFERIORE AI 44 MILA EURO – C’È CHI DÀ LA COLPA ALLA CULTURA DEL LAVORO NEL PAESE CHE PORTA I GIOVANI A CONCENTRARSI SUL GUADAGNO. MA È ANCHE VERO CHE I MASCHI NON RINUNCIANO AI LORO HOBBY E LE FEMMINE HANNO IL TERRORE DI FARE "SACRIFICI" PER I FIGLI...

Cristian Martini Grimaldi per "La Stampa"

 

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Negli anni in cui il Giappone fremeva nel miracolo economico e moltissimi giovani dalle campagne si trasferivano in massa per lavorare nella grande metropoli, in pochi avvertivano i rischi che una società così ricca avrebbe potuto cominciare a ridursi a un ritmo quasi irreversibile. L'opulenza aveva persuaso tutti dell'idea che bastava guadagnare e il progresso sarebbe seguito come una semplice addizione aritmetica. Storditi dall'edonismo che l'epoca di vacche grasse ispirava, non ci si era posto il problema sulle conseguenze a lungo termine della riduzione delle nascite.

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Ora che ha le dimensioni di una tragedia, si va sperimentando con l'audacia della disperazione per tappare i buchi della tremenda emorragia demografica (l'anno scorso il record negativo di bambini nati, 865.000). L'ultima iniziativa del governo di Tokyo prevede di elargire una cospicua «dote» di 600 mila yen - 5 mila euro - per coprire i costi iniziali di chi sceglie di sposarsi. E questo già dal prossimo aprile. Ci sono ovviamente delle condizioni, marito e moglie dovranno arrivare con meno di 40 anni al matrimonio e avere un reddito complessivo inferiore a 5,4 milioni di yen (44 mila euro).

 

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Sono solo 281 i comuni, ovvero il 15 per cento del totale, che hanno scelto di aderire al programma, in quanto si dovranno accollare metà delle spese. Solo qualche anno fa c'era chi giurava che la grande dannazione nazionale fosse il basso numero di posti negli asili nido. Ora si riaggiusta il tiro. La reale disgrazia sarebbe il portafoglio leggero degli sposini. La natura e il numero delle proposte a raffica in questo campo la dice lunga sulla loro reale efficacia. Il '94 è stato l'anno dell'«Angel Plan», che voleva rendere l'educazione dei figli meno «stressante» offrendo consulenze alle coppie e incoraggiando i padri ad assumere un ruolo complementare nell'educazione della prole.

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Nel «New Angel Plan» sono stati previsti asili nido più economici, ma la mancanza di fondi ha impedito reali progressi. Il risultato di tanto arrovellarsi è stato il minimo storico di 1,26 nascite per donna nel 2005. Altre iniziative hanno riguardato i tentativi di ridurre la cultura del superlavoro, visto che mediamente un giapponese accumula quasi 50 ore di straordinari al mese. Ma il basso tasso di natalità è da sempre attribuito alla tendenza a sposarsi tardi. È infatti solo grazie alle coppie sposate che il Giappone può ancora sperare in una ripresa demografica, visto che una volta convolati a nozze i giapponesi mettono al mondo almeno due figli (contro un numero medio di figli per donna di 1,36).

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Eppure, se si guarda alle risposte che i maschi in età da matrimonio danno sul perché non intendano compromettersi nell'unione a vita, emergono due questioni poco sviscerate. La prima è che non vogliono rinunciare ai propri hobby (a Tokyo un maschio su tre in età da lavoro vive da solo). Se si pensa che il salario medio odierno è paradossalmente equivalente a quello degli anni '90 (3 mila euro al mese), ma ci sono di mezzo trent' anni di inflazione, si intuisce la misura dello strozzamento del potere d'acquisto. Lo stipendio è sufficiente per una vita confortevole da single, ma obbliga a moltissime rinunce se si scelgono dei figli.

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La seconda ragione che i maschi avanzano per non sposarsi è che non vedono benefici nel matrimonio. Se per esaudire i propri desideri più istintivi basta il minimo sacrificio che comporta una carriera professionale, dove sarebbe l'incentivo ad abbandonare una vita mediamente soddisfacente?

 

Forse esistono iniziative più realistiche e che andrebbero potenziate, come quella dello U Turn, ovvero la ricerca del lavoro con l'obiettivo di trovare impiego vicino alla propria «jikka», la casa di famiglia. Se infatti i sussidi sono per loro natura limitati nel tempo (il debito giapponese è già tra i più alti al mondo) quantomeno si possono limitare le spese sul lungo periodo, dunque avvicinare i figli ai genitori.

 

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Non è un caso che diverse coppie una volta avuto un figlio scelgano di ri-emigrare da Tokyo verso la casa natale. Insomma, se gli incentivi economici da soli non possono bastare, esiste l'ammortizzatore sociale più rodato al mondo: i nonni. E quelli del Sol Levante sono tra i più longevi. Con gli over 65 che ormai fanno un terzo della popolazione.

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