SIAMO “IMMUNI” AL TRACCIAMENTO - IN SEI MESI DI VITA LA APP CHE DOVEVA SALVARCI DAL CORONAVIRUS HA SEGNALATO MENO POSITIVI DEL BOLLETTINO DI UN GIORNO (CIRCA 8MILA, CONTRO GLI OLTRE DUE MILIONI REGISTRATI). LE NOTIFICHE INVIATE SONO STATE 85MILA E ANCHE I DOWNLOAD SI SONO FERMATI DOPO AVER RAGGIUNTO I DIECI MILIONI. GLI ITALIANI SI FANNO UN SACCO DI FISIME SULLA PRIVACY, MA SOLO SE NON CI SONO SOLDI IN PALIO (PER ISCRIVERSI AL CASHBACK C’ERA LA FILA…)

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Simone Pierini per www.leggo.it

 

immuni app per il coronavirus 4 immuni app per il coronavirus 4

Un impatto insignificante. I positivi segnalati in sei mesi di vita di Immuni sono inferiori al bollettino di un singolo giorno. Dal 1° giugno ad oggi, sono stati segnalati poco più di ottomila positivi contro gli oltre due milioni registrati nello stesso periodo dal ministero della Salute.

 

Meno di 85mila le notifiche inviate sugli smartphone delle persone entrate in contatto con un positivo. L'app lanciata dal governo - realizzata gratuitamente da Bending Spoons per l'Italia - doveva fornire uno strumento per evitare il diffondersi del virus: il risultato è stato un vero e proprio fallimento.

 

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E forse per questo motivo è finita nel dimenticatoio. A nulla sono serviti gli inviti a migliorare il sistema di tracciamento, andato in crisi nella seconda ondata: ormai nessuno parla più di Immuni.

 

 

A risentirne sono anche i download che dopo aver raggiunto i dieci milioni (circa il 19% della popolazione) si sono fermati. Impietoso il confronto con la Corona Warn App tedesca: oltre 24 milioni di download e 133mila positivi segnalati solo tra il 1 settembre e il 16 dicembre. Non solo: oltre cinque milioni di persone hanno inviato il risultato del loro test: positivo o negativo che fosse (una funzione che Immuni non ha).

 

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Tra i motivi del flop la scarsa digitalizzazione del Paese: tra l'80% degli italiani che non hanno scaricato l'app ci sono molti anziani e tanti cittadini che non hanno uno smartphone di ultima generazione necessario per farla funzionare. Altri (molti) sono finiti nella trappola delle fake news sui rischi legati alla privacy, paradossalmente diffuse attraverso i social (che dispongono di molti più dati sensibili).

 

C'è poi il funzionamento stesso del processo di segnalazione della positività. L'app in realtà - salvo qualche inconveniente sui dispositivi Android - funziona bene. A risultare carente è l'impianto organizzativo del sistema sanitario. Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, ha riferito di aver ricevuto «continue telefonate di persone risultate positive al virus che sono entrate in contatto con le Asl di riferimento per attivare la procedura di tracciamento prevista per Immuni ma tutto ciò non ha funzionato perché gli operatori, in molti casi, hanno risposto che non sapevano cosa fare». Più che immuni, ci siamo illusi.

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