giuseppe conte ilva

SOTTO QUESTO ARCELOR MUTO – IL GRUPPO FRANCO-INDIANO SPEGNE TUTTA L'ILVA, IL GOVERNO VA ALLA GUERRA LEGALE, IL VICE DI ZINGA, ORLANDO TUONA: “UN ATTACCO AL PAESE” – L’ESECUTIVO DA’ MANDATO AI COMMISSARI STRAORDINARI DI PRESENTARE UN RICORSO URGENTE AL TRIBUNALE DI MILANO PER BLOCCARE LO STOP DEGLI ALTIFORNI ED IL RECESSO TRA UN MESE - CHIUSO IL PRIMO IMPIANTO - IL PRESSING DEL PD SU CONTE

Paolo Baroni e Carlo Bertini per “la Stampa”

conte ilva

 

La situazione dell' Ilva sta rapidamente precipitando. ArcelorMittal ha deciso di spegnere progressivamente tutti gli altiforni e avanti di questo passo, di qui a gennaio, l' ex Ilva è destinata a morire. Per i 10.700 dipendenti di Taranto, Genova e Novi Ligure si profila il baratro.

 

Ma il governo non ci sta ed apre ufficialmente lo scontro legale dando mandato ai commissari straordinari di presentare oggi al Tribunale di Milano un ricorso cautelare urgente per bloccare l' istanza di recesso di Mittal e lo spegnimento degli impianti.

arcelor mittal

Il timing delle fermate Ieri mattina l' ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli, smentendo le notizie fatte filtrare dal governatore Emiliano, ha comunicato ai sindacati tarantini il piano delle fermate degli impianti.

 

Per primo, il 12 dicembre verrà fermato l' Altoforno 2, da mesi al centro di un contenzioso tra Tribunale di Taranto ed i commissari straordinari cui l' impianto è affidato (e sul quale per questo pende una nuova richiesta di sequestro che potrebbe scattare non a caso il 13 dicembre). Afo4 verrà invece fermato il 30 dicembre, mentre Afo1 verrà spento entro metà gennaio. Poi, tra il 26 ed il 28 novembre verrà chiuso il treno nastri 2 «per mancanza di ordini». Ed infine, una volta fermi tutti e tre gli altiforni, Arcelor prevede la fermata di agglomerato, cokerie e centrale termoelettrica.

 

arcelor mittal

«La situazione precipita» L' annuncio dello stop è stato dato quasi in contemporanea dai sindacati e dagli industriali tarantini che ieri pomeriggio erano al Mise per parlare della crisi. «Ci arrivano notizie di disimpegno e di avvio celere dello spegnimento, cosa che per quanto ci riguarda non può e non deve essere assolutamente fatto», ha dichiarato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro. «Se ancora non fosse chiaro, la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica», ha confermato a sua volta Marco Bentivogli della Fim. E da lì in poi è stato un fiume di dichiarazioni. Furlan (Cisl): «Lo spegnimento sarebbe una sciagura». Barbagallo (Uil): «No al funerale Taranto, serve continuità produttiva». Landini (Cgil): «No a esuberi. Arcelor deve rispettare l' accordo firmato».

giuseppe conte contratto ilva

 

Il pressing del Pd su Conte Per il Pd il danno di immagine è devastante, l' incertezza è massima e foriera solo di guai, specie in vista di elezioni ad alto rischio come quelle emiliane di gennaio. Dove il governo potrebbe arrivare sul banco degli imputati. Per questo il vice di Zingaretti, Andrea Orlando, fa la voce grossa. «Il governo deve impedire lo spegnimento degli impianti di Ilva.

 

Un tentativo di Mittal di distruggere la capacità produttiva dello stabilimento per rafforzare la propria posizione di mercato eliminando quote di produzione. È un attacco al Paese». Un modo per accendere i riflettori sul fatto che l' azienda sta facendo una cosa che va oltre l' annuncio di volersene andare. Perché «spegnere gli impianti significa distruggerli, per riaccenderli ci vogliono mesi e mesi e centinaia di migliaia di euro», spiega un dirigente Dem. «Dunque si può chiedere l' intervento della magistratura con una procedura d' urgenza che li obblighi a mantenere gli impianti accesi.

ARCELOR MITTAL

Se il giudice gli dà il permesso magari possono andarsene, ma non distruggere un asset».

 

La convinzione del Pd comunque è che gli indiani vogliano mollare in ogni caso. «È stata una stupidaggine votare l' emendamento Lezzi che toglieva lo scudo, perché gli è stato offerto un pretesto, ma ora è inutile rimetterlo». Mentre Conte e Patuanelli tengono in serbo questa carta se Mittal dovesse ritornare a trattare. Tra le ipotesi anche il rafforzamento dei poteri dei tre commissari o la nomina di un commissario ad acta per tutelare l' integrità dei beni aziendali.

andrea orlando

 

Fiom, Fim e Uilm avvertono che «lo spegnimento programmato degli impianti potrebbe compromettere il futuro ambientale e occupazionale» dell' ex Ilva. Oggi faranno un presidio sotto le finestre del Mise, dove è in agenda l' incontro con l' azienda e il ministro per discutere i destini dei 10.700 dipendenti presi in carico da Arcelor. E sono pronti a nuove azioni di lotta.

ARCELOR MITTAL

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…