SRI LANKA SBILENCA - I CITTADINI CINGALESI PROTESTANO DA OLTRE 60 GIORNI PER LA CRISI ECONOMICA CHE HA COLPITO IL PAESE E CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE - TRA LE CAUSE PRINCIPALI LE SCELTE DI POLITICA AGRICOLA, CHE HA VIETATO L'USO DI TUTTI I FERTILIZZANTI CHIMICI, PORTANDO A UNA PERDITA DEL 60% DEI RACCOLTI, E LA MANCANZA DI CARBURANTE ED ELETTRICITÀ - I MANIFESTANTI HANNO PRESO DI MIRA I POLITICI VICINI ALLA FAMIGLIA RAJAPAKSA, INCENDIANDO LE LORO CASE E ORGANIZZANDO CHECKPOINT VICINO ALL'AEROPORTO PER…

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Davide Arcuri per “il Messaggero”

 

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«La nostra è una rivoluzione culturale, non si può fermare». Dal 9 aprile i cancelli d'ingresso della Segreteria Presidenziale dello Sri Lanka sono occupati da centinaia di manifestanti. La richiesta è una sola: le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa.

 

Ad innescare la protesta una delle più gravi crisi economiche nella storia del Paese: «Un chilo di riso costava 100 rupie - circa 30 centesimi di euro - ora ne costa 500». Tra le cause principali la politica agricola 100% biologica che ha portato all'abolizione, da un giorno all'altro, di tutti i fertilizzanti chimici senza dare tempo agli agricoltori di adattarsi alla novità e senza fornirgli un'adeguata formazione.

 

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Il risultato è stato una perdita media dei raccolti di oltre il 60% e la successiva recessione. In tutto lo Sri Lanka manca il carburante, nei pochi distributori rimasti aperti le persone aspettano in coda anche tre giorni per un pieno di gasolio. Le interruzioni di corrente elettrica sono continue durante la giornata e possono durare fino a cinque ore. Il gas propano per cucinare è esaurito, mentre alcuni medicinali essenziali iniziano a scarseggiare.

 

LE TENDE

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Centinaia di tende affollano il grande parco Galle Face sotto i grattacieli simbolo della finanza srilankese. Fernando vive qui da 50 giorni: «Venite, vi mostro la mia tenda». Il Gota Go Gama è un vero e proprio villaggio organizzato con una biblioteca, un cinema e addirittura una scuola: una protesta artistica fatta di canti, balli, pittura ed eventi culturali. «Hanno venduto il nostro Paese e i nostri diritti - spiega Fernando - Tutto questo non è accettabile in uno stato libero e democratico».

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Al centro delle contestazioni non c'è solo il presidente Gotabaya ma tutta la famiglia Rajapaksa, magnati srilankesi colpevoli, secondo i manifestanti, di aver pensato per anni solo ai propri interessi e aver portato il Paese al default attraverso una corruzione dilagante. A farne le spese per primo è stato Mahinda Rajapaksa, fratello del presidente ed ex primo ministro, costretto alle dimissioni dopo gli scontri del 9 maggio scorso che sono costati la vita a otto persone.

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«Stavamo portando avanti la nostra protesta pacifica - racconta Charlie - quando un gruppo di simpatizzanti per il governo è arrivato armato di bastoni e coltelli». Il volto di questa giovane ragazza è ancora terrorizzato mentre ci mostra il braccio ingessato e le ferite da taglio. «Hanno iniziato a dare fuoco alle nostre tende e a colpire le persone senza ritegno». Al termine degli scontri si conteranno otto morti e oltre 240 feriti. Nessun arresto, nessun fermato.

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LA RABBIA

La rabbia dei contestatori esplode in tutto il Paese. Vengono prese di mira le case di ministri e politici vicini alla famiglia Rajapaksa, oltre 40 verranno date alle fiamme. Vicino all'aeroporto vengono organizzati checkpoint dei dimostranti: vogliono assicurarsi che nessun politico si dia alla fuga. A fine giornata il premier Mahinda Rajapaksa sarà costretto a dimettersi, servirà l'intervento delle forze speciali per salvarlo dal linciaggio.

 

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 Pochi giorni dopo, il 20 maggio, in concomitanza con il pagamento di una rata del debito pubblico, viene ufficializzato il default finanziario dello Sri Lanka: è la prima volta nella sua storia dall'indipendenza. Le trattative con il Fondo Monetario Internazionale per ridiscutere gli accordi sul debito sono alle prime battute, mentre nel paese reale l'inflazione ha già raggiunto picchi del 30% e il valore della rupia rispetto al dollaro si è dimezzato nel giro di tre mesi. Le persone esasperate continuano la loro protesta ad oltranza: sabato scorso la polizia è dovuta intervenire con il gas lacrimogeno per scongiurare il tentativo dei manifestanti di occupare la Banca centrale dello Sri Lanka.

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