noventa padovana freddy sorgato debora manuela cacco isabella noventa

LA STORIA DEL “TRIO DIABOLICO DI NOVENTA PADOVANA” - NEL 2016 IL CAMIONISTA FREDDY SORGATO, LA SORELLA DEBORA E LA TABACCAIA MANUELA CACCO UCCISERO E FECERO SPARIRE IL CORPO (MAI PIU’ TROVATO) DI ISABELLA NOVENTA - LE GELOSIE RECIPROCHE, I TRIANGOLI AMOROSI, I TENTATIVI DI DEPISTAGGIO, LA BALLA DEL GIOCO EROTICO FINITO MALE - LA STORIA RICOSTRUITA DA NUZZI

Gianluigi Nuzzi per “Specchio - la Stampa”

 

la villa di noventa padovana

Paolo che entra nella villetta, si avvia lentamente verso l'ampia cucina ben accessoriata, si volta, lo sguardo insiste sul capotavola. Proprio lì, in quel metro quadrato, è stata ammazzata sua sorella Isabella Noventa, segretaria irreprensibile, la notte del 15 gennaio 2016. Aveva trascorso la serata in compagnia del fidanzato, il camionista Freddy Sorgato, una pizza all'"Est est est" di Albignasego per poi tornare a casa dell'uomo e finire vittima di quello che è stato additato come il "trio diabolico di Noventa Padovana", formato appunto da Freddy, dalla sorella Debora e dalla tabaccaia Manuela Cacco.

 

isabella noventa

DIETRO LA PORTA

Sono passati quattro anni e il fratello Paolo andrà dunque sulla scena del crimine, non per chissà quale macabro spirito voyeristico ma semplicemente perché quella casa adesso è diventata sua. «Al solo pensiero di entrarci - confida - mi viene male». Ma dopo le condanne definitive per i fratelli Sorgato a trent'anni, e a 16 anni e dieci mesi per la complice Cacco, la giustizia, in un'inesorabile legge del contrappasso, gli ha assegnato a risarcimento dell'omicidio della sorella, proprio la villa dove si è consumato il delitto. E così dai 900 mila euro di provvisionale, stabilita dai giudici per il ristoro economico all'assassinio, Paolo e la moglie hanno ricevuto questa ordinata proprietà con giardino, protetta da un'alta siepe, dal valore stimato dal perito in 341 mila euro.

 

manuela cacco freddy sorgato debora sorgato

Così non è difficile immaginare questa situazione agghiacciante che si avvererà tra qualche giorno, appena ottenute le chiavi. Al fratello tornerà alla memoria l'abrasivo racconto che la Cacco aveva fatto il 25 febbraio 2016 dell'assassinio: «... è stata Debora che in modo tranquillo, quasi come se stesse raccontando una cosa di cui si vantasse, a dirmi che quella sera lei si era nascosta in casa, al piano superiore, in attesa che Freddy facesse ritorno a casa con Isabella. Quando i due si trovavano già in cucina era scesa e aveva subito affrontato a muso duro Isabella. ... Mi ha detto che dopo avere visto un sorriso ironico sul volto di Isabella l'ha colpita sulla fronte con una mazzetta (questa la parola usata da Debora relativamente allo strumento utilizzato) che aveva in mano. Il primo colpo mi sembra di ricordare che lo avrebbe dato mentre la Noventa era seduta su una delle sedie della cucina... A quel punto la Noventa ha piegato la testa portandosi le mani sulla fronte, alzandosi in piedi e la Debora ha detto di averla colpita una seconda volta sulla testa (...) e di avere preso subito un sacco nero del tipo di quelli per immondizie infilandoglielo in testa per poi strozzarla con una corda...».

manuela cacco

 

Subito dopo, il corpo della povera donna è stato caricato per essere abbandonato forse nel fiume, al fine di renderlo, ad oggi, introvabile. La tragedia nella tragedia Infatti, i tre assassini si sono sempre sottratti alla pietà di fare ritrovare le spoglie di Isabella, di permettere ai parenti di raccogliersi e pregare la defunta davanti alla tomba.

 

La scelta ha contribuito a creare altro dolore e altri morti. A nulla sono valsi gli appelli disperati a Quartogrado di Ofelia Rampazzo, 87 anni, mamma di Isabella, sfiancata dalla disperazione e stroncata da un tumore nel gennaio 2020. «È mancato - osserva Stefania Lazzaro, difensore dei parenti di Isabella - un briciolo di umanità, gli assassini hanno eretto un muro di silenzio di fronte a un danno immane».

freddy sorgato

 

A nulla sono valse le lacrime e la rabbia dei familiari del valoroso poliziotto Rosario Sanarico, sub in forza al centro nautico sommozzatori di La Spezia, rimasto incastrato e morto sott'acqua proprio durante le ricerche di Isabella alle chiuse di Stra, vicino a Venezia nel febbraio del 2016. Era stato Freddy il 18 febbraio 2016 a indicare «con una certa approssimazione - scrivono i giudici d'Appello - il tratto d'argine del fiume Brenta in cui avrebbe gettato, dopo averlo caricato sulla Fiat Punto, il corpo di Isabella, individuato nell'ultimo tratto del fiume, prima dell'intersezione con il fiume Piovegro».

 

Durante il sopralluogo il pubblico ministero Giorgio Falcone lo incalza per trovare Isabella con questo dialogo tratto dall'audio originale: Pm: «Cosa ha messo come zavorra?» Sorgato: «Mi sembra di ricordarmi pietre...» Pm: «Cosa pietre?». Sorgato: «Mi sembra di ricordarmi pietre, qualcosa...».

isabella noventa

 

Pm: «Ma dove l'ha trovata qua la pietra?». Sorgato: «Non ricordo se l'avessi a casa... se l'avevo a casa e o se l'ho trovata qua... già era buio... l'agitazione...». Un piano per depistare In realtà, la notte dell'omicidio il trio diabolico agisce in modo freddo, geometrico, e ai loro stessi occhi perfetto con una serie di alibi reciproci. Freddy racconterà agli inquirenti di esser tornato a casa sua con Isabella dopo la pizzeria, di aver fatto sesso per poi accompagnare la vittima in centro a Padova.

 

Da quel momento non l'avrebbe più vista. Sarebbe quindi rientrato nella propria abitazione per essere raggiunto dall'amica Manuela Cacco con la quale andarono a ballare al Relax club di Padova fino a notte fonda. Le telecamere in centro a Padova inquadrano una donna con un giubbotto bianco che cammina sotto i portici. Sembra la conferma dell'alibi di Sorgato. Peccato che la polizia non si ferma alle apparenze. Verifica che il giubbotto sia sì proprio quello che indossava Isabella Noventa quella sera, ma a portarlo non è lei. È Manuela Cacco.

 

manuela cacco

«Mi sono prestata - confessa - per fare un favore ad un amico con la A maiuscola. Quindi ho indossato il giubbotto bianco...», dopo esser stata accompagnata dall'uomo in centro e di lì riportata a casa dalla sorella Debora Sorgato. Una sceneggiata per depistare gli inquirenti. Quando lo scudo difensivo si incrina, Freddy Sorgato gioca il tutto per tutto.

 

E spara una balla che si porterà dietro per sempre: sostiene che è deceduta per soffocamento, durante un rapporto sessuale estremo. Insomma, un incidente durante un gioco erotico. Peccato che nella villetta non è stato mai ritrovato nulla che poteva solo far immaginare la passione per questo tipo di pratiche.

debora sorgato

 

Freddy giura di avere gettato il corpo di Isabella nel Brenta e di aver agito da solo, senza l'aiuto di nessuno. Freddy spera così di trasformare l'assassinio nel più leggero omicidio colposo, come in modo sprovveduto si lascia scappare in diverse conversazioni intercettate: «Sto cercando di portare tutto quanto da omicidio premeditato a omicidio colposo... perché ti cambia tutto... risarcimento... anni di galera, tutto... ti cambia tutto...! Cambia da così a così, da così a così...».

 

E con gli amici in visita in carcere: «Guarda che non ho mica accoppato nessuno, si è arrangiata tutto da sola... Io l'ho solo buttata via (ride)... eh ho preso paura ragazzi... è facile... adesso appunto mi viene da ridere perché no... guarda che... mi stavo facendo una trombata... e tutto quanto eccetera (ride)». Ma nessun inquirente abbocca. Anzi, i giudici chiosano: «È molto singolare il fatto che dopo il decesso della donna, descritto come accidentale, Sorgato abbia deciso di trascorrere la notte a ballare al Relax senza alcun patema d'animo per la tragica perdita della donna con cui intratteneva una relazione sentimentale». Più che accidentale, è anche questo semplicemente agghiacciante.

 

paolo noventa

LE RADICI DELL'ODIO

E il motivo di tanta violenza, durezza, è l'odio immenso, coltivato giorno dopo giorno per mesi, anni dal trio diabolico contro Isabella. Quest'ultima era l'intralcio per raggiungere la felicità sentimentale della Cacco che provava un sentimento assorbente, quasi patologico, nei confronti di Freddy, amante conteso.

 

Tanto che la Cacco scriveva a Sorgato: «È meglio che tu decida o me o lei...Io non ce la faccio più. Sto crollando. Tieniti lei è auguri figli maschi... La odio con tutta me stessa...Quella presa per il culo sono io. Io non ho mai contato più di tanto. Sei ritornato da lei... il suo zerbino è tornato...Caduto nella rete cornuto e mazziato deriso e felice e contento... Ti va di stare con lei... Lei è donna (...) ha fascino (...) Tutte qualità che io purtroppo come lei non le ho. Mi spiace. Tienitela pure stretta...».

 

E agli inquirenti: «Lei con lui era cattiva come il colera e lo trattava come uno zerbino. Lui è persona che a letto è dolce e passionale. Quanto alla possibilità che lui si sentisse sfruttato dal punto di vista sessuale, cioè usato tipo toy boy, posso dire che questo è successo in una certa fase del loro rapporto e che di questo lui si era lamentato in passato».

la villetta di noventa padovana

 

Tanto da costituire il movente di Freddy, mosso sia dalla frustrazione di sentirsi usato dalla donna come gioco sessuale, sia dalla gelosia che lo porta a ingaggiare più volte un investigatore privato. Infine, Debora che vede nella Noventa una pericolosa ipoteca ai beni di famiglia, tale da poter compromettere l'avvenire del proprio figlio.

 

Insomma, una centrifuga omicida progressiva, tre moventi che mai avrebbero spinto «il singolo alla pianificazione e alla realizzazione di una tale delitto efferato - osservano i magistrati d'Appello - se non come pura elaborazione di fantasia».

 

Invece, si ha «l'ulteriore passaggio della condivisione di quel sentimento di avversione e insofferenza verso la Noventa, finendo per tramutarsi in un movente in qualche modo collettivo. In tal senso, si spiega anche l'emersione di un desiderio di soppressione della donna come momento di condivisione del gruppo, di collante che li accomunava e insieme di prefigurazione egoistica del senso di liberazione che ne sarebbe derivato, con un crescendo di pathos e complicità».

             

 

isabella noventa

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