congo

STREGONI, BAMBINI-SOLDATO, TAGLIAGOLE IN GUERRA PER COLTAN E ORO: L'INFERNO DEL CONGO RACCONTATO DA DOMENICO QUIRICO - "NESSUNO DI COLORO CHE SPARANO È QUELLO CHE DICE DI ESSERE. I RIVOLUZIONARI E I RIBELLI SONO BANDITI, I GOVERNATIVI INDOSSANO UNIFORMI MA SI BATTONO PER IL BOTTINO E DONNE DA VIOLENTARE. E I SOLDATI DELL’ONU? LA PIÙ GRANDE E FALLIMENTARE OPERAZIONE DI PACE DELLA STORIA, VENTIMILA UOMINI, UN MILIARDO DI DOLLARI L’ANNO PER UNA PACE CHE NON C’È" - POZIONI MAGICHE, UN CENTINAIO DI GRUPPI ARMATI, MINIERE, SCHIAVI, PROFUGHI, FORESTE E L'ODIO TRA HUTU E TUTSI

QUIRICO

Domenico Quirico per "la Stampa"

 

La foresta nel Kivu è così fitta che sembra un muro. È bella da ferirti gli occhi. E terribile al punto che può uccidere. Ciascuno si sente piccolo, qui, precipitato in una terra che non pare fatta per gli uomini. Dove la lotta per sopravvivere è così continua, sfiancante, ossessiva che non ti lascia pensare ad altro. Tutto ti può uccidere: un serpente, ebola e mille altre malattie subdole e feroci, un altro uomo.

CONGO - LA MISSIONE ONU

 

Ecco: gli uomini, i protagonisti della eterna «grande guerra d’Africa» nell’est del Congo, lunga, atroce, macchiata di frode e di crudeltà, dove nessuno di coloro che sparano è quello che dice di essere. I rivoluzionari e i ribelli sono in realtà banditi, i governativi indossano uniformi ma si battono non per la paga che nessuno gli dà ma, anche loro, per il bottino, le donne da violentare.

 

CONGO - LA MORTE DI LUCA ATTANASIO E VITTORIO IACOVACCI

E i soldati dell’Onu, la più grande e fallimentare operazione di pace della storia, ventimila uomini, un miliardo di dollari l’anno? Da vent’anni sono lì, frustrati spettatori di una pace metafisica che non c’è, caschi blu arruolati in Paesi ancor più poveri di questo, mercenari della miseria. Arrivi a Goma e ti accorgi che ci sono due mondi, il mondo del giorno dove comandano i funzionari del remotissimo governo di Kinshasa, i soldati, i caschi blu. E poi c’è il mondo della notte dove incontri gli altri. Gli ultimi arrivati sono quelli affiliati al Califfato, il «Gruppo armato delle forze democratiche alleate».

 

fdlr foca forze democratiche per la liberazione del ruanda

Sono tagliagole nati in Uganda ma qui hanno trovato un eldorado senza legge e proclamato la nascita della «provincia islamica dell’Africa centrale». Chissà: ci sono tante ricchezze da rubare che potrebbe davvero esser questa, la zona dei grandi laghi, il tesoro delle future guerre sante. Questo è un luogo pieno di crudeltà, loro ci stanno benissimo.

 

Poi ci sono i ribelli delle tribù che non riconoscono il governo centrale. E i killer bambini dell’Esercito del signore, che cacciato dall’Uganda è sconfinato in Congo. Nei villaggi dell’alto Huelè non c’è giorno in cui bambini e bambine non vengano rapiti, trasformati in schiave sessuali e in combattenti, spie, portatori. Li marchiano sulla fronte, sul dorso e sul petto con croci disegnate con olio di karité, che i miliziani acholi chiamano «moo-ya» e dicono sia una pianta sacra.

CONGO - ABITANTI DEL VILLAGGIO DI KIBUMBA

 

E poi ci sono milizie comandate da stregoni che promettono l’invulnerabilità con pozioni magiche e gris gris, e le bande degli antichi massacratori hutu del genocidio ruandese degli Anni novanta. Sono sfuggiti alla vendetta dei tutsi rifugiandosi nelle foreste del Kivu e si sono trasformati in una armata di spiriti, avida e feroce. E poi piccoli signori della guerra, imprenditori di milizie che le affittano per difendere le miniere, saccheggiare, offrire protezione: la guerra business, la guerra che nessuno racconta perché è un romanzo criminale. Qualcuno ha provato a contarli: dicono che i gruppi armati siano almeno un centinaio.

 

fdlr foca forze democratiche per la liberazione del ruanda 1

LA LOTTA PER I METALLI

Sono uomini cenciosi ma con i kalashnikov, particolare che fa la differenza tra padrone e vittima, tra uomo e insetto da schiacciare. Come ieri nell’agguato al convoglio dell’ambasciatore italiano emergono dalle foreste, occupano un villaggio, saccheggiano una miniera, attaccano soldati malvestiti, affamati, che si trascinano dietro, come nomadi, famiglie e bestie. Le guerre nel Kivu hanno nomi misteriosi, legati non alla geopolitica ma alla tavola di Mendeleev: il coltan, l’oro, il tungsteno.

 

ATTACCO IN CONGO CONTRO AMBASCIATORE ITALIANO LUCA ATTANASIO

Chi ricorda che arrivano dal Congo marchiati da delitti, sfruttamento, schiavitù, disperazione? Il tantalio: un metallo che resiste alla corrosione, ad esempio. Lo scavano in queste foreste da cui sono balzati fuori i killer dell’ambasciatore, lo scavano uomini e bambini con la vanga, le mani impastate di fango e di sudore. Tante piccole mani distruggono la foresta per cercarlo.

 

Uomini armati li controllano, pronti a sparare. Il padrone della concessione, con un satellitare, tratta forniture, contratti, conti in banca e le tangenti per i funzionari e i ministri del governo. Paga la gente della notte, perché eliminino i concorrenti, diano la caccia agli schiavi che hanno tentato la fuga. E la cassiterite? La avete mai sentita nominare? Esiste, serve per saldare e per le leghe speciali: si nasconde in questa terra nera come sangue raggrumato.

ribelli congo 1

 

I PRESIDENTI KABILA

Qui tutti sono dei sopravvissuti a ultradecennali macelli. Anime timorose e fragili, figli innocenti della guerra, della paura, dell’esilio e della fame. Sopravvissuti fuggendo camminando urlando di dolore e di paura, invocando pietà in mille dialetti. Sono ancora vivi. Non li hanno uccisi le angherie iperboliche di Mobutu, il Grande Furfante, che aveva messo fuori legge il Natale e le cravatte.

 

ribelli congo

Possono raccontare di quando arrivarono le folle di hutu ruandesi braccati dalla vendetta dei tutsi e una parte di loro, quelli armati, gli artigiani del genocidio, non chiedeva pietà ma esigeva terre e denaro. Non li hanno ammazzati i soldati dei due Kabila presidenti, il padre rivoluzionario contrabbandiere che riuscì a disgustare anche un fragile Che Guevara spedito per punizione in Congo, e il figlio, presidente-padrone della nuova generazione dei despoti africani.

A GUARDIA DELLA MINIERA DI COLTAN IN CONGO

 

E poi possono rievocare i tempi del pittoresco generale Nkunda che su ordine dei ruandesi doveva diventare signore per procura del Kivu. Piaceva ai giornalisti occidentali che sudavano nella foresta per raggiungerlo e descrivere la sua divisa immacolata, il ghigno arrogante. Durò poco.

 

I suoi padroni di kigali lo vendettero per un accordo con Kabila. Le donne sono sopravvissute alle violenze di tutte le milizie di passaggio, sono vive, forse è giusto cercare di dimenticare, i bambini sguazzano nel fango e tra i rifiuti, vestiti di stracci, anche loro sono vivi, sfuggiti all’arruolamento in qualche armata di fantasmi. Quando la guerra si infiamma tutti sono pronti, caricano sulla schiena il basto formato dalle poche cose sfuggite ai saccheggi e si mettono in marcia, pazienti, dimessi. Bisogna nascondersi nel fastoso fittume di foreste di acqua e di nuvole accaldate e basse che assiste indifferente alle tragedie. Paccottiglia umana per la cui difesa nessuno mai sparerà una pallottola.

JOSEPH KABILA

 

Le bandiere nere sono ormai sulle sponde dei grandi laghi, ribattezzata «provincia dell’Africa centrale», crocevia delle guerre eterne per rame, uranio, coltan, dei feroci conflitti tribali. Il «Gruppo armato delle forze democratiche alleate», nato in Uganda e ora alleatosi al Califfato, colpisce nel Kivu, in Congo. Queste terre ricche di minerali e politicamente fragili saranno l’eldorado del terrorismo mondiale.

COLTAN ESTRATTO NELLE MINIERE DEL CONGOMINIERA DI COLTANfdlr foca forze democratiche per la liberazione del ruanda 2

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)